SCORIE NUCLEARI. SALVIAMO I TERRITORI

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Lo scorso 3 febbraio il largo movimento che si sta opponendo alla sciagurata realizzazione del deposito nazionale per le scorie nucleari a Trino Vercellese ha avuto un importante momento pubblico per comunicare le sue forti ragioni. La giornata, organizzata da Legambiente in occasione della giornata mondiale delle zone umide, ha visto anche la partecipazione del PRC e di Unione Popolare, nonché l’applaudito intervento di Paolo Ferrero, il quale ha avuto il coraggio di chiedere al sindaco di Trino che cosa gli fosse stato promesso in cambio della messa a disposizione del proprio territorio.

La vicenda che, intorno al tema della scelta per il sito del deposito nazionale per le scorie radioattive, si sta dipanando a Trino Vercellese dovrebbe interessare chiunque ha a cuore il rispetto della sicurezza ambientale, della scienza e della democrazia. Invece del rispetto del percorso avviato prima con la CNAPI e poi con la CNAI per arrivare all’individuazione del deposito unico che, voglio ribadirlo qui, serve e va trovato, si è aperta una nuova strada per le autocandidature per quei luoghi che in precedenza erano stati ritenuti non idonei; tra questi ultimi sicuramente Trino.

Come precisamente dimostra, anche su questo numero di LeS, Gian Piero Godio uno dei massimi esperti di tali questioni, ogni criterio di esclusione è rozzamente ignorato nell’autocandidatura di Trino: presenza di risaie, falde affioranti, rischi di alluvione e sismici, presenza di aree protette, rischio di rottura catastrofica della diga del Moncenisio solo per citare i principali.

Come PRC abbiamo immediatamente proceduto a segnalare pubblicamente il micidiale vulnus dell’apertura, parallela al percorso tecnico scientifico già in fase avanzata della CNAI di una “finestra di disturbo”: quella delle autocandidature. L’attuale normativa, che sembra costruita ad hoc per Trino, si pone il tema di come superare il fatto che i criteri di esclusione spingono verso aree in cui si possano riscontrare tutte le condizioni di sicurezza naturali a cui sommare quelle di tipo tecnico-costruttivo. Si parla in questo caso, e solo in questo, di ridondanza della sicurezza, proprio perché servono i due elementi: naturale ed artificiale. A fronte di questo la legge, attraverso il famigerato emendamento di Azione, stabilisce la possibilità superare ragioni tecniche con modifiche al progetto definitivo del Deposito Nazionale. Fine della ridondanza, tutto affidato a come si farà il progetto, che tutto può sanare, anche le più macroscopiche controindicazioni naturali e ambientali.

Le derive politiche, amministrative, democratiche e normative, che nelle scorse settimane hanno caratterizzato le mosse dell’area governativa con i suoi attaché e del sindaco di Trino, hanno visto però un contrasto battagliero da parte di un comitato denominato Tri.NO, che in pochi giorni ha superato le 700 adesioni

Dopo i primi interventi, le assemblee informative, l’azione di lotta, comunicativa e di costruzione di relazioni con amministratori e portatori di interessi nell’area vasta, il comitato sta proponendo e programmando nuovi interventi.
Continua intanto la raccolta di firme sulla petizione on line “Contro il deposito nazionale di scorie nucleari a Trino Vercellese”, indirizzata ad una vasta serie di decisori, compreso il presidente della Repubblica Mattarella. Il messaggio non vuole essere Nimby (non nel mio cortile), semplicemente si vuol far capire alla politica che un territorio ritenuto per ben due volte non idoneo, secondo criteri tecnico scientifici, non può essere rivalutato e/o abilitato con aggiustamenti normativi e torsioni politiche. Il deposito serve e va costruito però nell’area meno inidonea possibile. Vi invito caldamente a firmare la petizione: www.change.org/p/contro-il-deposito-nazionale-di-scorie-nucleari-a-trino-vercellese.

Io sono convinto che siamo giunti a questo punto, con queste torsioni normative e con la confermata disponibilità del comune di Trino con il suo Sindaco, vuol dire che tra qualche settimana SOGIN emetterà un suo comunicato ufficiale in cui dirà che il sito della pianura vercellese va bene. A quel punto andranno fatte principalmente due cose.
La prima: occorrerà essere pronti per produrre osservazioni in merito alle patenti ragioni di inidoneità del sito. Tra l’altro Legambiente ha già messo a punto un atto di intervento nella procedura, in modo da riportare in quella sede tutte le sue buone ragioni per tornare a dire no al Deposito a Trino. Bisogna che sin da subito anche altri si preparino a fare lo stesso, a iniziare per esempio dalle molte amministrazioni comunali presenti nell’area di interesse e già intervenute pubblicamente per esprimere diniego.
La seconda: bisogna mettere in cantiere una nuova manifestazione, aperta, in grado di far sentire la voce di tutte le persone, variamente collocate in soggettività organizzate o come semplici cittadini e cittadine, che intendano non rassegnarsi allo stato di cose presente, all’insopportabile degrado politico andato in scena in queste settimane. Si deve costruire un interesse complessivo, della comunità nazionale, intorno a ciò che si vorrebbe far passare a Trino. Non basta, anche se è giusto e aiuta, affrontare il tema in termini territoriali, di area vasta. I soggetti sociali, associativi, politici, che hanno a cuore scelte ambientali ed energetiche capaci di futuro si concentrino a fondo sulla vicenda di Trino vercellese.

Editoriale di Alberto Deambrogio
Segretario PRC Piemonte/Valle d’Aosta

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