Primo Maggio, il lavoro ormai è la schiavitù. Nei call center, e non solo, a 9 euro al giorno.

Il Governo non sa più come nascondere le “rughe” del Jobs act, cratura nata già vecchia e ormai inservibile. E allora ad ogni bollettino Istat che esce ecco le magnifiche piroette di Renzi-Poletti-Del Rio-Padoan. Dopo la smentita di ieri dell’istituto nazionale di statistica a proposito dei disastrosi dati sull’occupazione/disoccupazione (salita al 13%), che fanno dell’Italia la pecora nera dell’Europa, si sono esercitati un po’ tutti a riempire la scena di cortine fumogene. Il “cooperante” prestato alla politica, molto onestamente parla di “alti e bassi”. Il suo compare, alias Tiziano Del Rio, preferisce la menzogna. Stavolta però l’ha detta grossa, contraddicendo addirittura gli stessi dati Istat. “I dati sulla disoccupazione nelle fasi di ripresa
dell’occupazione stessa normalmente mentono – afferma Delrio -. Perché‚ se c’é una aspettativa di ripresa c’é più gente che si iscrive al collocamento”. Falso, completamente falso: l’Istat dice che il “tasso di attività” che è l’indice con il quale si misura l’intenzione delle persone di cercare un lavoro, è sempre stabile. A fianco alle “pinocchiate” di Del Rio c’è da sbellicarsi dalle risate invece con le previsioni di Padoan. Dunque, questo grande esperto di economia internazionale, che da quando è ministro dell’Economia non ne prende una, mentre il primo aprile diceva che la ripresa si stava “rafforzando”, manco fosse Mastrolindo in fase di accumulazione dei poteri, ecco che ieri se ne esce con un nevrotizzante “fate presto perché la finestra della ripresa si sta chiudendo”. No, ma dico, è passato un mese. E che diamine! Davvero divertente se non ci fosse da piangere da una parte per l’inettitudine di certi mestieranti e, dall’altra, per la concretezza della crisi che ha prodotto più di un milioni di disoccupati. Tra fandone e farse la baracca va avanti.

”Guadagno 2,50 euro all’ora, ma da qualche giorno stanno parlando di un aumento a 3,60 l’ora. Faccio 3 ore al giorno, ma chi è bravo ne fa anche 6”. È il grido d’aiuto lanciato alla vigilia della festa del Lavoro da alcuni lavoratori di un call center di Taranto e raccolto dalla Slc Cgil del capoluogo ionico. Arriva pochi giorni dopo la scoperta di donne schiavizzate a 9 euro al giorno per fare telefonate di vendita di prodotti tessili. Ma nell’ultimo caso, sottolinea il sindacato il call center lavora esclusivamente per un colosso della telefonia.” Ci chiediamo come sia possibile che una grande azienda, nonostante i nostri ripetuti interventi sul call center in questione – aggiunge il sindacato Slc-Cgil – continui ad affidare commesse a chi sfrutta in modo inqualificabile uomini e donne con livelli di retribuzione che assomigliano all’elemosina”. Il call center in passato é finito più volte sotto la la lente del sindacato e poi degli organi di controllo, ”ma – osserva Andrea Lumino del sindacato di categoria della Cgil – evidentemente non è stato sufficiente. E se tutto questo non dovesse bastare bisogna infine aggiungere che il Governo con i suoi provvedimento non solo non sta combattendo il precariato, ma sembra intenzionato a voler offrire nuovi strumenti – conclude – chi ancora confonde colpevolmente il lavoro con la schiavitù”.
Schiavitù che va ad aggiungersi al “lavoro gratutito” dell’Expo, agli stage, alla “youth guarantee” e allo sfruttamento senza limiti nelle campagne del ragusano, dove le donne vengono costrette e rapporti sessuali non consenzienti, senza dimenticare la Puglia, la Calabria e la Campania. Paghe che difficilmente superano i 20 euro al giorno. Di cosa parliamo quando parliamo di lavoro?
Proprio in questi giorni è uscito un dossier di Migrantes da cui viene fuori che sono 400mila le persone che nel nostro Paese sono vittime della tratta nel mondo del lavoro: in casa, nei laboratori, nei campi e nelle aziende agricole, nel mondo della pesca e dei lavoratori marittimi, nei servizi turistici. Da questo conto sono esclusi bambini e adolescenti che secondo un’altra stima si aggirano intorno ai trecentomila.

Fabio Sebastiani

2/5/2015 www.controlacrisi.org

 

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