Quasi 2.000 difensori del territorio e dell’ambiente uccisi tra il 2012 e il 2022 per aver protetto il pianeta

  • Almeno 177 difensori del territorio e dell’ambiente in tutto il mondo sono stati assassinati lo scorso anno, portando il numero totale di omicidi tra il 2012 e il 2022 a 1.910, secondo un nuovo rapporto di Global Witness.
  • Quasi nove omicidi su dieci registrati nel 2022 sono avvenuti in America Latina e più di un terzo di tutte le aggressioni mortali sono avvenute in Colombia.
  • L’anno scorso, un omicidio su cinque di difensori in tutto il mondo è avvenuto nella zona A, dove violenza, tortura e minacce sono una realtà per varie comunità della regione.
  • Oltre agli attentati alla vita, gli attivisti subiscono sempre più una maggiore criminalizzazione, la strategia attraverso la quale le leggi diventano armi puntate per mettere a tacere le loro voci.
  • Global Witness chiede ai governi di tutto il mondo di attuare urgentemente migliori misure di protezione per i difensori e di incoraggiare il riconoscimento del ruolo che svolgono nella lotta all’emergenza climatica.


Londra, 13 settembre 2023. Almeno 177 difensori del territorio e dell’ambiente sono stati uccisi l’anno scorso per aver tentato di proteggere il pianeta – uno ogni due giorni, secondo un nuovo rapporto di Global Witness pubblicato oggi, in collaborazione con partner di tutto il mondo. I nuovi dati portano il numero totale degli omicidi di difensori tra il 2012 e il 2022 a 1.910.

Queste conclusioni vengono pubblicate prima che i governi di tutto il mondo si incontrino a novembre negli Emirati Arabi Uniti per la COP28, dove gli Stati faranno il punto sui progressi compiuti nell’attuazione dello storico Accordo di Parigi, stabilito nel 2015. Il nuovo report di Global Witness evidenzia il ruolo cruciale che gli attivisti svolgono nel difendere e raggiungere la giustizia climatica, ma sottolinea che tra l’approvazione di quello storico Accordo sul clima (12 dicembre 2015) e il 31 dicembre 2022, almeno 1.390 difensori sono stati assassinati.

L’anno scorso la Colombia si è rivelata il paese con il più alto tasso di omicidi al mondo, con 60 morti in totale, che rappresentano più di un terzo degli omicidi avvenuti. Nonostante il fatto che la Colombia abbia ratificato nell’ottobre 2022 un importante accordo regionale giuridicamente vincolante che obbliga il governo a prevenire e indagare sugli attacchi contro i difensori, questa cifra quasi raddoppia il numero di omicidi registrati nel 2021.

Da quando Global Witness ha iniziato a documentare la morte di attivisti per la terra e l’ambiente nel 2012, almeno 382 sono stati uccisi in Colombia, rendendo questo il paese con il maggior numero di omicidi denunciati al mondo durante quel periodo.

La maggior parte degli omicidi registrati nel 2022 (88%) è avvenuta in America Latina. In quella regione, altri paesi con un alto tasso di attentati mortali lo scorso anno sono stati il ​​Brasile, con 34 omicidi; Messico, con 31; e l’Honduras, con 14. Nelle Filippine sono morti in totale 11 difensori.

La ricerca ha inoltre evidenziato ancora una volta che le comunità indigene del mondo affrontano un livello sproporzionato di attentati mortali, essendo state vittime di oltre un terzo (34%) degli omicidi globali lo scorso anno, nonostante costituiscano solo circa il 5% della popolazione mondiale.

Nonostante il persistere degli omicidi dei difensori negli ultimi 11 anni, coloro che li hanno commessi raramente sono stati assicurati alla giustizia perché i governi non indagano adeguatamente su questi crimini e l’impunità che ne risulta incoraggia nuovi attentati

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Shruti Suresh, co-direttore ad interim delle campagne di Global Witness, ha dichiarato:

“I responsabili degli attacchi mortali contro gli attivisti la fanno franca da troppo tempo. Anche se si fermano prima di uccidere i difensori, usano violenza, intimidazione e molestie contro di loro in diverse parti del mondo per metterli a tacere. Ma il movimento mondiale di persone unite dalla determinazione e dall’impegno a difendere le proprie case e comunità sono sempre sul sentiero di guerra, nonostante siano minacciate dalle azioni irresponsabili di imprese e governi, non potranno essre messe a tacere.

