The butterfly effect” e l’autonomia differenziata

Un battito d’ali di farfalla può provocare un uragano dall’altra parte del mondo“.

E’ la formula fortunata con la quale il fisico Edward Lorenz nel 1960 sintetizzò la sua teoria sulla imprevedibilità dei sistemi complessi.

La suggestione di questa iperbole fece sì che essa venisse adottata quando  comparve sulla scena mondiale la globalizzazione, in particolare per spiegare gli eventi di natura finanziaria.

Le epidemie non hanno aspettato che comparisse la globalizzazione, globalizzate lo sono da sempre.

Un colpo di tosse a Wuhan può provocare 560 mila morti negli USA, più di 350 mila in Brasile, 150 mila in UK e circa un milione in Europa. Ed in Italia tanti morti quanti furono le vittime civili della seconda guerra mondiale.

Si comprende quanto sia difficile vincere contro un nemico di questa portata, che nessuno lo dimentichi, non è un nemico che ti ha dichiarato guerra e con il quale ,con alcune concessioni, si può giungere ad una pace o almeno ad una tregua, no, è un fenomeno naturale, esiste in natura , ed obbedisce alle sue leggi, e l’uomo di fronte alla natura si scontra contro un avversario nettamente più forte.

Per contrastare la malattia mondializzata, e provare a vincerla, sono indispensabili solidarietà tra le Nazioni e politiche comuni: non può esistere alternativa. Non è neppure solidarietà ,è intelligenza. Esattamente come è avvenuto a febbraio ,marzo e aprile dell’anno passato, quando il nostro Paese è stato colpito per primo in Occidente e la tragedia italiana ha messo in moto una gara di solidarietà , e da tutta Europa, da tutto il mondo ,sono arrivati da noi medici ,infermieri e materiale sanitario. E sarebbe bene non dimenticarlo. Ed ammalati gravi venivano trasferiti da Lombardia ,Piemonte in ospedali del resto d’Italia, o anche in Germania , quando nel nord del Paese gli ospedali avevano esaurito i posti letto disponibili, soprattutto in intensiva e sub-intensiva, e nei reparti di malattie infettive e pneumologia.

Chi dice che dobbiamo imparare a convivere con il covid non sa quello che dice: non c’è alternativa alla vittoria. Non è l’AIDS, o l’epatite C, è una malattia respiratoria, ed un focolaio può diffondersi con una tale velocità che non ce la fai ad inseguirlo. La vittoria verrà, ma ci vorrà molto tempo.

Tutte le Nazioni insieme. E tutti i continenti, perché altrimenti più il virus circolerà, più si moltiplicherà più errori commetterà nel replicarsi e più varianti genererà e tra questi figli deformi del virus qualcuno resistente ai vaccini è molto probabile che ci sarà. Ci sarebbe sempre da qualche parte nel mondo un paziente zero che ti farà ricominciare tutto daccapo, e non ci saranno mai muri tanto alti da impedire agli uomini di spostarsi da un capo all’altro del mondo. Trump ha investito moltissimo sul muro al confine del Messico, ma il nemico non è venuto da lì, è sbarcato all’aeroporto Kennedy.

Tutto ciò sembrerebbe scontato. Pensare di combattere contro un simile nemico che attacca contemporaneamente su mille fronti andandogli contro in ordine sparso è demenziale. Non c’è chi non veda che l’affidamento della gestione del Sistema sanitario NAZIONALE alle Regioni da parte dello Stato sia stata una riforma pessima, forse quella peggio riuscita, abbia peccato di un eccesso di fiducia nelle qualità delle classi  dirigenti regionali, abbia creato inaccettabili diseguaglianze tra gli italiani, e di fronte ad un’epidemia non abbia retto già dai primi momenti, e se, come dicono le previsioni di virologi ed epidemiologi, si potrebbero verificare in futuro nuove zoonosi pandemiche, non metterci mano per correggere gli errori compiuti ,riproporre lo stesso schema, sarebbe un suicidio. Eppure in Italia da tempo è in atto un tentativo di dividere quello che è unito, un processo sciagurato che mira a smembrare l’unità della Nazione, introducendo surrettiziamente una legge denominata subdolamente “Autonomia differenziata” (“autonomia “è una bella parola) basata sul trasferimento dallo Stato centrale ad alcune Regioni che ne hanno fatto richiesta della potestà legislativa e del potere di gestione di materie fondamentali , fino a ventitre, con il conseguente corredo di risorse finanziarie, risorse che verrebbero inevitabilmente sottratte ad altre regioni, anche le più povere. La balcanizzazione dell’Italia, la fine della Repubblica italiana “una e indivisibile”. In Spagna, per qualcosa di simile, ti condannano  dai nove ai tredici anni, non ti lasciano certo il telefonino, e puoi vedere i tuoi familiari una volta ogni tre mesi, oppure sei un latitante inseguito all’estero da un mandato internazionale di arresto ,e se sei stato eletto parlamentare europeo, non ti fanno neppure avvicinare  all’aula di Strasburgo, perché il governo del tuo Paese non ti ratifica l’elezione, e perdi l’immunità di parlamentare europeo. Probabilmente una reazione di una violenza estrema, non condivisibile totalmente e non condivisa a livello europeo,  dove tutti si sono tenuti lontani dalla  verminosa questione catalana, che affonda le sue radici in tempi antecedenti la guerra civile, ma comunque  va detto che la reazione del governo di  Madrid è dettata dalla consapevolezza che il confine tra autonomia  e separatismo può, in talune condizioni, dimostrarsi labile, e può virare con il mutamento del contesto nazionale ed internazionale.

