La Sanità Pubblica in mano ai privati

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Il caso del CUP Piemonte è un caso emblematico di un servizio nato nell’epoca della giunta Bresso per dare una prima risposta “sperimentale” alle lunghe liste di attesa sulle prestazioni sanitarie (prenotazioni esami e visite) che si è rivelato sorprendentemente efficace nei primi tempi di gestione pubblica, tanto da diventare progressivamente “fondamentale” per tutta la Regione Piemonte.
Purtroppo questo servizio oggi “essenziale” è velocemente passato dalla gestione diretta dell’ex-Asl To 2 di via S.Secondo (oggi Asl Città di Torino) ad una messa in appalto, esposta a tutti i difetti e i rischi tipici della gestione privata, con scarsi investimenti sull’innovazione di processo, nelle tecnologie, nella formazione, nella sicurezza e, in particolare, nella giusta remunerazione del personale.

Abbiamo per questo voluto intervistare Luigi Romeo, delegato della Cgil del gruppo di lavoratori che opera in questo servizio, per farci raccontare cosa significhi oggi lavorare nel privato per il pubblico, specialmente all’interno del Servizio Sanitario Nazionale.
L’intenzione è di far parlare direttamente questi lavoratori operanti all’interno del SSR spesso dimenticati, invisibili, in quanto dipendenti privati, quindi non dipendenti pubblici, ma sempre più “essenziali”.

Da quando esiste il vostro servizio di CUP Piemonte? Mi spieghi brevemente quando e come siete nati per assolvere a quale domanda sanitaria?

Il servizio Cup Piemonte ebbe il suo inizio nel lontano 2006 conosciuto come Sovracup, gestiva le prenotazioni di esami e visite specialistiche per la città di Torino e i servizi di “Prevenzione Serena” e vaccinazioni.
Per qualche tempo veniva gestito dal personale interno, ma con l’aumentare delle telefonate la allora Asl To1 che gestiva il servizio, per rispondere alle diverse richieste della cittadinanza, assunse tramite agenzia interinale del nuovo personale.
Il servizio prese così sempre più consensi, perché riusciva realmente ad abbattere le liste di attesa e le lunghe code agli sportelli e offriva un vera e propria assistenza alla cittadinanza.

Mi spieghi ìl vostro servizio in cifre (numero di chiamate, per servizi, la durata media delle chiamate, quante domande soddisfatte e quante no, ecc.)

Le chiamate giornaliere ricevute sono superiori alle 6 mila con una media a telefonata di circa 2m 50s , a oggi purtroppo non so quantificare con precisione quali siano realmente le chiamate soddisfatte e quelle perse, ma una cosa è certa il Cup Piemonte cosi com’è stato pensato, non sta rispondendo a pieno ai parametri previsti dal bando.
Il problema è che chi ha scritto il bando non ha a mio avviso la piena conoscenza di che cosa sia un CUP, unificarlo è stato un gravissimo errore, la conoscenza del territorio è fondamentale per chi svolge questo lavoro mentre cosi l’operatore che risponde da Torino o da Novara, si limita spesso e per una logica di tempo e quindi di profitto da parte dell’azienda privata che lo gestisce, a proporre una data senza conoscere appunto ne il territorio e ne le specifiche dinamiche che hanno ciascuna ASL o ASO.

Qual’è la differenza fra la vostra paga (magari oraria) da precari a dipendenti di un azienda in appalto?

Dal 2006 al 2010 il personale in aggiunta era assunto tramite contratti di somministrazione quindi con lo stesso CCNL del personale interno all’Asl, con una paga oraria di ca. 9 euro. Dal luglio 2010 il call_center è stato “esternalizzato” e tutta la forza lavoro somministrata si è ritrovata con un CCNL applicato diverso, peggiorativo: il “famoso” Contratto Nazionale del Multiservizi, cioè dei servizi accessori delle imprese pubbliche e private, oggi ormai scaduto da più di 7 anni, un contratto che a parità di mansioni ha una paga oraria di ca.7 euro.

Com’è cambiato il vostro lavoro da un impresa all’altra?

Dal 2010 al 2019 la nostra vita lavorativa è cambiata non in termini di mansioni ma in termini di qualità: stipendi puntualmente in ritardo, fino ad arrivare al fallimento dell’azienda, con tutte le conseguenze del caso tra cui anche l’inefficienza del servizio stesso.

Il servizio si è sempre più ampliato. Quanti dipendenti siete oggi e comesiete distribuiti?

