Le giovanissime in piazza: «Difendere le donne che non possono farlo da sole»

Sono scese in piazza a gruppi, con le madri e le zie, con le compagne di scuola o le amiche. Erano tantissime e puntellavano il corteo di un’energia diversa. Camminavano abbracciate o tenendosi per mano.

Sono le più giovani partecipanti di Non Una Di Meno. Un movimento che abbraccia tutte le generazioni: perché età ed esperienze di vita possono essere diverse, ma la violenza maschilista di cui è intrisa la società è vissuta da tutte sin dal primo giorno di vita.

È spesso entrando nel periodo dell’adolescenza che le ragazze iniziano ad ascoltare frasi come: «Non ti scoprire troppo, che impressione dai ai ragazzi»; «Non essere troppo spigliata o penseranno male»; «Non andare in giro da sola, è pericoloso». Le studentesse delle scuole e dei licei cresciute con il movimento di Non Una di Meno, però, non ci stanno e vogliono ribaltare questi vecchi leit motivdichiarandosi apertamente femministe e rendendosi protagoniste delle mobilitazioni. «I diritti delle donne vanno difesi con la lotta», dicono Tatiana e Alice, 16 anni.

Le questioni che il movimento porta in piazza sono vissute ogni giorno, sulla pelle di tutte. «Nella nostra scuola, al Cavour, non si sono registrati episodi di molestie – dice Sofia, 18 anni – Ma in altre sì. Ai ragazzi andrebbe insegnato che non ci sono differenze tra uomini e donne, invece sono loro i primi a sentirsi superiori a noi». «Faccio un esempio banale – dice Emma, 15 anni – Se vado a una festa, i miei amici maschi possono tornare con l’autobus alle 2 di notte. Io non lo posso fare per nessun motivo. Se lo faccio sono terrorizzata. Trovo assolutamente ingiusto che io debba aver paura anche solo di contatti visivi con qualcuno, perché può essere presa male qualsiasi cosa». Anche per Maria Chiara, 16 anni, il regime di paura in cui sono costrette a crescere le donne è diventato intollerabile: «Non è giusto non avere la libertà di fare quello che si sente. Il timore di uscire tardi la sera, la paura incondizionata di girare da sole o il non essere libere di indossare quello che si vuole. Abbiamo paura di prendere i mezzi pubblici. Non è giusto provare questo terrore».

Un altro tema molto sentito è quello della violenza maschile, che per molte ragazze è l’aspetto più importante della mobilitazione. «Siamo in piazza perché crediamo nel messaggio di questa manifestazione, contro la violenza sulle donne», dice Maya, 14 anni. «Siamo qui per manifestare contro la violenza maschile sulle donne – afferma Lisa, che di anni ne ha 21 – Trovo assurdo dover manifestare nel 2018 per cose che dovrebbero essere scontate. Non si vive facilmente questo problema. Perché magari si ha paura, si è minacciate, non si riesce a denunciare. Trovo importante essere qua a difendere le donne che non riescono a farlo da sole. Lo trovo importante soprattutto per noi giovani». E conclude: «Femminicidi e omicidi non sono uguali. Perché siamo educati in una cultura in cui vediamo l’uomo come padrone, l’uomo come persona che deve sottomettere la donna. Il modo in cui le donne vengono uccise dagli uomini è diverso. Perché c’è un concetto di base sbagliato. Cioè che la donna debba essere sottomessa, la donna di casa e l’uomo no».

«Sono in piazza perché quando la mia amica va a chiedere la pillola anticoncezionale in farmacia nessuno deve permettersi di negarle questo diritto», dice Maria Chiara. 21 anni, viene da Trento, si è avvicinata a Non Una di Meno ed è venuta a Roma appositamente per la manifestazione: «Fin dal suo insediamento è stato chiaro che il governo ce l’aveva anche e soprattutto con le donne. Il loro modello è l’angelo del focolare squisitamente fascista, quindi sono qui anche per manifestare contro di loro».

Tante idee e diversi punti di vista, ma una convinzione comune: in questo momento storico il femminismo è la battaglia per avere garantiti uguali diritti. «Essere femministe oggi significa credere nella parità tra uomo e donna», dicono Elisa e Jesmen che hanno 18 anni. «Essere femministe significa credere che non ci siano differenze tra uomini e donne – dice Claudia, studentessa del liceo Cavour di 17 anni – Che tutti quei diritti che spettano agli uomini naturalmente siano anche nostri senza la necessità di dover combattere». Maya, 14 anni, frequenta il liceo Mamiani: «Essere femminista significa lottare per i diritti di tutti i sessi, affinché il sesso maschile e femminile abbiano gli stessi diritti».

Molte ragazze sono venute a sapere di Non Una di Meno quasi per caso. Non se ne parla in tutte le scuole. «Qualche professoressa ogni tanto ci prova, ma un po’ così… e pure nelle assemblee dipende dai rappresentanti» dicono Pinta e Caterina, 15 anni. In alcuni istituti superiori, invece, si inizia a discuterne in maniera approfondita, soprattutto a partire dalle stesse studentesse: «Siamo venute qui dopo aver fatto riunione di collettivo questa mattina. Abbiamo appreso le ragioni della manifestazione e abbiamo deciso di partecipare».

Nonostante la giovane età, molte ragazze hanno già partecipato a diverse mobilitazioni di Non Una Di Meno. Dice Maya: «Questo movimento sta facendo passare la voce tra tanti giovani, tra tante persone. Sta facendo tantissimo attraverso i social network, i giornali, le riviste per far passare la notizia di quello che sta accadendo. Di come vengono trattate le donne». «La società è piena di maschilismo – afferma Elisa – Il ddl Pillon è un ritorno al Medioevo. Non Una Di Meno è l’alternativa a tutto questo».

«Siamo qui per combattere un governo che non tutela i nostri diritti – dicono alcune giovanissime ragazze del liceo Manara – Siamo scese in piazza con la nostra scuola perché stiamo cercando di partecipare il più possibile a queste manifestazioni sia contro il governo sia contro quelle leggi e quei provvedimenti che non ci vanno bene. Non Una di Meno è molto importante anche per il movimento studentesco». Emma: «La società ha sottomesso le donne da sempre. Lo dice la storia. È veramente da poco che le donne hanno capito che non deve essere così. Noi stesse ci eravamo abituate a subire questa situazione. Poi qualcuna ha alzato la testa e adesso siamo qui a lottare tutte insieme».

Giansandro Merli e Natascia Grbic

26/11/2018 www.dinamopress.it

Foto di copertina di Daniele Napolitano

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