Per non morire lavorando

Sono Carlo Soricelli, curatore dell’Osservatorio Nazionale morti sul lavoro di Bologna (https://cadutisullavoro.blogspot.com ), il 29 ottobre ci sarà il Cardinale Zuppi che ha invitato diversi ospiti, sarò presente anch’io in apertura con un video. In allegato la locandina dell’iniziativa alla Cappella Farnese di Bologna e la reale situazione delle morti sul lavoro nel 2022 aggiornata a oggi pomeriggio. Aiutateci a sensibilizzare gli italiani a questa autentica strage che diventa ogni anno sempre più grande. Per i partecipanti è gradita la prenotazione, anche se l’ingresso è libero e aperto a tutti.

Se si vuole che questo importante incontro non sia il solito rituale che alla fine servirà a poco, bisogna analizzare il triste fenomeno nella sua complessità e attivarsi per fare proposte concrete perché diventi solo un cattivo ricordo.
Io me ne occupo da 15 anni e posso dire di essere diventato un esperto del tema. Ho aperto l’Osservatorio il 1° gennaio 2008 e da allora ho registrato tutti i morti sul lavoro in tabelle excel, classificati per giorno, mese e anno della tragedia, con Provincia e Regione dell’infortunio mortale, identità della vittima, età, professione, nazionalità e cenni sulla disgrazia.

I dati dell’osservatorio comprendono tutti i morti sul lavoro. INAIL raccoglie SOLO le denunce che arrivano dal territorio dei suoi assicurati. ANMIL e un altro Osservatorio riprendono i morti di questo Istituto, ma sono parziali. Il problema vero è che ci sono oltre 4 milioni di lavoratori che non hanno INAIL come assicurazione. Molte categorie non sono assicurate con Inail e tante persone che muoiono in nero non sono registrate da nessuno, se non da noi.
Un’altra cosa che voglio sottolineare è che tantissimi agricoltori schiacciati dal trattore sono anziani che per arrotondare le pensioni continuano (per fortuna dell’Italia) a coltivare i propri terreno. Ne sono già morti 144 anche quest’anno, anche loro sfuggono a ogni statistica. Da quando ho aperto l’Osservatorio sono morti oltre 2000 agricoltori in questo modo atroce.

È per questo che il numero di morti sul lavoro monitorati dall’Osservatorio è molto più alto di quello che diffonde INAIL. Non sono numeri campati in aria, ma sono ricavati della registrazione dei morti ogni giorno.
Negli ultimi anni riguardo ai morti in tarda età, se si escludono i morti sulle strade e in itinere, che INAIL mette insieme nei numeri che diffonde, risulta scioccante che un morto su cinque sui LUOGHI DI LAVORO ha più di 60 anni: non si può far svolgere lavori pericolosi a anziani che hanno riflessi poco pronti, calo di vista, sordità e altri acciacchi dovuti all’età. L’allungamento generalizzato dell’età per andare in pensione ha fatto aumentare i morti in tarda età; negli ultimi giorni sono morti tre edili che avevano 73, 77 e 79 anni, ovviamente in nero. Ora muoiono anche tanti giovani, alcuni addirittura in scuola/lavoro. Ma la libertà di licenziamento introdotta col Jobs Act e i lavori a tempo determinato, costringe tanti a svolgere lavori pericolosi, senza potersi opporre pena il licenziamento.

Il 30% dei morti sui luoghi di lavoro sono in agricoltura, intorno al 20% i morti in edilizia, con le cadute dall’alto che uccidono per l’80% questi lavoratori.
L’autotrasporto ha quest’anno il 14% dei morti: sono aumentati notevolmente in questi ultimi anni per il fenomeno degli acquisti on line che sottopone questi lavoratori “falsi autonomi” a ritmi forsennati. Anche i rider muoiono numerosi, giovani uomini e donne.