Dal 2020 e in estremo ritardo parte ufficialmente il CUP UNICO, un nuovo servizio che permette al cittadino piemontese di prenotare su tutto il territorio regionale.
Attualmente la forza lavoro impiegata supera tra Torino e Novara più di 100 persone tra interni all’azienda privata e Agenzia Interinale. Un numero che comunque non soddisfa la domanda, ma perché è impensabile poter gestire con un unico CUP la migliaia di telefonate e le diverse complessità dovute appunto alle infinte combinazioni e note interne che ogni ASL o ASO ha nei diversi territori, a mio avviso dovevano potenziare i vari cup territoriali già esistenti.

Quale è la vertenza per la quale oggi siete in stato di agitazione?

Come Cgil Filcams abbiamo concluso da poco una vertenza dovuta al fallimento dell’Azienda che gestiva il servizio. Ci siamo ritrovati da un passaggio di ramo di azienda con tutte le garanzie previste, ad un fallimento.
Abbiamo subito proclamato uno sciopero e chiesto un tavolo con l’Assessorato alla Sanità, dove chiedevamo il pagamento in surroga di tutte le spettanze dovute, ma essendo l’azienda in procedura fallimentare per concordato preventivo, la surroga da parte dell’Asl non si poteva applicare come previsto dalla normativa sugli appalti, siamo comunque riusciti ad ottenere tutte le spettanze previste dal fondo di garanzia.
Non nego però l’enorme difficoltà riscontrata in questa difficile vertenza, cioè la mancanza di una CGIL COLLETTIVA, un servizio così strategico è importante lasciato nelle mani di una sola categoria che da sola comunque è riuscita a mantenere in un cambio appalto l’anzianità di settore, fondamentale sia per un ritorno economico e sia in caso di licenziamento illegittimo.

Quali sono le difficoltà sindacali incontrate in questa vertenza?

Le stesse mancanze che sto riscontrando ancora oggi, dopo le ultime dichiarazioni da parte dell’assessore Icardi sulla possibilità di delocalizzare un parte del servizio in Albania.
Un servizio già dato in gestione ad un privato che per definizione ha una logica di solo profitto, basti pensare che la gara del CUP UNICO è stata vinta inserendo come “ migliorie” il tempo medio di una telefonata di 2 minuti e l’estensione del servizio da lunedì alla Domenica dalla 8:00 alle 20.00. Anche questa volta ci siamo ritrovati da soli, ma ovviamente come categoria abbiamo subito reso pubblico il nostro disaccordo e proposto una soluzione, cioè quella di togliere la Domenica e il sabato solo mezza giornata, in quanto gli esami e le visite specialistiche in queste 2 giornate non vengono ne prescritte e ne erogate dal SSN, potenziando cosi la forza lavoro impiegata in queste giornate nelle altre.

Quali prospettive ed obiettivi vi date come lavoratori e delegati rispetto al futuro?

Come delegati stiamo cercando di coordinarci con gli altri delegati dei vari CUP nazionali al fine di poter unire le nostre esperienze per rendere pubblica la nostra battaglia, che abbia come fine sia il riconoscimento di un CCNL di settore e sia quella di denunciare l’importanza che questo settore ha per il Servizio Sanitario Nazione e come tale chiediamo che debba ritornare ad essere interamente gestito, anche sotto forma di società in House, dallo Stato perché mai come oggi c’è bisogno di più Stato, altrimenti servizi pubblici come questo e non solo, saranno solo un mezzo per contrabbandare manodopera.

Durante questo periodo di emergenza epidemica vi sono state delle evidenti ricadute negative sulle erogazioni di prestazioni sanitarie pubbliche. Dal vostro speciale osservatorio cosa avete potuto constatare, quali disservizi, quali difficoltà nel SSR e pure quali ricadute sul vostro lavoro?

Nel periodo del lockdown le prenotazioni non urgenti sono state tutte bloccate, di conseguenza c’è stato un forte calo delle telefonate. Come organizzazione sindacale abbiamo subito chiesto di sospendere la giornata lavorativa domenicale così da ridurre gli spostamenti della forza lavoro. La proposta è stata accolta. Per questo periodo l’azienda ci ha messo poi con gli ammortizzatori sociali (FIS) anticipando direttamente lei la cassa.
Con la ripresa abbiamo visto delle pesanti ricadute sul SSN in quanto molte prenotazioni non eseguite non sono state ricandalizzate, anzi ad oggi molte prestazioni ordinarie già prenotate per il mese di ottobre e novembre risultano sospese in attesa di nuove date, con fortissimi disagi per l’utenza.

Redazione Lavoro e Salute

Intervista pubblicata sul numero di ottobre di Lavoro e Salute

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