Malanova. La violenza sulle donne ha origine da un archetipo primordiale

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di Alba Vastano

Malanova in dialetto calabrese vuol significare cattiva notizia, sventura. Per la gente di San Martino di Taurianova ( frazione di Taurianova-Reggio Calabria) Anna Maria Scarfò era ‘la malanova’. Era la puttana che se l’è cercata. Anna Maria non voleva essere omertosa e aveva denunciata il branco composto da tre aguzzini che per tre anni avevano abusato sessualmente di lei. Aveva tredici anni all’epoca e nessuno che le mostrasse attenzione quando, terrorizzata, raccontava l’accaduto. Le era stata sottratta, da un branco di uomini infami, l’adolescenza, la dignità e il sorriso. Infine, con la forza della disperazione, ha uno scatto di ribellione e denuncia i suoi aguzzini. Avviene quando intuisce che anche la sorellina minore, l’affetto più caro che ha, sta per finire nelle grinfie di quelle belve.

E così denuncia alle forze dell’ordine gli abusi subiti. Interviene un’avvocatessa, di quelle tenaci quando si tratta di difendere le donne abusate e riesce a mandare al gabbio gli infami, dopo un lungo processo che si conclude con la condanna degli aguzzini. Anna Maria, però, continuerà a pagarla cara. Tutto il paese le si rivolta contro ed emette una sentenza assurda: ‘Anna Maria ha screditato l’onore dei suoi paesani’. La giovane inizia a ricevere minacce continue, anche di morte ed è costretta, a causa di stalking a lasciare il paese. Dal 2010 vive sotto scorta per proteggersi da nuove minacce, dopo essere stata abusata per più volte sia fisicamente dai suoi stupratori che moralmente dalla gente omertosa del paesello natìo.

La storia di Anna Maria, la Malanova di San Martino di Taurianova, è raccontata dalla stessa e da Cristina Zagarìa. in un libro edito da Sperling & Kupfer. Un testo che fa comprendere come l’oscuro fenomeno della violenza sulle donne sia infido e complesso da smantellare. Nonostante tutti gli anni trascorsi a lottare contro il patriarcato e la misoginia, le violenze, fino al femminicidio, sono in aumento vertiginoso. Avvengono sistematicamente. Il bollettino delle cronache riporta che ogni tre giorni viene stuprata o muore una donna per mano di un uomo. Nonostante i terribili abusi subiti, Anna Maria Scarfò, oggi giovane donna di 37 anni, è riuscita, grazie anche al sistema di protezione messo in atto dalle istituzioni, a riprendere in mano la sua vita e appare una donna serena che può alzare la testa con dignità , anche se le ferite dell’anima difficilmente si rimargineranno del tutto, come accade ad ogni donna stuprata. Per una donna che può ancora sorridere alla vita, sia pur con mestizia, rialzandosi dall’orrore subito, quante donne , ancora oggi, subiscono violenza verbale, fisica, fino allo stupro di gruppo, fino al femminicidio. Troppe , troppe donne stuprate dal branco assetato di sesso o uccise per aver detto No ad un uomo.

L’escalation della violenza sulle donne. Perché?

L’Italia, nel Global Gender Gap (World Economic Forum) che monitora i Paesi sul tema dei comportamenti virtuosi verso le donne, negli ultimi anni ha subito un crollo nella posizione dei Paesi sotto osservazione ed occupa attualmente il 79simo posto. Solo da inizio 2023 ad oggi si registra un femminicidio o uno stupro ogni tre giorni. Da queste realtà ne scaturiscono una serie infinite di domande che, quasi sempre, non trovano risposte adeguate e risolutive. Che succede oggi, nel 2023, epoca dell’IA (intelligenza artificiale) nelle relazioni uomo donna? Perché, dopo decenni di lotte femministe per la parità, nella visione di alcuni maschi, (ndr, non meritevoli di essere citati come uomini) regna malsanamente l’immaginario del corpo della donna, come oggetto da possedere, da sottomettere, da umiliare e mortificare?

