Ricercatori dell’Università della California hanno trovato centinaia di migliaia nanoparticelle di plastica per litro di acqua in bottiglia

Uno studio pubblicato sulla rivista scientifica americana PNAS (Proceedings of the National Academy of Sciences) rivela che l’acqua in bottiglia, conterrebbe cento volte più frammenti di plastica rispetto alle stime precedenti. Utilizzando una tecnica innovativa, sono state rilevate – in media per litro – 240.000 particelle di plastica, che proprio per la loro minima dimensione possono raggiungere gli organi umani, dopo aver testato l’acqua in bottiglia di diversi marchi popolari negli USA.

I risultati della ricerca hanno mostrato che ogni litro conteneva tra le 110.000 e le 370 000 particelle per litro, di cui il 90% erano nanoplastiche, il resto erano microplastiche. Il tipo più comunemente trovato era il nylon, probabilmente proveniente da filtri di plastica usati per purificare l’acqua, seguito dal politereftalato di etilene (PET), di cui sono fatte le bottiglie.https://audiovisual.ec.europa.eu/corporateplayer/index.html?video=I-240033&language=EN

La plastica è ora onnipresente nella nostra vita quotidiana. L’esistenza di microplastiche (da 1 μm a 5 mm di lunghezza) e anche di nanoplastiche (<1 μm) ha recentemente sollevato preoccupazioni per la salute. In particolare, si ritiene che le nanoplastiche siano più tossiche poiché le loro dimensioni più piccole le rendono molto più adatte, rispetto alle microplastiche, ad entrare nel corpo umano. 

Le nanoplastiche primarie sono intenzionalmente aggiunte ai prodotti (nei prodotti di cura personale e cosmetici, nei dispositivi medici – farmaci, nei pesticidi).

Le nanoplastiche secondarie derivano quando le plastiche di maggiori dimensioni si deformano in nanoplastiche – sia per frammentazione che per deterioramento.

È probabile che le nanoplastiche secondarie siano la principale fonte di inquinamento da nanoplastiche nell’ambiente, poiché le nanoplastiche sono generate dal degrado delle microplastiche e le microplastiche dal degrado delle macroplastiche. 

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Tuttavia, il rilevamento delle nanoplastiche impone enormi sfide analitiche sia sulla sensibilità a livello nano – che sulla specificità di identificazione della plastica -, portando a una lacuna di conoscenza in questo misterioso nanomondo che ci circonda.

Per affrontare queste sfide, i ricercatori hanno sviluppato una piattaforma di imaging Raman scattering (SRS) stimolata dall’iperspettrale con un algoritmo di identificazione della plastica automatizzato che consente l’analisi della plastica micro – nano a livello di singola particella con elevata specificità chimica e produttività.

Con questo sistema hanno rilevato e identificato con successo le nanoplastiche dei principali tipi di plastica. Il conteggio di singole particelle ad alto rendimento ha rivelato una straordinaria eterogeneità delle particelle.

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4/4/2024 https://ambientenonsolo.com/

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