Minacce ai giornalisti indipendenti. L’Italia il Paese che ha il record

Chissà perchè i grossi media hanno ignorato i dati, della metà di dicembre scorso, dell’Osservatorio Ossigeno che certificano l’Italia come il Paese europeo con più operatori dell’informazione minacciati/e, e che i/le giornalisti/e minacciati/e sono, dal 2006 anno di nascita dell’Osservatorio, 500 (il 24% donne).L’Osservatorio ha pubblicato uno per uno il nome e la storia di ognuno dei giornalisti colpiti da “impedimenti” che oscurano notizie fondamentali per la vita pubblica e scomode per il potere politico e i loro potenti referenti finanziari e industriali.
Da gennaio a dicembre 2023 sono 186 episodi le intimidazioni nei confronti di giornalisti/e, blogger, video-operatori).

Da notare che, come ogni altro organismo di informazione indipendente che affronta altri temi di violenza sulla società fuori dai circuiti del potere, vedi la violenza sulle donne, rispetto al 2022, l’Osservatorio ha operato com meno risorse di inchiesta (facile immaginarne la causa) ha censito meno minacciati: erano stati 721 l’anno scorso, a dimostrare che le intimidazioni contro chi scopre le magagne dei poteri, siano essi singoli personaggi o organismi politici ed economici, è nel mirino dei cecchini al servizio della delinquenza governante ormai legale e quindi impunita.

E’ evidente che nel 2023 le intimidazioni, dei poteri legali come dei circuiti di odore mafioso non sono affatto diminuite sicmme che quando registrato dall’Osservatorio (il calo delle denunce da parte dei giornalisti) è stato anche confermato, nel linguaggio proprio della subdola burocrazia, dal Ministero dell’Interno: Nel 2023 molti giornalisti hanno evitato di denunciare quanto hanno subito per paura di non essere creduti (altra similitudine con le donne che hanno subito violenza fisica e molestie sul lavoro, in famiglia e per strada) e di subire, paradossalmente; altri danni di varia natura, come l’isolamento da pavidi colleghi. Quindi poca, o nulla, fiducia nelle istituzioni!

Da sottolineare che ci sono state decine di intimidazioni, sulle quali l’Osservatorio non ha potuto raccogliere dati sufficienti per dichiarali certificati. Tra questi ci sono i/le giornalisti/e che hanno subito forme varie di minacce verbali e attacchi sui social.

Da dove arrivano le indimidaioni e le esplicite minacce?
La maggior parte delle minacce da parte di singoli privati, seguono a ruota gli esponenti pubblici con episodi di abuso di denunce e azioni legali proviene da amministratori locali o esponenti politici nazionali. Mentre la diretta matrice mafiosa o di altri ambienti oppressivi è responsabile del quarto dei casi, una piccola parte riguarda la provenienza sconosciuta, come nel caso delle lettere intimidatorie e le minacce da imprenditori, mentre minacce provengono dagli stessi luoghi di lavoro: il mondo editoriale.

Da questi dati si deduce che la pessima posizione della stampa italiana nella classifica della libertà di stampa nel mondo è da ritenersi soprastimata, anche in considerazione dei milioni di euro che lo Stato regala ai “grandi” giornali senza i quali sarebbero in crisi, dato che i milioni d’introiti pubblicitari non basterebbero a coprire i dorati stipendi delle firme famose al servizio dei governi di turno. Dell’indipendenza stile Giorgio Bocca si sono perse le tracce, e se qualche penna precaria, e sottopagata, prova solo a citarlo è buttato fuori a calci.

Stessa considerazione si addice alle TV di Stato e commerciali? No, in quello oscuro mondo di mezzo, dorato e boccaccesco, i limiti della indecenza professionale si sono superati con una sudditanza spudorata ai poteri, tale da far diventare Goebbels un dilettante. La TV di Zavoli, Gugliemi e Curzi è ancora accesa nelle teste libere!

Che fare per esprimere odio verso questi cortigiani? Non leggere più i grassi giornali nazionali e spegnere, a periodi, per un mese la TV. Oggi, nell’Italia del pensiero unico, è l’unico modo per colpirli negli interessi che intascano con la vendita di anima e testa.

Franco Cilenti

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