E questo immaginario del possesso o del sessismo estremo sui corpi femminili, come fossero oggetti, talvolta e subdolamente per via social, si insinua nel visionario di alcuni gruppi di giovanissimi, della generazione Zeta, i giovani del’ultimo social, il noto Tik Tok. Il branco dei sette giovanissimi di Palermo che hanno stuprato ripetutamente una coetanea da quale aberrante cultura provengono?

Quanto nel fenomeno del sessismo influiscono anche le challenge perverse di gruppo, potenziato dalle diffusioni virali di foto erotiche strappate in un rapporto occasionale? E quali e quanti danni, a volte permanenti, producono alla vittima degli abusi? E quanto influisce anche sul fenomeno la totale assenza dei progetti intensivi di cultura all’affettività e alla sessualità, che nei programmi scolastici, ma anche nel progetto di educazione familiare, sono inesistenti, o quasi?

Chi educa questi giovani al rispetto per le persone e nella fattispecie verso la donna? Perché dei sette giovanissimi che hanno compiuto, come folle gang assetata di perversione, lo stupro di Palermo nessuno fra loro ha detto stop ed è corso a denunciare i restanti? ’ Che visione delle relazioni e della dignità di genere si affaccia nelle menti di questi ragazzi? E con quale ardire noti personaggi coprono loro le spalle trovando motivazioni assurde e pretestuose per scagionarli? ‘La ragazza era consenziente. Se non beveva non incontrava il lupo cattivo (ndr, questa è di un demente certificato)… Look provocatorio… Se l’è cercata… E’ una poco di buono…’.

Siamo nel 2023, la rivoluzione femminista è in atto da decenni e siamo ancora a questo punto? C’è da chiedersi quanto tempo ancora occorrerà, affinché la donna si emancipi totalmente da stereotipi arcaici che la relega ancora ad un ruolo minoritario, voluto per secoli dalla subcultura patriarcale. E c’è anche da chiedersi, molto sommessamente e umilmente, se moltissime donne si trovano ancora nella condizione mentale, non svincolata pienamente da modelli arcaici della classica educazione delle bambine con il mantra anni venti che ‘questo si fa, quest’altro no, perché è facoltà del maschio’. Modello che, anche involontariamente, perché è l’archetipo che relega la donna ad una condizione di sottomissione rispetto al modello maschile dominante, si trasmette automaticamente di generazione in generazione.

Siamo tutte davvero emancipate da questi secolari stereotipi del comportamento maschile o femminile, in modo da non trasmettere questi disvalori alle generazioni a seguire? Ovviamente questa presa di coscienza di un retaggio sub culturale non dovrebbe mai giustificare quei mantra orripilanti di cui sopra, per la serie ‘se l’è cercata’. Può accadere che, proprio per i retaggi storici che la vorrebbero connotare come essere inferiore, la donna che subisce violenza si senta addirittura in colpa e non denunci immediatamente lo stupratore. Su questo fenomeno della colpa i sessuologi hanno scientificamente espresso e pubblicato molte valide teorie. Occorrerebbe una rivoluzione culturale che parta dalla famiglia alla scuola e abbracci tutte le istituzioni per far sì che ogni donna abusata si senta compresa e tutelata e trovi, così, il coraggio di denunciare subito gli aguzzini.

Le moderne fattucchiere

‘Femministe? Moderne fattucchiere. Le donne non sono come gli uomini’. Citazione di Roberto Vannacci, generale omofobo e sessista, riportata nel suo libro ‘Il mondo al contrario’. Citazione di basso volgo e cultura, evidentemente tesa a screditare l’intelligenza della donna. Ed è anche la comprova e l’esempio lampante di come viga nelle istituzioni il preconcetto di un minoritario mondo femminile che possa, a piacimento del dominante maschile, essere denigrato e sbeffeggiato, in barba anche al principio di uguaglianza della nostra Costituzione. Questo immaginario maschile che concepisce le donne come di figlie di un dio minore sembra, visto il continuo perpetrasi delle violenze, sia stato solo lievemente scalfito dalle lotte femministe. I fatti e le parole offensive dal pulpito di certi maschietti, lo dimostrano. Come se il tempo delle lotte per i diritti di genere non fosse mai sfociato in un reale cambiamento a favore delle donne.

