LAVORATORI O SUDDITI?

copertinales3maggio2018

Passate le elezioni del 4 marzo, in attesa delle prossime a breve termine, i vincitori illusionisti non sanno spiegare ai loro illusi votanti perché non siano riusciti a fare un governo e, per favore, non diamo la colpa al solito PD che dalle sue colpe è già stato sotterrato. I nostri illusionisti inoltre, hanno implicitamente affermato che i padroni della finanza e gli imprenditori, (quelli iperfinanziati con soldi pubblici, detentori del record europeo dell’evasione fiscale e colpevoli del maggior numero di morti sul lavoro in Europa) continueranno a decidere i destini di vita e di morte dei soliti noti, lavoratori, pensionati, precari, disoccupati.

Quindi, cari italiani abbagliati dalla propaganda razzista di Salvini e da quella di Grillo contro la casta, mettetevi l’animo in pace che la vita di stenti sotto Renzi/Berlusconi continuerà con questi nuovi tribuni che vi hanno incantato con le loro favole televisive. Ad esempio avete creduto alle loro parole contro la legge Fornero? Beh, sappiate che ora la prospettiva è quella già conosciuta prima della campagna elettorale: aumentare i contributi versati da parte dei lavoratori ed alzare l’età pensionabile, quindi pagare ancora più tasse ed andare in pensione ancora più tardi e con pensioni diminuite.

Tutto questo rientra nelle politiche già drammaticamente sperimentate negli ultimi vent’anni: privatizzazioni e riduzione dei diritti dei lavoratori. Insomma, lor signori e i loro tentacoli politici hanno le idee chiare: continuare a far pagare a chi ha sempre pagato mentre loro cincischiano nel post elezioni di spartizione delle poltrone. Paradossalmente, lo smantellamento dei diritti dei lavoratori, determina una situazione sociale di disperazione che porta all’abbruttimento e dell’imbarbarimento dei rapporti tra le vittime di questo sistema che privilegia i forti di disonestà e non consente la ribellione degli ultimi contro questi banditi che scorrazzano protetti dalle leggi appositamente promulgate e dalla repressione statale.

La falsa crisi economica inventata e fatta ingoiare a chi ha poco o niente, mentre i ricchi continuano ad arricchirsi, da chi ha in mano le leve del capitalismo, in una società ricca come quella italiana fortemente diseguale nella distribuzione, ha prodotto una tale assuefazione all’esistente che ci ha portati ad escludere dalla nostra mente la stessa idea di critica dello stato cose presenti e ci porta ad accettare di vivere alla giornata, nonostante le previsioni di un ulteriore peggioramento. In questo drammatico contesto sono coinvolti anche i milioni di giovani diseredati di un presente senza passato e senza futuro, ma comunque consumatori di un gigantesco surplus di produzione di beni apparentemente utili a uno stato di benessere.

Quando per ogni posto di lavoro si affollano migliaia di persone, disposte ad accettare le condizioni più turpi pur di avere un’occupazione qualsiasi, la protesta DEVE essere collettiva. Sia nel senso di rivendicazioni specifiche sul posto di lavoro e per il posto di lavoro, che azioni in senso più propriamente politico. Purtroppo è di queste ultime che c’è stata e c’è ancora grave carenza. Come accennato, i sindacati da decenni hanno abdicato alle loro funzioni statutarie; da molto tempo a questa parte invece di sostenere le giuste rivendicazioni di categoria e lottare per ulteriori miglioramenti, propagandano l’acquiescenza e la resa di fronte alle imposizioni del padronato

La stessa coscienza dei propri interessi più immediati pare evaporata dalla mente dei lavoratori e degli appartenenti alle classi subalterne: quelli che solo pochi anni fa erano “diritti” da rivendicare e da estendere a tutti, adesso sono considerati come “privilegi”. Se questi elementi analitici della situazione sociale attuale sono corretti possiamo prendere in considerazione la propensione di massa a accettare forme graduali di schiavitù? Le guerre dell’occidente che incentivano le migrazioni economiche indotte dalla paura e dalla conseguente miseria, hanno forse poco a vedere che le migrazioni degli italiani verso Paesi potenzialmente più ospitali dal punto di vista lavorativo?

Nei due secoli precedenti 30 milioni di italiani sono migrati principalmente nelle Americhe e in Australia, oggi il flusso si ripete di fronte alla presenza di un sempre maggiore numero di disoccupati in Italia, maggiore che in altri Paesi dell’Europa. Allora, come possiamo considerare negativamente diversi gli arrivi di migliaia di immigrati in Italia? Le badanti straniere, i 500.000 immigrati che lavorano in nero nell’agricoltura, i lavoratori edili a giornata e gli addetti ai lavori più pesanti, rappresentano l’altra faccia della nuova emigrazione di massa degli italiani.

Ecco il doppio risultato dello smantellamento del welfare come condizione sociale dignitosa e dei diritti del lavoro. Uno smantellamento che avanza talmente veloce da prefigurare uno stato di controllo repressivo, in quanto il lavoratore va considerato non più come uomo libero, con diritti e doveri nella sua partecipazione alla costruzione e fruitore, della ricchezza prodotta, ma come suddito silente ai confini della condizione di schiavitù mascherata dalla possibilità concessa di partecipare alle elezioni politiche e sindacali. Un controllo che sfocia sempre più nella repressione del diritto di opinione tramite la parola verbale pubblica e stampata. Il caso emblematico dei tre lavoratori del Policlinico ai quali è stato messo in discussione il posto di lavoro, per avere denunciato lo stato disastroso della sanità pubblica con delle interviste nelle quali dichiaravano le mancanze dell’ospedale e del sistema sanitario locale: dalle mancanze di strutture e letti per i pazienti alla diminuzione dell’organico, dalla esternalizzazione e precarizzazione di molti lavoratori alla privatizzazione di diversi servizi.

Nei mesi precedenti un lavoratore e a una lavoratrice dello Spallanzani, per delle interviste radiofoniche hanno ricevuto 4 mesi di sospensione, così come è successo ad un medico dell’ospedale Maria Vittoria di Torino. Lo scopo è sempre lo stesso, ridurre al silenzio, impaurire e indurre i lavoratori all’assuefazione, condizione patologica essenziale per lo schiavismo. I problemi per l’azienda sono nati quando un centinaio di colleghi e colleghe dell’ospedale si sono mobilitati in solidarietà con i tre operatori in contrapposizione dell’idea di indurre nei lavoratori una sudditanza all’impresa.

Quella sudditanza che si vuole produrre anche con la sentenza del TAR della Lombardia che ha accolto il ricorso presentato da tre agenzie interinali contro il bando della ASST Niguarda per un appalto di lavoro in somministrazione presso numerose strutture sanitarie e contro l’accordo sindacale del marzo 2017 con cui, insieme a Regione Lombardia, le Organizzazioni Sindacali avevano definito le condizioni di tutela della continuità di occupazione di oltre 700 lavoratori e lavoratrici. La sentenza ha ritenuto incompatibile con la libertà di organizzazione d’impresa, la clausola sociale e l’impegno per le aziende di somministrazione ad assumere a tempo indeterminato le persone da impiegare presso gli ospedali. Un pronunciamento di merito che non si misura con le condizioni schiavizzanti di questi appalti.

Questi spaccati di vita reale delle persone interessano i maggiori partiti votati alle ultime elezioni? Allora perché votarli ancora? Un invito alla riflessione mentre i vincitori al governo ci daranno prova della loro capacità di farci danni.

Franco Cilenti

editoriale del numero di maggio del periodico cartaceo Lavoro e Salute www.lavoroesalute.org

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