SANITA’ PUBBLICA “Di paure e di speranza”

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Tutto è cominciato con una emorragia nasale. Certo, un’emorragia si può fermare e poi non ci pensi più. Ma quando tende a ripetersi e fermarla diventa sempre più difficile, c’è qualcosa che non va. Da un episodio così è cominciato il viaggio di Luigi Giario attraverso la grave malattia che l’aveva colpito (un tumore al setto nasale). E questo percorso ha dato origine a un bel libro: “Di paure e di speranza” edito da Manni.

E’ un libro affascinante per almeno tre motivi. Parla di una malattia grave ma la narrazione non è angosciante perché contestual-mente parla anche di un percorso di ricerca e di guarigione. In secondo luogo, molti si possono riconoscere nella avventura narrata di Luigi perché a chiunque può capitare, in un dato momento della sua vita, di fare i conti con un problema serio di salute che lo riguardi. E nella narrazione autobiografica di Luigi, nella sua ricerca di soluzioni e di senso ci si può ritrovare in pieno. Infine, è un libro che lascia il segno perché denso di riflessioni che spaziano dall’ambito sanitario a quello psicologico-relazionale, a quello spirituale, a quello sociale.
Un percorso che approda infine a una diversa visione della vita, a un punto di vista “altro”, più consapevole e più liberante.

La narrazione, peraltro, si svolge su diversi piani. Anzitutto abbiamo il piano medico – sanitario. La ricerca di una diagnosi certa e poi quella, altrettanto spasmodica, di interventi terapeutici efficaci. E qui si scopre come, nella relazione medico – paziente, è, sì, importante la scelta della cura, del tipo di intervento, del percorso terapeutico da seguire ma è altresì importante la “parola”, che può essere rassicurante, ma anche fonte di ulteriore inquietudine. Un medico cura anzitutto con il potere della parola, di cui deve essere ben consapevole. E Luigi ce lo dimostra.
Nell’esperienza di Luigi, come lui stesso afferma, è anche importante rilevare come un sistema sanitario pubblico, competente, efficace, faccia ancora la differenza. E molti potrebbero sottoscriverlo. Pertanto, non si insisterà mai abbastanza sulla necessità di salvaguardare un sistema sanitario libero da infiltrazioni private e da obiettivi di profitto. Il sistema sanitario italiano, nonostante le deplorevoli degenerazioni cui è andato incontro in questi ultimi decenni con i vari tagli alla sanità a favore di una sanità privata, vive ancora, sotto molti aspetti, dell’eredità storica di quello Stato sociale che diede origine alle USL, poi non a caso diventate ASL, aziende più interessate al contenimento dei costi che non alla salute pubblica.

Un’altra annotazione riguardo all’aspetto sanitario. Luigi, come a molti succede, ovviamente si affida alle mani esperte della medicina scientifica, ma non disdegna di esplorare anche soluzioni che possano venire dalla cosiddetta “medicina naturale”. Senza diventare fanatici assertori o demolitori dell’una e dell’altra, occorrerebbe che i professionisti della medicina tenessero in giusto conto anche le possibili risposte autoguaritrici dell’organismo umano. Che si creasse cioè un giusto equilibrio tra i progressi della scienza medica sul piano delle terapie farmacologiche e la sollecitazione delle difese immunitarie con metodi naturali.

Un altro piano della narrazione è quello psicologico – relazionale. Naturalmente, quando si è messi di fronte a problemi di salute così seri, chiunque sarebbe investito da un turbinio di emozioni e di sentimenti contrastanti. E’ quello che capita a Luigi, dibattuto tra inquietudini e bisogni di rassicurazione, angosce e speranze. E questa tempesta emotiva si riverbera anche sul piano relazionale: in un primo momento vorrebbe rintanarsi nel suo guscio, tenersi tutto dentro, non far trapelare nulla delle sue paure. Ma poi la sua stessa fragilità lo mette in condizione di volersi sfogare, chiedere aiuto, consiglio, incoraggiamenti.

Così comincia a modificarsi anche il suo atteggiamento nei confronti delle persone che gli stanno intorno, soprattutto gli affetti più cari. I figli, la moglie. Abbandona la corazza della ferrea razionalità e si lascia andare di più alle confidenze, alla tenerezza dei sentimenti.
Ma scopre che anche da altre persone possono venire sostegno e comprensione, anzi, proprio da persone più distanti e insospettabili magari capita che vengano gli aiuti più utili e risolutivi.

Poi c’è il piano della spiritualità. Luigi è un credente, ma la sua non è una religiosità tradizionale, miracolistica, dogmatica. I suoi punti di riferimento sono pensatori e mistici problematici, che hanno vissuto eventi collettivi o personali altamente drammatici, come David Turoldo, Etty Hillesum e un grande pensatore – filosofo della spiritualità orientale come Tiziano Terzani. Non è una spiritualità che addormenta gli interrogativi, ma che spinge ancora di più alla ricerca di senso. A cui Luigi approda, dopo una faticosa e travagliata ricerca interiore.

