Mimmo Lucano: non potete fermare il vento

Ci sono voluti due anni perché si facesse chiarezza sul verdetto che in primo grado condannava l’ex sindaco di Riace, Domenico Lucano, a una pena molto severa (tredici anni e due mesi di carcere) per reati gravissimi (e incredibili) come associazione a delinquere, truffa, peculato, falso e abuso d’ufficio. L’11 ottobre scorso, Mimmo Lucano è stato assolto dalle accuse più gravi e la pena è stata ridotta a un anno e sei mesi – sospesa con la condizionale – dal tribunale d’appello di Reggio Calabria, che ha emesso la sentenza dopo molte ore di camera di consiglio. Gli altri 17 imputati sono stati assolti.

La solidarietà e l’accoglienza non sono reati.

* * * * *

Ci fate solo perdere tempo

In una versione de La canzone del maggio, Fabrizio De André canta: “Voi non potete fermare il vento: gli fate solo perdere tempo”, aggiungendo “Voi siete stati lo strumento per farci perdere un sacco di tempo”[1]. A questa funzione ha assolto un insieme di iniziative giudiziarie e politiche dal 2017 in avanti, con le quali le persone che migrano come potenziali richiedenti asilo e le iniziative di solidarietà a loro sostegno hanno subito un’intensificazione dei processi di criminalizzazione.

Nel 2018 fu posto agli arresti domiciliari Mimmo Lucano, accusato di abuso d’ufficio, truffa, concussione, peculato, turbativa d’asta, falsità ideologica e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Nello stesso periodo si sono verificati gli sgomberi reiterati dei punti di assistenza alle persone in transito a Roma organizzati da Baobab Experience[2]; l’intimazione a lasciare il territorio italiano del prefetto di Roma a Mady Gavrilescu, attivista del movimento per il diritto alla casa[3]; il blocco a singhiozzo delle attività di ricerca e salvataggio delle navi delle organizzazioni non governative e la negazione governativa degli sbarchi (ricordo quello negato all’Aquarius, autorizzata dal Governo spagnolo dopo giorni di attesa in mare[4]); le ripetute accuse (poi, cadute) e i processi contro diversi dirigenti e attivisti sindacali del S.I. Cobas[5].

L’elenco delle accuse penali – con i processi terminati con assoluzioni o, addirittura, con archiviazioni– e delle politiche repressive che hanno riguardato le migrazioni tra il 2017 e il 2020 è, ovviamente, più lungo: ho solo evidenziato una parte di quelle che hanno maggiormente avuto impatto sui movimenti sociali, sui soggetti organizzati per la giustizia sociale (come quelli del sindacalismo di base e del movimento per la casa) e sulla più ampia area sociale di sostegno ai diritti delle popolazioni migranti. Al centro di questo attacco ci sono stati la solidarietà e l’antirazzismo: quell’insieme di pratiche sociali e politiche che il movimento per la casa ci ha insegnato a chiamare meticce, cioè capaci di unire i soggetti sfruttati e subalterni al di là e contro le politiche divisive dall’alto.

La solidarietà e l’antirazzismo sotto processo

Mimmo Lucano ha rappresentato, con l’esperienza di accoglienza diffusa fatta nel comune calabrese di Riace, questa alternativa. Capace di attirare l’attenzione di artisti e intellettuali anche dall’estero, l’esperienza che egli ha guidato è diventata anche un simbolo. Colpirla con accuse anche infamanti – come quelle riportate nella sentenza di primo grado a 13 anni di carcere del 2021, secondo cui Mimmo Lucano avrebbe usato soldi pubblici per investimenti al fine di ottenere “una forma sicura di suo arricchimento personale, su cui egli sapeva di poter contare a fine carriera, per garantirsi una tranquillità economica che riteneva gli spettasse”[6] – ha contribuito a mettere in discussione non solo l’esperienza concreta di accoglienza delle persone richiedenti asilo, ma anche il suo valore politico e culturale più generale: quello della convivenza tra persone di diversa appartenenza etnica, culturale e geografica che cercano e trovano le forme e modalità per stare insieme e ridanno vita a territori in crisi e abbandono. La sentenza di primo grado del Tribunale di Locri aveva di fatto individuato il sistema di accoglienza organizzato a Riace come un sistema a delinquere. Non a caso, dopo la sentenza di appello dell’11 ottobre che ha quasi azzerato le accuse, riconoscendogli solo il reato di falso relativo a una delibera del 2017 e una condanna a 18 mesi di reclusione con pena sospesa, Mimmo Lucano ha commentato che “Salvini ha usato la mia condanna per criminalizzare l’accoglienza”[7], mentre in passato aveva riscontrato che “mi aspettavo che Minniti, da calabrese, ci aiutasse, ma forse ha contribuito ad aumentare i sospetti al ministero dell’Interno. Qui siamo limpidi, i progetti sono davanti gli occhi di tutti”[8].

