Senza Ricerca non c’è futuro

I lavoratori precari del CNR sono in lotta da mesi e gioved’ 23 novembre hanno organizzato un presidio permanente nella sede centrale, occupando l’aula Fermi da dove solitamente viene convocato il C.d.A dell’Ente. Il problema del precariato nel maggior ente di ricerca italiano ha raggiunto delle proporzioni drammatiche, ci sono ricercatori ed amministrativi che sono precari da 12-15 anni e su un totale di 11.500 dipendenti 4.500 persone (40 %) lavorano con un contratto a termine. I lavoratori esprimono la più viva preoccupazione per la scarsa attenzione data dal Governo e dall’Ente al problema della precarizzazione della Ricerca. Chiedono un preciso impegno del governo atto a finanziare adeguatamente il processo di stabilizzazione nel CNR e un impegno del Presidente e del C.d.A, perché vengano avviate al più presto le procedure di stabilizzazione cosi come previste dal D.lgs. 75/2017 a partire dal 1 gennaio 2018 per tutti i precari aventi i requisiti ai sensi dei commi 1 e 2 dell’art. 20.

La risposta del governo è stata per ora deludente.  La notizia relativa ad un emendamento approvato dalla commissione Bilancio del Senato ha lasciato i lavoratori precari sbigottiti, se confermato dal prossimo esame in assemblea, metterebbe a disposizione “10 mln per il 2018 e 50 mln a decorrere dal 2019 per lo sblocco delle assunzioni dei ricercatori precari”, per consentire “complessivamente” e “a regime”, dal 2019, di “assumere fino a 2170” unità negli Enti Pubblici di Ricerca, tenendo conto che già la riforma della Pubblica Amministrazione permette “l’assunzione a tutti quegli enti che già dispongono di risorse stabili”.
Il trionfalismo col quale questo emendamento è stato accolto sugli organi di stampa è tipico di una stampa che si limita a trascrivere i proclami degli onorevoli.  I finanziamenti messi a disposizione sono infatti irrisori e lontani da quelli che dovrebbero essere messi a disposizione dal governo per risolvere il problema del precariato negli enti di ricerca. L’emendamento consente di stabilizzare una piccola percentuale dei 3000 precari aventi diritto alla stabilizzazione secondo i requisiti del D.Lgs. 75/2017, il cosiddetto Decreto Madia.

I lavoratori continuano pertanto la loro mobilitazione e la loro lotta cercando di sensibilizzare l’opinione pubblica per far capire che il problema della ricerca ci riguarda tutti perché un paese che non investe in ricerca e sviluppo non ha futuro.

Andrea Ilari

Ricercatore CNR

9/12/2017 www.rifondazione.it

Rifondazione Comunista con le/i precari in lotta del CNR

I Precari Uniti CNR esprimono delusione e rabbia circa la notizia relativa ad un emendamento approvato dalla commissione Bilancio del Senato che, se confermato dal prossimo esame in assemblea, metterebbe a disposizione “10 mln per il 2018 e 50 mln a decorrere dal 2019 per lo sblocco delle assunzioni dei ricercatori precari”; questo per consentire “complessivamente” e “a regime”, dal 2019, di “assumere fino a 2170” unità negli Enti Pubblici di Ricerca, tenendo conto che già la riforma della Pubblica Amministrazione permette “l’assunzione a tutti quegli enti che già dispongono di risorse stabili”.

Il trionfalismo col quale questo emendamento è stato accolto sugli organi di stampa ci lascia sbigottiti. Sono briciole, finanziamenti irrisori. Ben sappiamo, infatti, che le uniche cifre su cui possiamo realmente fare affidamento sono quelle del 2018, che non a caso sono solo un quinto di quelle previste “a regime” dal 2019 in poi. Che potrebbero essere completamente stravolte (o, per meglio dire, tolte) nella legge di bilancio del prossimo anno, da un nuovo governo tutto da definire.

Forse non è ancora chiaro quale sia la situazione reale, e visto che si danno i numeri, allora li diamo pure noi.

Soltanto al CNR esistono, tra personale strutturato e flessibile (assegni di ricerca e co.co.co) circa 3000 precari aventi diritto alla stabilizzazione secondo i requisiti del D.Lgs. 75/2017, il cosiddetto Decreto Madia. L’emendamento presentato consente, nel 2018, di stabilizzarne una percentuale minima, rimandando il grosso ad incogniti e fumosi provvedimenti futuri, e confidando nella collaborazione degli Enti, che dovrebbero destinare buona parte del proprio bilancio alle stabilizzazioni. Su quest’ultimo punto, invitiamo caldamente il nostro Presidente Massimo Inguscio a rispettare gli impegni presi con atti amministrativi ufficiali e a fare tutto quello che è nelle possibilità economiche dell’Ente, ivi inclusi l’utilizzo dei fondi premiali appena sbloccati in finanziaria, per avviare da subito le procedure di stabilizzazione, nel pieno rispetto delle leggi e delle circolari attuative.

Poniamo infine caldamente l’attenzione sul fatto che, oltre ai ricercatori e a i tecnologi, il supporto alla ricerca è fornito dai collaboratori tecnici e dagli amministrativi, la cui stabilizzazione non è contemplata nell’emendamento appena approvato.  Sappiamo però che non è ancora stata messa la parola fine alla battaglia che stiamo portando avanti da mesi. Ripartiamo dal sostegno del Ministro Madia, che ha fornito lo strumento normativo per superare il problema del precariato nella Pubblica Amministrazione. Ripartiamo dai segnali di quella (piccola) parte della politica scesa al nostro fianco per contribuire attivamente alla risoluzione del problema attraverso la presentazione di emendamenti potenzialmente risolutivi, ma puntualmente respinti. E in questo siamo riusciti, grazie anche alla sensibilità e alla competenza dei politici coinvolti, a riunire Governo (PSI, Campo Progressista, e parte del PD nelle persone dei sen. Verducci e Di Giorgi) ed opposizione (MDP, SI, Possibile, M5S).

Ma ripartiamo anche dal silenzio assordante del nostro Ministero vigilante e della Ministra Fedeli che in questi mesi non si è spesa come avrebbe dovuto per salvaguardare un patrimonio di eccellenza riconosciuto in tutto il mondo.  Ripartiamo infine da noi stessi, con una mobilitazione di lotta permanente che va via via crescendo inarrestabile in tutta Italia con toni e modalità mai visti prima, e che non smetterà di certo ora. Già ci stiamo attivando per collaborare alla stesura di emendamenti mirati, riveduti e corretti alla Camera. Pretenderemo con ogni strumento a nostra disposizione un cambiamento di rotta di quella (grande) parte della politica che finora non ci ha sostenuto, disprezzando di fatto non solo il capitale umano che in Italia si è formato attraverso un ingente investimento statale, ma anche la dignità delle persone che da anni lavorano in condizioni indecenti, riuscendo comunque a tenere alto il nome dell’Italia del mondo.

Siamo convinti della nostra forza, e lo stiamo dimostrando con azioni concrete. I nostri obiettivi sono ormai noti e immodificabili: nessuno a casa finché l’ultimo degli aventi diritto non sarà stabilizzato. E un diritto, se sancito come tale, va sempre rivendicato con ogni mezzo.

 

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