Il “federalismo” è un’altra cosa. Significa tenere unito quello che è  diverso per storia , lingua, tradizioni, cultura, religione , non dividere quello che è unito. Unito da oltre un secolo e mezzo, ed attraverso le pagine migliori della nostra Storia.

Nel 1989 la classe politica della Repubblica federale tedesca comprese immediatamente la portata storica della caduta del Muro, e non esitò un secondo, pur nella consapevolezza che, se da un lato non c’era nessuna potenza che avrebbe voluto e potuto contrastare il processo di riunificazione ,annettersi poco meno di un terzo della Germania, che  per oltre quaranta anni era rimasto tagliato fuori dall’economia di mercato, avrebbe avuto dei costi ingentissimi. Helmut Schmidt, l’ex cancelliere, disse  del suo rivale in carica Kohl  che ” aveva afferrato al volo il manto della Storia”. Non era in gioco una questione di soldi, ma il destino della Nazione tedesca.

In Italia i dirigenti delle regioni più ricche si comportano come i passeggeri di prima classe del Titanic, che di fronte alla notizia dell’ inevitabile  ed imminente affondamento del transatlantico garantito come inaffondabile sostenevano ,ritenendolo normale, che le poche scialuppe di salvataggio che si sarebbero potute calare in mare dovessero essere riservate a loro che avevano pagato cifre elevatissime per la traversata ,e non si limitarono a sostenerlo, ma pretesero, ed ottennero dai comandi ,che le cancellate che normalmente erano chiuse a chiave per impedire ai passeggeri di terza classe di salire sui ponti di prima e seconda classe ,rimanessero chiuse fino a quando non si fossero messi in salvo loro. Fino a quando le cancellate non vennero abbattute da quei poveri disgraziati. Per coloro che si appassionano a questa vicenda, che in un’ora e mezza racchiude una metafora tragica delle vicende umane, si ricorda che la somma dei biglietti dei passeggeri della classe di lusso e della prima classe ,per quanto questi avessero costi pazzeschi, non avrebbe potuto mai coprire i costi di esercizio dell’attraversamento dell’Atlantico, senza il contributo dei biglietti dei duemila e più emigranti stipati nei letti a castello dei piani bassi, i primi ad allagarsi.

E’ esattamente lo stesso il concetto che guida una classe politica inadeguata, ma cinica e determinata, disorientata nello spazio e nel tempo: succeda quello che deve succedere all’Italia, ragionano questi nuovi statisti, comunque io mi devo salvare ,e comunque devo stare meno peggio del resto degli italiani. Quindi io stacco gli ultimi vagoni,  così il treno, “la locomotiva del nord”, correrà alla velocità dell’Europa più ricca.

E’ un progetto miserabile ,che scommette sul declino dell’Italia, e certamente lo determinerà se lo si lascia arrivare a compimento. E’ un distillato di puro leghismo ,e del leghismo della prima ora: si legga la intervista a Maroni su Repubblica, di Roberto Rho, del 29 dicembre 2018: “Salvini ha davanti a sè un’occasione storica…..portare a compimento il sogno della Lega, cullato per decenni, da Miglio in poi….non credo che la perderà”.

Quindi “il manto della Storia” avvolgerà anche le spalle di Salvini!!! Salvini come Helmut Kohl,  ma ” a l’ammers “. Delirium tremens.

