Stato di Israele, “Stato degli ebrei”: alcune considerazioni giuridico-politiche

1) Per comprendere cosa possa accadere dovremmo analizzare scientificamente il passaggio dal Sionismo , nato come movimento laico e liberale , molto plurale, con aspetti anche di sinistra socialista ( come le comuni rurali, rese progressivamente sempre più marginali) sino agli approdi attuali. Generati certamente dal contesto internazionale , dell’area mediorientale e globale, ma anche dalla spinta di movimenti teocratici e di partiti fondamentalisti di destra e, ancor più, dall’influenza aggressiva della destra estrema, rappresentata dal partito sionista religioso. Si giunge, in quest’arco di tempo, allo Stato Ebraico con la sostanziale cancellazione dei Palestinesi. Anche in Cisgiordania, territorio della presunta autonomia amministrativa, i tempi e i corpi dei Palestinesi sono attraversati da muri, posti di blocco, da strade per soli coloni, da attacchi ai campi, agli ulivi, alle case. Le loro vite sono alla mercè di 75.000 coloni, oggi largamente egemonizzati da movimenti razzisti che impongono , contro la coabitazione con i contadini palestinesi, un’assoluta militarizzazione dei territori. E’ sufficiente aver vissuto qualche tempo lì per comprendere che siamo di fronte a forme inedite di apartheid, come le chiama Marwan Barghouti, il dirigente certamente più rappresentativo, unitario, laico, e il solo che avrebbe l’autorevolezza per sedere a un tavolo di trattative , ma che è da più di venti anni in prigione. Mentre la forza lavoro palestinese è sempre più precarizzata, coatta, pur essendo segmento decisivo dei processi di accumulazione israeliani. Il razzismo contro gli ebrei etiopi, nordafricani, ecc. è profondamente penetrato all’interno della formazione sociale israeliana. Nelle carceri israeliane vi sono 5100 detenuti politici di cui 1200 in detenzione amministrativa e 165 bambini ; unico stato che processa i bambini nei tribunali militari. Il governo israeliano, ben prima del 7 ottobre, ha ufficialmente classificato come “terroriste” organizzazioni per i diritti umani impegnate anche sul territorio cisgiordano, molto autorevoli a livello internazionale. Il vero obiettivo del governo è colpire chi difende gli ulivi, gli alveari, le case dei contadini palestinesi. Perché difendono la terra e l’identità di un popolo che commuove per la sua capacità di resistenza, di esercizio del suo diritto costituzionale di resistenza. Ricordate le forme di lotta del popolo algerino? Ammirando la splendida Unione dei Comitati delle donne palestinesi ricordiamo il tenace eroismo delle donne algerine.

2) Emerge qui un tema fondamentale, molto dibattuto dal diritto internazionale. Uno Stato che occupa militarmente i territori di un altro popolo, difendendo militarmente i coloni usurpatori , non distrugge anche la propria democrazia, il proprio stato di diritto? E’, per me, insopportabile la retorica occidentale, pregiudiziale e ideologistica, che qualifica Israele come uno Stato di elevata democrazia. In verità, nell’atteggiamento delle Nazioni Unite come dell’Unione Europea, vi è un atteggiamento contraddittorio: da un lato vengono votate disposizioni e risoluzioni che condannano Israele per le politiche di occupazione, dall’altro crescono impunità ed immunità. Questa assenza di sanzioni (per esempio sull’esportazione, da parte di Israele, di prodotti delle terre palestinesi occupate, vietata a chiacchiere dall’Unione Europea) dà piena legittimità alle campagne mirate di boicottaggio che sanzionano aziende colluse, banche finanziatrici, ecc. Così come appaiono inspiegabili e contro leggi italiane forniture di armi ed esercitazioni militari congiunte che chiediamo siano interrotte. In uno Stato privo, per ragioni storiche, ma anche politiche e di mire espansionistiche ,di una Costituzione , le più recenti leggi su cittadinanza, diritto familiare, diritto del lavoro, diritto all’abitare trasformano lo Stato israeliano in uno stato etico: Stato degli Ebrei, solo degli Ebrei. Così, maledettamente, il conflitto politico israelo-palestinese si trasforma in conflitto religioso. E crescono entrambi i fondamentalismi. Anche i Palestinesi, che erano molto laici, hanno subito una torsione fondamentalista. Dobbiamo insistere, per quel poco che possiamo (ma non siamo , per storia e impegno del tutto inascoltati sul tema) affinché il diritto palestinese di resistenza abbia come obiettivo l’autodeterminazione . Stato palestinese, infatti, se non è un inganno micidiale , non può significare “bantustan“, pezzetti di terra senza risorse , con una parvenza di autonomia amministrativa. . Occorrono continuità e contiguità, autonomia politica, produttiva, commerciale, finanziaria, di politica interna ed estera.

3) Vi è una grande polemica , condotta contro di noi dal governo, dal giornalismo “embedded” : il governo israeliano non sta attuando un genocidio contro il popolo di Gaza ed eccidi in Cisgiordania. Cito, allora, i canoni fondamentali del diritto internazionale. E’ la convenzione ONU del 9 dicembre 1948 che regola prevenzione e repressione del delitto di genocidio. Ove per genocidio si intende indicare atti che vengono commessi con l’intenzione di distruggere, in tutto o in parte,  un “gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso”. Il genocidio non può essere giustificato invocando il diritto di difesa  che l’articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite  riconosce a ogni Stato che sia vittima di  un’aggressione armata altrui.

