‘Libera di abortire’, parte la campagna

Tutelare i diritti delle donne che decidono di interrompere una gravidanza e accompagnarle nel processo fornendo loro tutte le informazioni oggi ancora difficili da reperire dalle istituzioni in un paese dove l’obiezione di coscienza è ancora al 70%: è l’obiettivo della campagna nazionale Libera di Abortire promossa da Radicali Italiani insieme a una rete di gruppi e associazioni della società civile e partita da pochi giorni con il lancio di un appello al Ministero della Salute.

A 40 anni dalla legge 194 la reale possibilità di accedere all’aborto è ancora largamente ostacolata”, ha spiegato Giulia Crivellini, tesoriera di Radicali Italiani. “Ci siamo chieste: siamo davvero libere di decidere per noi stesse quando si tratta di aborto? La risposta è che c’è la legge ma ci sono dei grandi ‘ma’ per colpa del numero altissimo di obiettori, delle violenze fisiche e psicologiche che si subiscono, dell’assenza di informazioni chiare e scientificamente corrette e delle amministrazioni anti-abortiste”.

Da qui la campagna che ha preso il via anche dalle donne che hanno raccontato la loro difficile esperienza nell’inchiesta de L’Espresso, come Francesca Tolino, da cui l’inchiesta è partita e che è diventata testimonial della campagna. “Abortire è stato un percorso ad ostacoli” ha dichiarato. “Non solo. Dopo un anno ho trovato la croce con il mio nome sopra dove era stato seppellito il feto al cimitero Flaminio. Ecco perché nel 2021 è necessaria e importante un’iniziativa come Libera di Abortire”.

C’è poi la questione dello stigma, sottolineano le ideatrici della campagna, perché in Italia la narrazione è univoca e passa per la colpevolizzazione: “non è possibile dire: ho abortito e sto benissimo”.

I dati nazionali ci dicono che 7 ginecologi su 10 sono obiettori e in molte regioni va anche peggio. “Rivendichiamo allora il termine libera nell’esercizio dei nostri diritti riproduttivi”, ha puntualizzato Vittoria Costanza Loffi, attivista della campagna, per poi passare a spiegare le sette proposte concrete che saranno indirizzate al ministro della Salute Speranza. Tra queste, una informazione più completa e trasparente da parte delle istituzioni e la creazione di bandi specifici per le assunzioni di medici non obiettori come è stato fatto nella Regione Lazio.

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