Pontifica sul decisionismo e il giovanilismo. E intanto riempie l’Italia di altre tasse. E della forma più odiosa, con le esenzioni per i soliti “poteri forti”, in questo caso Vaticano e multinazionali. Matteo Renzi ha tenuto ieri il suo primo Consiglio dei ministri. Archiviato il “Salva – Roma” che ha rovesciato sulla Capitale tagli e dismissioni a non finire.

Governo, dopo tante parole arrivano le tasse. E nella forma più odiosa: esenzioni per Vaticano e multinazionali

La Tasi è in campo con la possibilità di alzarla fino allo 0,8 per mille da decidere comune per comune ma con l’impegno di destinarne parte alle detrazioni per le categorie a reddito piu’ basso. Proroga della ‘rottamazione’ delle cartelle Equitalia che, scaduta oggi, potra’ invece proseguire fino al 31 marzo e ‘cancellazione’ della WebTax introdotta di recente, ma gia’ decisamente depotenziata per i dubbi subito espressi da Renzi.

Intanto, arriva anche una rassicurazione,ma niente di concreto: le coperture, anche i 10 miliardi per tagliare il cuneo, dice il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Graziano Delrio, ci sono e saranno specificate nelle prossime settimane. Dunque come noto si continua a lavorare sulle due diverse ipotesi che sono o il taglio dell’Irap, o dell’Irpef o un ‘mix’ tra le due misure. Ipotesi che il sindacato non vede di buon occhio, comunque.

Per gli immobili della Santa Sede riconosciuti dai Patti Lateranensi che non pagheranno la nuova Tasi, si va dalla Basilica di Santa Maria Maggiore all’Universita’ Gregoriana, dal Palazzo della Cancelleria, dove ci sono gli uffici della Rota, alla Basilica di San Paolo. Fuori da Roma, esentato dalla tassa anche il Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo, la residenza estiva dei Papi. Sono circa venticinque in tutto.

C’e’ invece un po’ di confusione su tutti gli altri immobili della chiesa, dalle parrocchie agli oratori. ”Sono esentati dal versamento della Tasi soltanto i fabbricati della Chiesa indicati nei Patti Lateranensi”, riferiva il comunicato diramato da Palazzo Chigi alla fine del Consiglio dei ministri, lasciando intendere che tutti gli altri immobili ecclesiastici, compresi quelli esclusivamente dedicati al culto, potessero essere assoggettati alla tassa. Il punto è che la Tasi è sui servizi e non sulla proprietà e quindi il regime impositivo non è lo stesso del precedente. Si tratta, infatti, di una tassa basata sui servizi erogati dal Comune, dall’illuminazione alle strade, che interessano anche luoghi non commerciali, come per esempio le parrocchie.

Diverso invece e’ il caso degli immobili della Chiesa che svolgono attivita’ commerciali: sono soggetti all’Imu, proprio come tutte le altre attivita’ produttive. Su questi incidera’ anche la nuova Tasi? Anche questo e’ un nodo da sciogliere. Discorso analogo per gli immobili ‘misti’, in parte dedicati al culto e in parte dedicati alle attivita’ commerciali. Si paga l’ Imu per la quota di immobile che fa profitto. Anche in questo caso non e’ chiaro se la Tasi verra’ applicata o meno.

Un decreto ministeriale delle Finanze era atteso proprio nei prossimi giorni. Tutto questo, va ribadito, riguarda pero’ principi di tassazione del passato, dicono fonti dell’Esecutivo, che guardavano alla proprieta’. Mentre la Tasi, spiegano le stesse fonti, riguarda servizi indivisibili.

 

Fabio Sebastiani 

01/03/2014 www.controlacrisi.org

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