Nelle industrie di tutte le categorie, sui luoghi di lavoro sono morti quest’anno l’8% di lavoratori: dove ci sono rappresentanti dei lavoratori e imprenditori che dialogano sulla Sicurezza, i morti si contano sulle dita di una mano, nonostante milioni di addetti; quelli che muoiono in queste realtà sono esclusivamente lavoratori in appalto nell’azienda stessa, e questi non hanno nessuna tutela sindacale, lavoratori che non hanno gli stessi contratti dei dipendenti.
Cambia tutto nelle piccole e piccolissime aziende e tra gli artigiani che muoiono numerosissimi: in fabbrica su una macchina, anche donne alle quali sono stati modificate le macchine per aumentare la produzione, come Luana D’ Orazio a Prato o Laila El Harim a Reggio Emilia. Muoiono magazzinieri guidando i muletti, tornitori, elettricisti, installatori, manutentori, idraulici, ecc. tantissimi gli artigiani.

Occorre aver chiaro che sulle strade ci sono altrettanti morti, come per esempio il povero giovane di 19 anni al suo primo giorno di lavoro, come Faier Benadini morto insieme a un suo collega: il loro camion si è scontrato con una betoniera. Ma tantissimi muoiono sui luoghi di lavoro o sulle strade in trasferta a centinaia di km da casa.
Descrivere tutte le casistiche delle morti in poche righe è impossibile. Ma ricordiamoci anche del terribile contributo di sangue che pagano i lavoratori stranieri che rappresentano il 12% di tutti i morti sui luoghi di lavoro (due su quattro a Bologna dall’inizio dell’anno).

I morti sul lavoro non sono quindi una tragica fatalità causata da un destino avverso. Nella provincia di l’Aquila quest’anno non c’è stato nessun morto sui luoghi di lavoro, eppure L’Aquila ha un numero enorme di cantieri aperti nel post terremoto. Qui lo Stato è efficiente, come tutte le Istituzioni, locali e nazionali; controllo sulle infiltrazioni mafiose sulle aziende che operano nel territorio, con i lavoratori che devono avere tutti i dipendenti in regola, con controlli diffusi e attrezzature adeguate; qui controllano anche il subappalto. Occorre esportare questo modello nel resto del Paese.

Un’ultima annotazione: l’ultimo rapporto INAIL sugli infortuni in Italia è del 31 agosto. Nei primi otto mesi del 2022 sono arrivate a questo Istituto 677 denunce di morti per infortuni, comprensivi dei morti sulle strade e in itinere. Il 29 ottobre i morti di questo Istituto si aggireranno sui 900 complessivi mentre i nostri supereranno i 1300, perché l’Osservatorio, anche con la collaborazione di tantissimi amici di Facebook, che segnalano i morti nella loro regione, riesce ad avere una visione completa di queste tragedie.
Se si confronta questo periodo con lo stesso del 2021, l’aumento dei morti è stato del 9%. Nessun calo quindi se si contano tutti i morti sul lavoro. Se poi andiamo a vedere lo stesso periodo, dal 1° gennaio al 15 ottobre del 2008 anno di apertura dell’Osservatorio i morti sono aumentati di oltre il 20%.

I morti sui luoghi di lavoro a Bologna (escluso itinere) sono stati 4, due di questi sono stranieri Vasyl Syrotiuk, edile ucraino di 51 anni è precipitato da un solaio a Castelmaggiore, Choma Cuna è una filippina annegata per cercare di salvare un bambino in piscina sui colli bolognesi. Ma c’è anche Tiziana Gentilini una donna schiacciata dal trattore che si è ribaltato, lei era sul cassone che trasportava legna. La quarta vittima a Imola: è un operaio napoletano di cui conosciamo solo le iniziali C.P è morto schiacciato da un camion in retromarcia in una ditta di logistica. Ma ricordiamo anche il giovane di 22 anni Yafa Yaya morto all’interporto di Bologna nell’ottobre del 2021 che il Cardinale Zuppi ha voluto ricordare nella sua visita all’Interporto del 27 settembre di quest’anno. Gli stranieri morti sui luoghi di lavoro in Italia sono 76 e rappresentano il 12% di tutti morti sui luoghi di lavoro.

