Palestina. Il vile disinteresse
Israele vuole il caos. Lo titola Le Monde, cogliendo un elemento abbastanza evidente, ma nello stesso tempo inaccettabile e vergognosamente taciuto dai governi occidentali. O, per lo meno, segnalato politicamente con una lieve timidezza. Nella Striscia di Gaza si muore. Di bombe, di cecchini infami, di fame. E la superiorità morale per decenni dichiarata delle nostre democrazie svanisce nei silenzi imbarazzanti di fronte all’efferatezza, di fronte alla bizzarra politica degli Usa che armano a dismisura lo stato ebraico senza porsi troppi problemi rispetto ai crimini di guerra evidenti che vengono commessi, di fronte all’illegalità dell’occupazione e all’inchiesta della Corte internazionale di giustizia sul genocidio.
Le Monde scrive: i paesi europei devono prendere una posizione chiara. E appare davvero preoccupante continuare a ripetere il mantra dei due Stati con l’idea che tutto possa tornare a com’era prima del 7 ottobre, “quando la Striscia era soffocata da un impetuoso blocco terrestre e marittimo e la Cisgiordania era devastata dalla colonizzazione israeliana”. Il virgolettato è di Le Monde che chiude il suo articolo affermando che i paesi europei rischiano di essere complici dei crimini dello Stato ebraico. Però – dice ancora – potrebbero anche svolgere un ruolo meno passivo e vigliacco: “Possono anche decidere di imporre un nuovo rapporto di forze, riconoscendo che la protezione dei civili, in una terra in cui Israele non ha alcun diritto riconosciuto a livello internazionale, è essenziale per una soluzione politica. Una svolta di questo tipo è difficile soprattutto dopo anni di vile disinteresse. Ma l’alternativa sarebbe rassegnarsi alla vergogna”.
Ecco, mi sembra che le persone non si stiano rassegnando alla vergogna nonostante il vile disinteresse dei governi, in particolare del nostro. E le speranze sono animate proprio dalle piazze di protesta in tutto il mondo, anche da noi nonostante il manganello usato come strumento politico e repressivo. Le speranze sono animate da una certa resistenza artistica, culturale e anche mediatica che continua ad agire per ipotizzare un mondo meno brutto. Si tratta di lotta, e che altro dovrebbe essere? Gentile, civile, tenace, diffusa contro gli interessi privatissimi dei nostri venditori di armi, degli affaristi della devastazione che vedono la pace come un momento davvero inutile, per garantire agli efferati il dominio sulle nostre esistenze e il diritto di vita e di morte su intere popolazioni.
Rendo ancora merito a chi scrive contro questo sistema vigliacco, contro chi finge di non vedere riempiendosi la bocca di vuote parole di democrazia mentre Gaza muore di fame – la prima pagina dell’Internazionale titola: L’arma della fame -, per una precisa e crudele scelta politica di Israele, appoggiata da chi non interviene per fermare il massacro.
Al vile disinteresse degli opportunisti contrapponiamo la civile ostinazione di pensare un altro mondo possibile. Non in mano ai produttori di armi e di ideologie suprematiste, ma ai costruttori di pace e di politiche di convivenza umana in un sistema di maggiore giustizia sociale e di uguaglianza di diritti per tutti. Utopia? Forse. Ma preferibile al modo vigliacco di fingere libertà e democrazia manganellando tutto quello che mette in dubbio schiavitù e ingiustizia.
Antonio Cipriani
10/3/2024 https://www.remocontro.it/
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