Queste iniziative hanno oggettivamente contribuito a rafforzare il fronte politico e sociale che costruisce gli immigrati come minaccia da cui difendersi – generando un nemico utile a indirizzare la rabbia sociale verso il basso e non verso i poteri e le classi che si avvantaggiano della crisi in atto – e sostiene le politiche di selezione e controllo delle migrazioni attraverso gli accordi di esternalizzazione (cioè, delega) delle frontiere, utili, tra l’altro, a produrre gli immigrati come forza-lavoro indebolita o come merce utile per le campagne elettorali.

Il processo a carico di Mimmo Lucano si inserisce all’interno di questo contesto e va compreso, dunque, non solo sul piano strettamente tecnico-giuridico (ovviamente, fondamentale), ma anche in relazione al momento politico in cui si è determinato. Il processo a Mimmo Lucano è stato un processo politico? A questa domanda non si può rispondere direttamente, in quanto nessuno può avere le prove per attribuire a dei giudici un’intenzionalità di questo tipo. Ciò che è certo è l’uso politico che è stato fatto del processo a Mimmo Lucano, così come di altre accuse, come, ad esempio, quelle contro Carola Rackete[9]. Politico è stato sicuramente l’effetto dell’arresto, del processo e, poi, della condanna in primo grado di Lucano, ma, più in generale, dell’intera stagione di criminalizzazione della solidarietà e delle migrazioni aperta nel 2017-2018.

Nessuna persona che lotta va lasciata sola

Bisogna riconoscere che Mimmo Lucano non è stato lasciato solo. Questo, con dimensioni diverse, è accaduto anche ad altre persone esposte nell’ambito pubblico. Alla repressione politica e alle accuse espresse in ambito giudiziario non ha corrisposto l’isolamento. Una parte di società ha sostenuto Lucano, Rackete, Gavrilescu, le navi delle ONG o i dirigenti del S.I. Cobas (per fare alcuni esempi). La criminalizzazione della solidarietà, così come quella del dissenso e delle lotte sindacali, non ha trovato un campo vuoto né ha fatto il deserto attorno alle persone attiviste e ai percorsi di accoglienza, autonomia sociale, lotta politica e solidarietà reale che stanno continuando a tenere in piedi in Italia una prospettiva di giustizia sociale e antirazzismo.

Non a caso, il 10 novembre 2018 fu organizzato il corteo Indivisibili “contro il Governo, il razzismo e il decreto Salvini”[10]: una manifestazione con una composizione eterogenea, espressione di quel movimento che in Italia si era mobilitato, durante l’ultimo anno, per l’apertura dei porti, per la tutela del modello Riace e del suo ispiratore Mimmo Lucano, contro lo sfruttamento del lavoro, ma anche per chiedere giustizia per Soumaila Sacko ucciso a giugno in Calabria. Quella manifestazione segnalò la necessità di una mobilitazione permanente contro le politiche di isolamento sociale, di indebolimento dei legami e delle pratiche di solidarietà. Quel segnale non è svanito, nonostante gli anni di pandemia. Mimmo Lucano non è rimasto solo neanche dopo la condanna in primo grado. Questo è un dato politico, oltre che umano, fondamentale. La solidarietà, la vicinanza, il calore che si sono manifestati attorno Lucano e l’esperienza di Riace vanno evidenziati anche come metodo di convivenza e pratica politica: sostenere e restare accanto a chi lotta indica una prospettiva non scontata in un mondo che, al contrario, invita al cinismo e alla rassegnazione[11].

Note:

[1] (1) de andrè – canzone del maggio – vers censurata – YouTube

[2] +++SGOMBERO BAOBAB EXPERIENCE: post in aggiornamento+++ – BAOBAB EXPERIENCE

[3] Madalina l’attivista dei movimenti che doveva lasciare l’Italia: la Prefettura la caccia, il Tribunale dichiara illegittimo l’atto (romatoday.it)

[4] (1) Facebook

[5] Liberi i sindacalisti Si Cobas e Usb, cade l’accusa di associazione per delinquere (fanpage.it)

[6] Mimmo Lucano, le motivazioni della sentenza: «La sua povertà è solo apparenza: così ha sfruttato l’accoglienza per scopi personali» – Open

[7] Mimmo Lucano: “Salvini ha usato la mia condanna per criminalizzare l’accoglienza, ma si parla solo a fine partita” – HuffPost Italia (huffingtonpost.it)

[8] Migranti, perché il modello Riace rischia di fallire (agi.it)

[9] Caso Sea Watch (Carola Rackete): archiviate le accuse di favoreggiamento dell’immigrazione irregolare e rifiuto di obbedienza a nave da guerra | Sistema Penale | SP

[10] Comunicato stampa. Il 10 novembre più di 100 mila “indivisibili” in corteo – Cobas Napoli

[11]  Facebook

Gennario Avallone

15/1’/2023 https://effimera.org

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *