La sicurezza nel mondo della precarietà di oggi

In versione interattiva https://www.blog-lavoroesalute.org/lavoro-e-salute-ottobre-2022/

PDF http://www.lavoroesalute.org/

Da un punto di vista socio-economico il lavoro è quell’attività che non è fine a sé stessa ma che tende al raggiungimento di una utilità. Conseguentemente il lavoro, se da una parte apre delle prospettive economiche ai singoli e alle comunità, dall’altra parte alcune categorie di lavori hanno da sempre una forte esposizione ad infortuni o incidenti mortali. Ciò sollecita la società civile ad interrogarsi su come contrastare tali fenomeni. Per fare un’analisi più attenta bisogna avviare un’indagine sociologica sul modo in cui le comunità, di fronte a tali eventi, elaborano il lutto per la perdita di vite umane, al di là degli obbiettivi economici.

Nella nostra società accadono perdite di vite umane che ci toccano profondamente.
In questa strana estate del 2022, ci sono stati fatti luttuosi nel mondo del lavoro che hanno suscitato
emozione e indignazione.
Tutto questo sembra essere già passato, come se lo scorrere del tempo non ci consentisse di elaborare le circostanze in cui tali episodi avvengono. Oppure semplicemente accade che non essendo noi coinvolti direttamente, gli eventi provocano la rabbia di un momento, è spesso finiscono per essere dimenticate.

Sono avvenute tragedie in questi giorni che dovrebbero indignare un paese, fare aprire una discussione su queste circostanze, ma tutto viene travolto dall’emergenza della giornata.
Di lavoro si vive, non si deve morire. E’ con queste parole che noi dobbiamo impegnare le migliori energie sociali e politiche del paese. Solo attraverso un lavoro sicuro e non precario potremmo dare attuazione piena ai principi costituzionali che tutelano il lavoro e la salute.
Tra i tanti fatti di queste ultime settimane il lutto che già sembra essere assorbito dall’opinione pubblica è la morte di Giuliano studente diciottenne morto in un’azienda del veneziano, aveva iniziato da quattro giorni la propria esperienza lavorativa con uno stage di alternanza scuola-lavoro ed è stato travolto da una lastra di ferro scivolata da un cavalletto.

Un susseguirsi di eventi tragici che riguardano troppo spesso i giovani e i dati del 2022 sono allarmanti. Come non ricordare Lorenzo, sempre di diciotto anni che era al suo ultimo giorno di stage nell’ambito dei progetti di alternanza scuola–lavoro in un’azienda del Friuli.
A questo punto non servono più parole indignate, bisogna agire. I numeri complessivi degli incidenti mortali per fasce di età degli ultimi quattro anni sono allarmanti. Gli Osservatori che si occupano di Sicurezza sul Lavoro ci dicono che le fasce maggiormente colpite sono gli over 65 ed i giovanissimi (la fascia che va tra i 15-24 anni). Sono purtroppo sempre più spesso i giovani che scontano l’incidenza maggiore nel totale delle denunce di infortunio.
I dati INAIL parlano di un aumento del 41,1% di casi nel 2022 rispetto al 2021, in netto aumento anche gli infortuni in itinere. L’unico fatto che inverte la rotta riguarda i casi di denunce di infortunio sul lavoro con esito mortale.

I numeri evidenziati vanno a fotografare una realtà amara: gli infortuni sul lavoro colpiscono maggiormente quelle fasce di lavoratori con contratti precari. Il precariato, in particolare alcune tipologie di contratti come quelli a tempo determinato,rappresenta il campo con maggiori rischi. In realtà, leggendo i dati ISTAT non emerge con chiarezza a quali categorie contrattuali queste fasce di lavoratori appartengano.
L’esperienza ci insegna che un lavoratore con contratto a tempo indeterminato non solo può usufruire di maggiore formazione e informazione preventiva per evitare infortuni sui luoghi di lavoro, ma lo stesso conosce con il tempo le condizioni oggettive che gli consentono di evitare possibili infortuni anche accidentali. L’esperienza lavorativa e la continuità della mansione contribuisce ad abbassare la soglia degli incidenti. In senso contrario, c’è da chiedersi se la stessa cosa avvenga nei contratti precari. In questo caso un legislatore attento prova a contribuire con norme specifiche a dare risposte per abbassare la soglia di rischio.

Lo Stato deve affiancarsi alle aziende che spesso hanno la necessità di assumere lavoratori con contratti di durata temporanea. Bisogna creare le condizioni per categorie di mansioni e fare formazione in materia di sicurezza anche a tutti i lavoratori che risultano iscritti presso i Centri per l’Impiego.
Si deve riportare l’interesse pubblico al centro del variegato e complesso mondo del lavoro .
Un esempio su tutti è la platea degli inattivi, pari oggi al 34,5% della forza lavoro (dati ISTAT mese di giugno 2022). Questo ci deve far ragionare nel caso in cui una parte di questi lavoratori si andranno potenzialmente a collocare nel mondo del lavoro. Dove attingeranno l’esperienza giusta per poter abbassare la soglia di rischio?

Non bastano, e i numeri sono chiari, la formazione e le informazioni che sono previste dalle leggi attuali, ma è necessario invertire la rotta investendo in una sempre maggiore formazione- prevenzione sia dei lavoratori dipendenti che di quella immensa platea di inattivi presente nel nostro paese.
La prevenzione, se è fatta correttamente, significa risparmio di vite umane e di costi a carico della collettività. La sicurezza sui luoghi di lavoro dovrebbe essere una priorità per le forze politiche e non relegata ai margini delle campagne elettorali.
E’ chiaro a tutti la necessità di rafforzare i controlli, soprattutto con l’assunzione di personale negli organismi preposti. Altrettanto necessario appare intervenire su alcune leggi che di fatto lasciano uno spazio vuoto sulla formazione dei lavoratori, in particolare intervenendo sui contratti precari e sull’alternanza scuola-lavoro.
In quest’ultimo caso le norme che regolano gli stage formativi devono essere di fatto abolite.
Bisogna lavorare su soluzioni alternative per introdurre i giovani nel mondo del lavoro. Una proposta potrebbe essere quella che i giovani lavoratori non vengano chiamati a svolgere determinate mansioni, ma soprattutto che gli stessi non possano essere impiegati in ambiti lavorativi dove l’incidenza degli infortuni risulta statisticamente più elevata. In ogni caso, l’inserimento deve essere progressivo con l’affiancamento di un Tutor che abbia una comprovata esperienza. In questo modo muterebbero anche i criteri di attribuzione dei crediti.

Attualmente sono i giovani lavoratori che devono raggiungere determinati crediti di partecipazione, mentre al contrario appare opportuno che siano i Tutor ad avere delle credenziali certificate per poter svolgere il ruolo che gli compete come delle vere è proprie figure professionali, specializzati nella formazione è sicurezza all’interno dei luoghi di lavoro.
In conclusione, in questa logica appare opportuno affiancare agli investimenti statali fondi aziendali privati in materia di sicurezza.
Continuare ad indignarsi ogni qualvolta che la cronaca ci racconta dell’ennesima vittima, senza fare proposte sociali e politiche per poter invertire la rotta, lascerebbe irrisolto ogni problematica, abituandoci alla quotidianità delle morti sul lavoro. Abbiamo bisogno oggi di umanità, domani sarebbe tardi.

Domenico Carcone

Avvocato del lavoro

In versione interattiva https://www.blog-lavoroesalute.org/lavoro-e-salute-ottobre-2022/

PDF http://www.lavoroesalute.org/

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *