L’economia al doppio ribasso di Eurospin

Comprare 20 milioni di bottiglie di passata di pomodoro a 31,5 centesimi di euro si può, se ti chiami Eurospin. È sufficiente costringere chi vende a competere tramite un’asta on line al doppio ribasso, premiando chi offre di meno con un contratto di fornitura. Anche se tutto intorno c’è una filiera che soffre, un’agricoltura che perde qualità, una manodopera sottopagata e sfruttata, la risposta sarà sempre una sola: è il mercato.

Per questo, dopo la denuncia pubblicata da Fabio Ciconte e Stefano Liberti su Internazionale, Eurospin ha ammesso che «le aste online possono anche mettere in difficoltà alcuni operatori, produttori o agricoltori, ma noi dobbiamo fare l’interesse del consumatore». Purtroppo, sostiene la nota catena di discount, «il mercato a volte è cattivo e tutti si devono adeguare e trovare strade nuove, un fatto certo non semplice».

Ma siamo certi che sia interesse del consumatore acquistare cibo a basso costo senza garanzie sulla qualità e l’origine? Il prezzo competitivo è davvero l’unica cosa che conta, oppure i diritti dei lavoratori lungo la filiera e la possibilità degli agricoltori di tenere aperta l’azienda hanno ancora importanza?

La grande distribuzione organizzata (GDO) assorbe il 72 per cento dei nostri acquisti alimentari, e negli anni ha rafforzato il suo potere nei confronti del resto della filiera. In un rapporto nato da tre inchieste su questo settore, l’associazione Terra! e la Flai Cgil hanno descritto i meccanismi di funzionamento della GDO, sottolineando il forte squilibrio tra le catene di supermercati e gli altri anelli della catena, dall’industria di trasformazione all’agricoltura. Lo schiacciamento dei prezzi all’origine, praticato dai distributori per offrire a noi consumatori sconti stellari, si riverbera su chi coltiva o trasforma il nostro cibo. E quando i media descrivono le condizioni inumane in cui vivono migliaia di persone nei ghetti del Sud Italia, sfruttate e vittime di caporalato, la domanda dovrebbe sorgere spontanea: come è possibile?

Le risposte, tante, si possono trovare solo risalendo la filiera alimentare, studiando le relazioni economiche tra i diversi soggetti e osservando gli impatti sociali e ambientali: un’operazione complessa ma necessaria. Da qui si può partire per chiedere un urgente aumento di trasparenza da parte di tutti gli attori, così da mettere tutti noi in condizione di conoscere la provenienza quel che stiamo comprando, sapere quanta parte di ciò che paghiamo va a remunerare il lavoro agricolo e quali margini trattiene la distribuzione. Tutti possono trarre beneficio da un sistema più equo, a partire da quei braccianti privati di tutele e diritti. Una cosa è certa: in un sistema simile, non c’è spazio per le aste al doppio ribasso. Il Governo e il Parlamento devono attivarsi al più presto, per mettere fuori legge queste pratiche sleali e distruttive, ponendo un argine alle derive della competizione sfrenata. Perché se come afferma Eurospin, «il mercato a volte è cattivo», la politica può sempre ridurlo a più miti consigli.

Francesco Panié

27/7/2018 www.terraonlus.it

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