4) Un’altra insopportabile litania è l’accusa di “antisemitismo” per ogni critica contro l’eccidio compiuto dal governo israeliano. Noi abbiamo ripulsa per l’antisemitismo. Perché esso vorrebbe cancellare persone solo perché sono “ebree”. L’antisemitismo, certo, esiste. Vi è stato antisemitismo, storicamente, anche nel mondo operaio . E vi sono molti ebrei con simpatie naziste. Il più bel discorso contro l’antisemitismo fu di Lenin nel 1914. Ci dice un accorato Moni Ovadia:” l’uso strumentale della Shoah per fare propaganda menzognera è osceno, ignobile, vergognoso”.  E conclude:” se difendere la vita, la dignità, i diritti dei Palestinesi come persone e come popolo è antisemitismo…allora io, ebreo da molte generazioni, sono orgogliosamente antisemita…” Viviamo un contesto drammatico, di sofferenza. Mentre un giornalista italiano importante come Mieli scrive:” mentre ai tempi di Dreyfus gli stendardi dell’odio contro gli ebrei erano ben saldi nelle mani  della destra”, oggi ” in tutti i paesi d’Europa l’asta di quelle bandiere è impugnata nelle mani di sinistra”. Mieli ha anche sostenuto che l’onda antisemita “ha trovato eco addirittura al vertice delle Nazioni Unite”  L’attacco alle Nazioni Unite è insolente, grave, vuole intimorire il diritti/dovere di un organismo che deve difendere le proprie tantissime risoluzioni “due popoli, due Stati”. Che antisemitismo vi è in chi afferma che i Palestinesi, per 56 anni, ” hanno visto la loro terra costantemente divorata dagli insediamenti e piegata dalla violenza”. La verità è che questa polemica nasconde un dato storico. In Italia l’antisemitismo è stato, per subcultura  e sistema, fascista (non dimentichiamo le leggi razziali). Oggi la Meloni e i nipotini dei fascisti non sono considerati antisemiti solo perché si schierano con il genocidio che compie il governo israeliano e perché sono ultras atlantisti . Ora sono perfino con il videliano nuovo presidente dell’ Argentina. E’ una rimozione assoluta, la “banalità del male”. La De Monticelli ci fornisce , nel suo scritto, un’osservazione importante , nella sua polemica con Mieli. Non si può inchiodare l’ebraicità ad una particolare dottrina politica e ad una particolare pratica di esercizio del potere statuale.. ” E’ vero, invece, che sono più numerose le dottrine ebraiche (politiche e no) rappresentate da menti attive internazionalmente e dai molti cittadini israeliani che si oppongono alla legge dello Stato nazionale approvata nel 2018. ” La quale statuisce che lo Stato di Israele non è lo Stato di tutti i suoi cittadini ma esclusivamente del popolo ebraico. Secondo Mieli, insomma, anche gli editorialisti di Haaretz e del Jerusalem Post sono antisemiti?

5)Credo che diventerà centrale, necessariamente, dopo la tregua, un punto strategico: che ne sarà dell’obiettivo “due popoli due Stati”? Quale modello statuale? Falliti gli accordi di Oslo, fondati sui due Stati, si è aperto il grande interrogativo, anche di fronte al fatto che sia la maggioranza dei Palestinesi che parte degli Israeliani non credevano più al vecchio obiettivo. Ma anche la soluzione dell’unico Stato non è attualmente credibile, anche perché vi è la permanenza di 750.000 coloni usurpatori. Lo Stato unico dovrà eliminare Israele o la Palestina? A me pare interessante , a questo punto, che attivisti israeliani e palestinesi del movimento “una terra per tutti” propongano (probabilmente nella scia del dibattito aperto da Ocalan con la proposta di “confederalismo democratico”) una confederazione israelo-palestinese : due stati indipendenti, sui confini del 1967; una struttura federata con istituzioni condivise, libertà di movimento per tutti i cittadini che scelgono dove vivere; Gerusalemme città aperta , capitale di entrambi gli Stati. Massima autodeterminazione e “diritto al ritorno”. La confederazione è una risposta perfetta? Certamente no; è uno spazio di ricerca. E’ realistica? Non sarà certamente un passaggio facile e sicuro. Ma è , forse, la soluzione in prospettiva più realistica. 2000 accademici (sionisti tradizionali, docenti di storia, studiosi dell’Olocausto) hanno scritto , con la loro autorevolezza, una lettera alla comunità ebraica statunitense che così comincia:” senza uguali diritti per tutti, sia in uno Stato, due Stati o in qualsiasi altro quadro politico, c’è sempre il pericolo di una dittatura. Non potrà esserci democrazia per gli ebrei in Israele finché i Palestinesi vivranno sotto un regime di apartheid, come lo hanno descritto esperti di diritto israeliani”. In fondo all’orrido attuale, tentiamo di cogliere una fievole speranza. 


Giovanni Russo Spena fa parte dei Giuristi Democratici e del Comitato Difesa Costituzione. È ex segretario di Democrazia Proletaria e ex parlamentare del Prc. Ha pubblicato, tra l’altro, “La metafora dell’emergenza”, “Peppino Impastato, anatomia di un depistaggio” e “La Costituzione della Repubblica italiana”, con Gaetano Azzariti e Paolo Maddalena.

1/1/2024 https://www.sulatesta.net

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