“Continuiamo a riconoscere e onorare il lavoro dei difensori che hanno perso la vita e dedichiamo il nostro rapporto a loro, alle loro famiglie e alle loro comunità. Continueremo a lavorare per far riecheggiare la loro voce, poiché sono essenziali nella lotta contro il cambiamento climatico e la protezione del nostro ambiente dallo sfruttamento.

“I governi del mondo devono fermare con urgenza gli omicidi insensati di coloro che difendono il nostro pianeta, anche proteggendo gli ecosistemi più preziosi, che svolgono un ruolo fondamentale nell’affrontare l’emergenza climatica. Per porre fine alla violenza e all’ingiustizia che affrontano questi tipi di attivisti, dobbiamo unire gli sforzi a livello regionale, nazionale e internazionale. Troppe vite sono già andate perdute. E non possiamo permetterci di perderne altre.”

L’analisi di Global Witness mostra che l’Amazzonia è uno dei luoghi più pericolosi al mondo per i difensori: l’anno scorso, nella foresta pluviale più grande del pianeta, sono avvenuti 39 omicidi, più di uno su cinque (22%) di quelli registrati a livello mondiale. Tra questi c’è quello del giornalista britannico del Guardian Dom Phillips e di Bruno Pereira, un esperto di popolazioni indigene, assassinati lo scorso giugno mentre visitavano il territorio indigeno nella regione amazzonica del Brasile. In totale, dal 2014 in Amazzonia sono stati assassinati almeno 296 difensori.

Nel report si analizzano anche i casi di comunità indigene della foresta pluviale che affrontano varie minacce derivanti da attività come l’estrazione dell’oro e il disboscamento. È stato segnalato che aziende con sede nel Regno Unito, nell’Unione Europea e negli Stati Uniti sono state collegate a violazioni dei diritti umani commesse contro queste comunità, poiché è stato scoperto oro estratto illegalmente dalle terre dei kayapó nelle catene di approvvigionamento della raffineria italiana di metalli preziosi Chimet e la compagnia mineraria Serab Gold*.

Laura Furones, responsabile principale della campagna per i difensori del territorio e dell’ambiente, ha dichiarato:

“Gli studi hanno dimostrato più e più volte che i popoli indigeni sono i migliori custodi delle foreste e, quindi, sono essenziali per mitigare la crisi climatica. Tuttavia, in paesi come Brasile, Perù e Venezuela sono sotto assedio proprio per aver portato avanti questo lavoro. Ogni giorno sentiamo parlare di nuovi attacchi e il nostro rapporto evidenzia alcune di queste storie”.

“Quando, meno di due anni fa, più di cento paesi firmarono la Dichiarazione di Glasgow alla COP26, si impegnarono a fermare la deforestazione entro il 2030. Tuttavia, ora sappiamo che nel 2022 si è perso il 10% di foreste primarie rispetto all’anno precedente, cioè stiamo andando nella direzione sbagliata e stiamo perdendo tempo preziosissimo, che sta finendo. Dobbiamo riconoscere che, affinché le foreste non scompaiano, è fondamentale proteggere chi le considera la propria casa, contro la crescente emergenza climatica e la difesa dei diritti umani devono andare di pari passo.”

Secondo il rapporto, i nuovi dati sugli omicidi dei difensori non riflettono con esattezza la reale portata del problema, considerando le restrizioni alla libertà di stampa e la mancanza di monitoraggio indipendente in molti paesi – soprattutto in Africa, Asia e Medio Oriente – rendono difficile la denuncia di questi omicidi. Allo stesso modo, l’analisi evidenzia un modello preoccupante che emerge a livello globale di casi di silenzio degli attivisti attraverso la criminalizzazione, il che significa che i quadri giuridici che dovrebbero proteggerli diventano armi per attaccarli.


Global Witness

23/0/2023 https://ecor.network/

Traduzione Giorgio Tinelli per Ecor.Network

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