E si torna nella notte dei tempi, quando anche solo la voce delle donne era considerata fastidiosa e l’ascoltarla pericolosa. Stesso effetto odierno, in certi misogini contesti. In tal caso il tempo non ha alterato il fastidio. Ne fa menzione Omero nella sua Odissea.

In particolare nell’episodio in cui Ulisse resiste al richiamo della voce delle sirene, facendosi legare all’albero maestro e coprendo con tappi di cera i mascolini lobi. Penelope, invece, nel poema viene descritta come la donna esemplare per antonomasia, secondo Omero. Lo attendeva paziente da anni, accanto al focolare domestico. Silenziosa e mite, soprattutto afona, dedicandosi al ricamo della famosa tela. Aristotele, filosofo misogino, così pensava della voce delle donne: ‘La voce acuta della donna è una prova delle sue inclinazioni malvagie, poiché le creature giuste e coraggiose (leoni, tori, galli e uomini) hanno voci potenti e profonde”.

Aristotele odiava profondamente le donne, considerandole essere infimi e minori rispetto all’uomo. Un bella sfida fra Aristotele e Platone nel denigrare la donna. Platone nel Timeo afferma che ‘… solo i maschi sono creati direttamente dagli dei e sono forniti di anima. Coloro che vivono da malvagi si può con ragione supporre trasformino la loro natura in quella di una donna…’., sebbene, a differenza del rigido Aristotele in altri passi del Timeo si spenda maggiormente a favore dell’emancipazione sociale della donna, sostenendo che le donne ‘migliori’ devono poter accedere a lavori maschili. Smentendosi di nuovo così in un altro passo dell’opera : ‘…Infatti, che un giorno dagli uomini sarebbero nati le donne e gli altri animali, i nostri artefici lo sapevano. (Tim. 76d8-e1).

E così dalla notte dei tempi quante donne che si sono ribellate a questo abominio sono state stuprate, sfregiate in volto e uccise. Donne di grande intelletto come l’artista Artemisia Gentileschi, pittrice di notevole talento della scuola caravaggesca, Nel 1600 riuscì a compiere, grazie alla sua particolare vena artistica, un vero miracolo per l’epoca. Fu la prima donna ad essere ammessa alla prestigiosa Accademia del disegno fiorentina. Artemisia era una donna di forte personalità e di grande intelligenza. Artemisia era una donna di forte personalità e di grande intelligenza. Venne stuprata brutalmente da Agostino Tassi, suo maestro di prospettiva, e poi costretta a lasciare la sua città, perché considerata disonorata. Così come è accaduto alla Malanova dei nostri tempi.

Conoscere la storia triste di Artemisia e quella di tante altre donne che hanno dovuto subire, nel corso dei secoli, prevaricazioni e violenze dalla dominante maschile, rimanda costantemente a quel dannato archetipo primordiale che vorrebbe , ancora oggi, relegare le donne in uno stato di totale sottomissione e di minoranza in ogni campo, tranne quello della cura e della maternità.

Le ultime mattanze sulle donne

E’ drammatica e spaventosa l’ escalation di violenze degli ultimissimi tempi sul corpo delle donne. Neuroni maschili che decidono di impazzire davanti ad un No, ad un rifiuto di una donna, al mancato consenso a proseguire una relazione conclusa. Il tilt delle sinapsi non scatta solo per il diniego, ma perché quel no l’ha proferito una donna. Una donna. Questa è la damnatio sul genere, da cui non se ne viene a capo. E questo è il frutto di qul maledetto archetipo inflitto sul genere femminile dal collettivo umano maschile dominante. L’archetipo preistorico, avallato poi dal credo religioso espresso in quell’accorato atto di fede biblico di Maria davanti all’Annunciazione: ‘Sono la tua ancella, Signore. Sia fatta la tua volontà’. Così come Michela Murgia, recentemente scomparsa, argomenta nel suo saggio ‘Ave Mary’.