NOTA A MARGINE

Da Istituzione a Istituzione, i “600 morti” della manifestazione di CGIL, CISL e UIL e i 677 dell’INAIL ad agosto.

Eppure tutti sanno che c’è qualcun’altro che racconta che i morti sul lavoro sono già oltre 1200 e 634 sui luoghi di lavoro. Lo sanno benissimo perché in tantissimi seguono l’Osservatorio Nazionale morti sul lavoro di Bologna. Ma è comodo utilizzare la raccolta dati dell’INAIL, poi i loro uomini, spesso in ruoli prestigiosi anche loro istituzionalizzati sono dentro a INAIL, ai Ministeri del lavoro e delle Politiche Agricole: nelle Commissioni lavoro della Camera e del Senato, ma anche i vertici sindacali che si occupano di queste tragedie, dialogano con loro: Se non parlassimo di morti sul lavoro direi che assomigliano molto ai Testimoni di Geova: chiusi nei loro bunker istituzionali che traggono la “verità” da Geova INAIL.  Tutti traggono “ispirazione” dall’INAIL che con la sua potenza mediatica e economica fa passare i 600 morti come rappresentativi di tutto il panorama lavorativo. E gli altri 600?  Non esistono ovviamente: Soricelli? Un sorriso o un volto contrariato nei loro volti istituzione; un pericoloso estremista che vuole distruggere il sistema e che dà i numeri da 15 anni; ma poi, parliamo chiaro, è solo un metalmeccanico in pensione! Cosa volete che ne sappia? Come fa lui semplice metalmeccanico con un misero computer a scrivere queste panzane? 1200 morti, li monitorerà a caso. Li raddoppia?  come gli ha chiesto un personaggio della Commissione Lavoro del Senato anni fa? “ma lei come fa a dire che ci sono tanti morti? Non è che prende quelli di INAIL poi ci aggiunge quelli che trova in rete? Da piangere: diffondo sempre i morti del giorno prima e INAIL un mese dopo. Ma poi i volti imbarazzati e contrariati di importanti personaggi istituzionali, già sindacalisti di primo piano nelle trasmissioni televisive con i pochi giornalisti che hanno avuto il coraggio di confrontare il numero di morti dell’Osservatorio con quelli di INAIL. Poi da pericoloso estremista malizioso guardo con molta perplessità ex ministri, ex sindacalisti che a fine carriera fanno un meritato riposo negli Enti e negli Istituti che prima dovevano controllare, ovviamente gratuitamente. E poi nella preparazione di un grande evento a Bologna dove sindacalisti, quando snociolavo il numero di morti sul lavoro mi chiedevano di sottoporli al controllo di un professore universitario, ovviamente i miei morti non erano credibili per loro, si gli Istituzionalizzati arrivano fino ai locali . Beh mi sono un po’ alterato ma ho trattenuto la rabbia: ma perché non fanno domande inverse? Cara INAIL, caro Presidente Bettoni (già presidente ANMIL) ci spieghi lei come mai l’Osservatorio nazionale morti sul lavoro di Bologna registra (o inventa) molti più morti di voi? Di sicuro assisteremo ad un silenzio imbarazzante: ma nessuno in questi 15 anni ha avuto il coraggio di fare questa domanda. Le Istituzioni si proteggano e autoalimentano. Ma il 31 dicembre toglierò il disturbo, così potranno scrivere di incredibili cali delle morti, ma con rammarico perché nei loro finti cali diranno “un solo morto sul lavoro è di troppo” Carlo Soricelli curatore dell’Osservatorio morti sul lavoro di Bologna http://cadutisullvaro.blogspot.it Io una voce fuori dal coro? Ma occorrerebbe chiedersi se è il coro che è stonato

Carlo Soricelli

17/10/2022

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