Sanitari italiani per Gaza, lettera agli Ordini dei Medici

LETTERA APERTA AGLI ORDINI DELLE PROFESSIONI SANITARIE

Noi operatori sanitari, medici, infermieri, psicologi, tecnici delle professioni sanitarie
desideriamo esprimere la nostra preoccupazione e sofferenza per le condizioni e i pericoli
nei quali sono costretti a svolgere il lavoro, in particolare in questi giorni, i colleghi operanti


Leggiamo di ospedali sotto bombardamento, colpiti da tagli dell’elettricità, delle
comunicazioni, sospensioni della fornitura di disinfettanti, medicinali e persino di acqua in
una situazione di guerra nella quale ci sono ogni giorno centinaia di persone ferite da
assistere. Tutti gli ospedali nel nord sono stati colpiti e alcuni assediati ed evacuati con la
forza, Al Shifa, Indonesian, Al Awda, Al Aqsa, Al A Alhi, Al Nasser, al Rantisi, Turkish, Eye
hospital, Al Wafa, Al Dura e delle 36 strutture esistenti solo 9 sono parzialmente operative,
ma molte di quest’ultime sono state attaccate nella ultima settimana (Al Nasser, European,
Al Amal).

331 sanitari sono stati uccisi anche al lavoro direttamente da cecchini, 99 sono stati presi
prigionieri, tra cui i direttori degli Ospedali maggiori, e da più di un mese non se ne è avuta
più notizia. Ambulanze, cortili degli ospedali e carovane dell’ONU che tentavano di
distribuire medicine sono state colpite. Nei maggiori ospedali hanno dovuto scavare fosse
comuni perché si era sotto tiro nel portare i defunti ai cimiteri. Molti pazienti sono morti per
mancanza di operatività dei macchinari di cura intensiva tra cui almeno 14 neonati al Al
Shifa e 4 al Al Nasser. Molti per mancanza di presidi medicali, molti hanno subito
amputazioni che in condizioni normali sarebbero state evitate. Pazienti in dialisi sono morti e
malati di cancro per mancanza di medicinali ed elettricità per i macchinari . Neonati fragili
non hanno alcuna cura intensiva o nutrizione per loro ormai, e sono circa 500 ogni mese;
molti muoiono.


Leggiamo di oltre 22.000 vittime, più di 9.000 dei quali bambini, e 58.000 feriti, di
malnutrizione per mancanza di risorse dall’esterno mentre all’interno mancano accesso ai
campi, alle fabbriche e le riserve dei negozi sono da lungo esaurite o sono state distrutte
dalle bombe. L’equivalente di 2 bombe atomiche sono state buttate su Gaza in 3 mesi.
Non comprendiamo, come operatori sanitari e come persone, come il mondo possa
rimanere fermo a guardare quella che va assumendo di giorno in giorno sempre più la forma
di un genocidio della popolazione civile palestinese da parte dell’occupante Israeliano, che
dovrebbe essere custode del benessere della stessa popolazione secondo le convenzioni di
Ginevra.


Tutte le agenzie ONU che dovrebbero portare aiuti umanitari e medici denunciano che sono
impedite a farlo e sono sotto attacco. Hanno perso già più di 100 del loro personale, ucciso,
e le loro scuole, zone protette per la legge internazionale dove si sono rifugiate persone che
hanno perso la casa per i biombardamenti, sono state attaccate e più volte divenute luoghi
di massacri.
Come medici e come persone chiediamo la cessazione immediata e urgente dei
combattimenti per creare una condizione tale che permetta ai colleghi l’assistenza ai
feriti, ai malati cronici e di tumore, ai neonati a rischio, che sia pieno il ripristino delle
comunicazioni da e verso i presidi sanitari e delle forniture di elettricità, acqua, cibo e
soprattutto disinfettanti, dispositivi medicali e medicinali nella misura necessaria a
salvare vite, e chiediamo la sospensione della fornitura di armi.
La protezione della vita umana, la protezione delle strutture sanitarie e del personale
sanitario di ogni specialita’ e ruolo e’ sacra e sancita dalle leggi internazionali e deve trovare
unanime consenso senza che vi sia una diversa attribuzione di valore alla vita umana su
base etnica, religiosa e politica.


Chiediamo pertanto a tutte le Istituzioni e agli organismi politici di invocare il cessate
il fuoco e l’apertura di una strada a una soluzione politica.
Auspichiamo che i primi a farsi carico di quanto sta accadendo nella Striscia di Gaza,
facendo propria ufficialmente questa richiesta, siano proprio gli Ordini Professionali che
rappresentano le categorie di noi operatori sanitari, gli Organismi Accademici e delle
Aziende Sanitarie, proprio in virtù dei princìpi ispiratori che ci legano al Giuramento di
Ippocrate, nonché al più universale obbligo etico di “restare umani”.

Rete dei Sanitari per Gaza

7/2/2024

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