Michela Murgia

Intanto, alla media di ogni tre giorni, una donna muore per la mano violenta e folle di un uomo a cui ha detto ‘No, non ci sto’

La mattanza da Luglio 2023, alcuni femminicidi in cronaca

Trina (Enna): Mariella Marino (56 anni) uccisa a colpi di pistola in strada, nei pressi di un supermercato. Fermato l’ex marito. La donna aveva deciso di troncare la relazione a causa delle continue violenze del marito

Cologno Monzese (Miilano): Sofia Castelli (20 anni), uccisa dall’ex fidanzato, Zakaria Atqauoi, (23 anni). Reo confesso. Il motivo: “Arrabbiato, perché parlava di ragazzi”

Piano di Sorrento (Napoli): Anna Scala (54 anni) uccisa con arma da taglio alla schiena e rinchiusa all’interno del bagagliaio della sua auto. Il femminicida è Salvatore Ferraiuolo (54 anni) l’ex compagno. La donna lo aveva denunciato due volte.

Milano: Giulia Tramontano (29 anni), incinta di 7 mesi. Uccisa dal compagno, morta dissanguata sotto i colpi di 37 coltellate. L’assassino la considerava un intralcio nel viversi liberamente una parallela relazione

Roma, quartiere Primavalle: Rossella Nappini, un’infermiera dell’Ospedale San Filippo Neri. Uccisa a coltellate sotto la sua abitazione. Fermato un uomo di 45 anni. Di nazionalità marocchina che aveva avuto una relazione con la donna.

Marsala (Sicilia) –( ndr, l’ultimo femminicidio accaduto in Italia, in data odierna, 7 settembre): Marisa Leo (39 anni), uccisa dall’ex compagno, Angelo Reina che si toglierà la vita

Come fermare questa barbarie?

I provvedimenti di legge, sfornati il 7 settembre dal Cdm, presieduto dalla premier Meloni, per fermare l’escalation di violenze, sembrano adottare una linea repressiva sui giovani che delinquono. Dal Daspo a 14 anni, alla reclusione per i minori. Considerando che per scalfire totalmente le tipologie misogine e arcaiche, fino ad annullarne l’archetipo originario, sarebbe necessario adottare misure d’emergenza che si attivassero sia in famiglia che nelle scuole di ogni ordine e grado. Progetti approfonditi di educazione alle relazioni, all’affettività e alla sessualità, comprensivi del rispetto delle diversità di genere e comprensive dell’educazione e del rispetto verso il mondo LGBQT, l’insieme delle minoranze sessuali.

No alla repressione, quale provvedimento di un CDM destroide e reazionario. Sì ad una rivoluzione culturale che riesca, nel tempo lungo, a modificare e ad annullare l’ignoranza e la follia della misoginia e del patriarcato, responsabili entrambi di ogni forma di violenza sulle donne e sulle diversità di genere.

Fonti:

‘Malanova’ di Anna Maria Scarfò e Cristina Zagarìa- Ed: Sperling & Kupfer

‘Ave Mary’ di Michela Murgia- Ed. Einaudi

‘Stai Zitta’ di Michela Murgia- Ed. Einaudi

Artemisia Gentileschi di Alexandra Lapierre- Ed. Mondadori

https://www.lacittafutura.it/editoriali/il-corpo-delle-donne.html

https://www.sinistrainrete.info/articoli-brevi/25038-alba-vastano-non-ci-provare-un-secolo-di-coraggio-femminile.html

https://www.sinistrainrete.info/societa/26019-alba-vastano-giovani-challenge.html

L’Espresso , settimanale di politica, cultura ed economia del 3 settembre 2023-09-09

Alba Vastano
Giornalista. Collaboratrice redazionale di Lavoro e Salute

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