Miliardi «a grappolo» sul business della guerra

Il rapporto di Recommon. Tra finanziamenti e investimenti, dal 2016 a oggi Intesa Sanpaolo ha destinato al settore delle armi 2,135 miliardi di dollari. Fiore all’occhiello del suo portafoglio, Leonardo Spa

Intesa Sanpaolo dal 2016 a oggi ha destinato al settore degli armamenti 2,135 miliardi di dollari, suddivisi in 1,750 miliardi di finanziamenti e 385 milioni in investimenti. Quello delle armi, per il principale istituto di credito italiano, è un business in forte crescita, anche “grazie” al proliferare di conflitti nei quattro angoli di mondo. Nel 2022, anno d’inizio della guerra in Ucraina, Intesa ha registrato un’impennata di investimenti nel settore del 52% rispetto ai 12 mesi precedenti .

Tutti dati che emergono dal rapporto di ReCommon Soldi a Grappolo, pubblicato nei giorni dell’Aerospace & Defense Meeting, in corso proprio a Torino, dove ha sede Intesa Sanpaolo.

FIORE ALL’OCCHIELLO nel portafoglio della prima banca italiana è Leonardo S.p.a., società leader del settore militare e dell’aerospazio, controllata dal ministero dell’Economia e delle Finanze. Circa il 63% dei finanziamenti totali di Intesa Sanpaolo al settore aerospazio e difesa dal 2016 a oggi sono a beneficio di Leonardo, in cui la banca ha investito 30 milioni di dollari nel solo 2022. La società guidata dall’ex ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani ha chiuso il bilancio 2022 con un utile netto di 932 milioni di euro. Leonardo ha un ruolo di primo piano anche al di fuori dei confini nazionali, dal momento che è la prima società per ricavi derivanti dalla vendita di armi in Europa e la 12ma a livello mondiale.

Non a caso, Leonardo continua a tessere accordi con le società dell’industria bellica israeliana. Il 30 ottobre 2023, nei giorni dei devastanti bombardamenti su Gaza, l’esercito degli Stati uniti ha infatti assegnato a Leonardo e a Elbit System, azienda israeliana nel settore della difesa, lo sviluppo di un nuovo sistema laser che le truppe possono utilizzare sul campo di battaglia per esplorare le posizioni nemiche e coordinare gli attacchi.

LA COOPERAZIONE con l’industria delle armi israeliana in realtà aveva già fatto segnare un passaggio cruciale nel giugno dello scorso anno, quando Leonardo ha annunciato un accordo di fusione con Rada Electronic industries, società leader nello sviluppo di Iron Dome, lo scudo antimissilistico di Israele. Accordo che giungeva pochi mesi dopo la sigla di un contratto per la vendita di elicotteri da parte di Leonardo alle forze armate israeliane.

Tra gli altri beneficiari degli investimenti ci sono i big mondiali dell’industria bellica come la francese Thales, la statunitense Raytheon e la tedesca Rheinmetall, tutti in prima linea nella fornitura di armi per il conflitto in Yemen, dilaniato dal 2014 dalla guerra civile e conseguente crisi umanitaria. Anche RWM Italia, filiale italiana di Rheinmetall con sede nell’Iglesiente, ha realizzato ordigni usati dalla coalizione guidata dall’Arabia Saudita per bombardare lo Yemen.

I PARENTI DELLE VITTIME di un attacco mortale hanno presentato nel luglio 2023 denuncia contro l’Italia alla Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu).

ReCommon denuncia che, come nel caso di quella su ambiente e clima, la policy interna sulle armi di Intesa Sanpaolo è molto lacunosa, perché riguarda le singole operazioni e non vieta i finanziamenti e gli investimenti nelle società coinvolte nel settore degli armamenti. Queste scappatoie permettono a Intesa Sanpaolo di continuare a foraggiare le casse di Leonardo e di altri colossi dell’industria bellica. Viceversa altri player internazionali, come NN Group e Danske Bank, hanno deciso di prendere impegni ambiziosi per limitare il loro coinvolgimento nel settore degli armamenti.

Luca Manes

29/11/2023 https://ilmanifesto.it/

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