Lo scenario è di desolazione. In un’Italia diventata ” un’espressione geografica “, il Lombardo-Veneto, la cui riunificazione all’Italia è stata pagata con la vita di migliaia di giovani italiani, italiani del nord, del centro e pure dei ” cafoni” meridionali, oggi rinnega la sua identità nazionale. Ed in maniera grottesca intona, per marcare le differenze di appartenenza con il resto degli italiani e con ” Roma ladrona” , al posto dell’inno di Mameli, il coro del Nabucco, sì, quello, proprio quello che cantavano i patrioti del Risorgimento, quelli di VIVA V.E.R.D.I.  ,per far arrabbiare gli austriaci, la ” .. vostra Eccellenza che mi sta in cagnesco…”.Qual è il disegno politico di questi ” lagunari in doppiopetto?” L’aggancio alle economie dominanti del nord Europa. Coltivano l’ambizione di diventare vassalli dell’economia tedesca, un satellite la cui orbita ruota attorno a Berlino, una colonia che dovrebbe entrare a far parte di un pangermanesimo economico in una posizione certamente subalterna, ma non fa niente, purché questo continui a garantire “gli schèi “. La” STRATEGIA del CAPANNONE” ,che ha avuto successo nel determinare lo sviluppo dell’economia del ricco nord-est, una crescita forse troppo rapida ,non supportata adeguatamente da un progresso culturale, dovrebbe decidere i destini della Nazione  !  E reclamano il ristoro del “residuo fiscale”, un’invenzione bella e buona, una montagna di miliardi che loro si attribuiscono unilateralmente.” I magliari”, bellissimo film di Francesco Rosi , gli ambulanti di origine meridionale che nella Germania degli anni ’50 e ’60 vendevano stoffe e lane di dubbia qualità e provenienza, al posto delle stoffe  cercano di piazzare le loro idee e progetti con l’inganno, e si fanno arroganti, pretendono di dettare la politica nazionale ( ” ho suggerito al premier Draghi di estendere all’Italia il modello-Lombardia …” è l’ultimo esempio di humor nero di M.Salvini) e riscuotono anche attenzione e consenso. Ma se a loro dovessero essere destinate queste risorse ,a qualcun altro dovrebbero essere sottratte. Non c’è chi non veda che così si intona il “de profundis” per il Mezzogiorno, i cui indicatori economici e sociali sono, da troppi anni ,da brivido. Un esempio per tutti: Reggio Emilia,180.000 abitanti, impiega in bilancio 80 milioni per i servizi sociali, Reggio Calabria, egualmente 180.000 abitanti ne impegna solo 80 mila euro. Pazzesco !Poi, secondo l’Istituto superiore di Sanità addirittura l’aspettativa di vita tra un napoletano ed un milanese registra ben quattro anni di differenza ( prof. Walter Ricciardi, ex presidente dell’ISS,2017). Ma se questa sciagurata riforma passasse  non sarebbe solo il Mezzogiorno a pagare il prezzo più elevato, è l’Italia a finire. E’ il possibile, e temibile effetto domino, con un ritorno all’Italia degli atlanti politici della prima metà dell’ ‘800,con Regioni- staterelli in competizione tra loro, anzi, eternamente rissosi, in uno Stato debolissimo, assente. Cinque Regioni a Statuto Speciale, almeno tre speciali di fatto,( queste ultime con un Pil complessivo di ben 700 mld), ed il conseguente inevitabile esodo in massa di forza lavoro dalle regioni del Sud, popolate di vecchi e di conseguenza ingestibili, il collasso del sistema sanitario nazionale a vantaggio della sanità privata, e pure la fine della scuola pubblica con massicci finanziamenti alla scuola privata, dove potendo decidere i programmi scolastici in piena autonomia potrebbe accadere che verrebbe dato risalto allo studio del pensiero di Gianfranco Miglio, più che a quello di Croce, ed Umberto Bossi, completamente riabilitato, sarebbe raccontato come un Simon Bolivar. Le restanti regioni che si accontenteranno delle briciole cadute da una tavola ben imbandita: è la teoria del “gocciolamento” di cui parla Gianfranco Viesti. Roma non conterebbe più niente, e non solo per la inevitabile dismissione di gran parte della burocrazia statale che sarebbe sovradimensionata in seguito alla perdita di tante materie diventate di competenza delle Regioni, e pure le Regioni del centro Italia avviate ad una inesorabile ” meridionalizzazione”. L’ingovernabilità sicura. Lo sfascio totale, peraltro in un contesto europeo caratterizzato da instabilità, nell’ambito del quale può succedere di tutto. E’ l’Italia ” nave senza nocchiere in gran tempesta”, un barcone parecchio malandato ,che imbarca acqua, con le inevitabili tensioni sociali a bordo.