Dopo l’intervento chirurgico, comincia il percorso della guarigione. Anche esso difficile, drammatico, irto di contraddizioni emotive. Le ansietà legate alle visite di controllo. Il sollievo quando tutto procede bene. La ripresa faticosa di contatto con una “normalità” del vivere che per troppo tempo era venuta meno. Ma si procede, mentre si rafforza la sua visione della vita da un altro punto di vista, più maturo e consapevole.

Così passano dieci anni. E, raggiunto questo traguardo, finalmente Luigi può fare un bilancio della sua esperienza di malattia e di guarigione ed è un bilancio altamente positivo.
Però, proprio a questo punto, la vita gli riserva un’altra prova, molto dolorosa e drammatica. Questa volta è la moglie (da cui è anche separato ma che mai ha abbandonato) che si ammala di tumore. Però stavolta, purtroppo, la scienza medica nulla può di fronte all’inesorabile avanzata del male e lei muore. Rimane l’angosciosa domanda: che senso ha tutto questo dolore, che senso ha la morte? Ma a questa domanda ognuno può dare una risposta solo nel profondo della sua interiorità. O una risposta

laica, che non presuppone credenze religiose: la morte fa parte della vita e come tale va accettata. Oppure una risposta di fede, come quella del biblista Enrico Peyretti: “la morte non è la fine, è il compimento dell’essere”.

C’è un altro aspetto della narrazione di Luigi: quello sociale. E lo esplicita soprattutto nell’ultimo capitolo, che ha una sua valenza particolare perché racconta come, dopo la sua scoperta di senso, l’autore abbia vissuto esperienza del covid. Luigi è stato sempre, oltre che uomo di cultura, anche un “operatore sociale”. Intanto come pacifista, sin dai tempi della protesta per l’installazione dei missili a Comiso. Ma soprattutto come responsabile
di un Condominio Solidale.

In un’epoca come la nostra, un grande dramma che molti sono costretti a vivere è la solitudine. I legami del gruppo primario (la famiglia) spesso non tengono e non danno garanzie di continuità. I coniugi si separano e non sempre si rifanno una vita con un nuovo partner affettivo. I figli vanno lontano, anche per la ricerca di un lavoro. Spesso di resta soli, con i propri acciacchi e la propria malinconia. In tempo di covid, poi, questo senso di solitudine si è notevolmente amplificato. La necessità di precauzioni, la distanza sociale, la paura dei contagi ha reso tutti diffidenti, rinchiusi nel proprio guscio protettivo, o magari insofferenti di regole e divieti. Il Condominio Solidale, che funzionava già da prima, in una realtà come questa, è stata una provvida soluzione anche sul piano della salute emotiva e mentale. Il Condominio Solidale è un’organizzazione che nasce dal basso. Un gruppo di vicini che decidono di prendersi cura l’uno dell’altro, pur rispettando ognuno la privacy altrui. Ma è così che si invitano, a turno, a pranzo o a cena;
qualcuno fa le commissioni per qualcun altro in momentanea difficoltà; nessuno resta solo per giorni e giorni senza che nessuno si informi dei suoi bisogni e della sua salute. La solidarietà e l’ assunzione di responsabilità reciproca, in tempo di pandemia, ha fatto davvero la differenza!

Un romanzo autobiografico quindi interessante, affascinante, che può lasciare il segno. I capitoli scritti dall’autore peraltro si alternano con altri scritti, come apologhi e storielle metaforiche, dell’autrice Rosalba Grimod, che fanno da contrappunto lirico al percorso di Luigi, alle conquiste e alle mete raggiunte.

NOTIZIE SULL’AUTORE LUIGI GIARIO

Originario del cuneese, ha lavorato in banca per una vita in varie località del Piemonte, a Napoli e a Bari. Amante della scrittura, è stato definito da un giornale piemontese “un bancario con l’hobby della cultura” a motivo dei numerosi articoli pubblicati sul tema dell’abitare e per aver curato per l’editore Gribaudi alcuni libri a carattere sociale e spirituale.
Da pensionato ha pubblicato un romanzo a sfondo autobiografico, “I Bancari hanno un anima?” (Castelvecchi).
Ha collaborato con il sindaco verde di Grugliascoi Mariano Turigliatto. Lì si è occupato dei temi della pace fin dai tempi dei missili di Comiso. Impegnato nel sociale da lunga data, ha vissuto per alcuni anni in un “condominio solidale” in Piemonte, nell’ambito dell’associazione “Mondo di Comunità e Famiglia” di cui è stato vice presidente. Attualmente è membro del Direttivo dell’associazione Amici di Adriana Zarri e fa parte del collettivo redazionale della rivista Tempi di Fraternità

Rita Clemente

Scrittrice e collaboratrice del mensile Lavoro e Salute

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