In quanto ad alcuni presidenti di Regione (soi-disant “governatori”, come se l’Italia fosse una repubblica federale), anche, o meglio, addirittura ,di Regioni meridionali, che si sono inseriti in questo filone, ritenendo il progetto autonomista ineluttabile, il loro meschino “vengo anch’io” li qualifica come i veri apprendisti stregoni. Pur consapevoli di  dover subire in futuro una sottrazione di risorse, sono talmente allettati dalla prospettiva dei maggiori poteri di gestione, e di conseguenza maggiori fonti di consenso, da non accorgersi di recitare un ruolo eterno, e tragico, quello degli utili idioti. La conferenza delle Regioni, le cui sedute non sono pubbliche ,è diventata il tavolo di un’ interminabile ed estenuante trattativa tra il Governo ed altri venti esecutivi, con il Parlamento relegato ai margini del processo decisionale. Un corto circuito istituzionale senza precedenti. La maggioranza è costituita da regioni governate da giunte di centrodestra, il che fa sì che questa somma di esecutivi costituisca di fatto un contropotere  che si contrappone al Governo, soprattutto quando questo è sostenuto da una maggioranza di segno opposto. Altro fatto significativo: gli ultimi due presidenti di questo alto consesso,  non regolato da nessuna legge dello Stato ma sostanzialmente autogestito e basato su una sorta di spontaneismo, sono tra quelli in prima fila nell’ avanzare le rivendicazioni dell’autonomia per le loro regioni. Come possono rappresentare anche le istanze delle regioni del Mezzogiorno? ” Lo stivale” , privato del necessario flusso di risorse ,  rischia la cancrena delle sue estremità, e sarà forte in quel momento la tentazione di amputarle.

Il consenso è il demone maledetto che divora l’ego ed alimenta le mire di quelli che dicono ” i veneti” ” i lombardi ” ,dimenticando che Veneto, Lombardia sono solo delle espressioni geografiche, e che si sentono obbligati ad un ossessivo  protagonismo perché eletti e da rieleggere direttamente, e si contrappongono ad un potere centrale “mai eletto da nessuno”. Essi costituiscono ormai la terza Camera, vero luogo oscuro della democrazia  ,in un momento di grave crisi politica ed istituzionale della Repubblica, determinata principalmente dalla perdita della centralità del ruolo del Parlamento della Repubblica.

Se questi governanti, in tutto simili ai “sonnambuli ” del famoso libro di Christofer Clarke, i capi delle nazioni europee alla vigilia della Grande guerra, che erano perfettamente consapevoli che stavano avviandosi  verso il baratro, e anche sull’orlo di esso non fecero assolutamente niente per impedire di caderci dentro, alzassero lo sguardo dalle trame sottobanco del percorso che sino ad oggi ha avuto il progetto dell’autonomia differenziata ( un governo dimissionario ed in carica solo per il ” disbrigo degli affari correnti” che firma nottetempo un pre-accordo con le Regioni a soli quattro giorni dalla elezioni politiche generali!!!) ed aprissero un atlante di geografia, non potrebbero non vedere la posizione dell’Italia nel Mediterraneo tornato al centro dell’interesse mondiale, con la rinnovata attenzione della nuova amministrazione americana, con la vocazione imperiale dichiarata dei Putin ( la eterna ricerca ossessiva dei ” mari caldi !”) e degli Erdogan, le loro mire di dominio sulla Libia , anzi sulle due Libie , concretizzate negli ultimi mesi con una massiccia presenza militare, e dove il rischio reale è che si giochi il secondo tempo della partita siriana, e sui giacimenti di gas e petrolio nel mediterraneo orientale, dove da molti anni è presente l’ Eni( che è il vero protagonista della nostra politica estera) e prima o poi saremo costretti a proteggerlo, e poi ancora le flotte delle marine di Russia e Cina che  vi vengono ad effettuare le esercitazioni navali congiuntamente ( primavera del 2015).Qualcuno dia loro la notizia ferale che da un pò di tempo confiniamo con Russia e Turchia, visto che il mare non è altro che la parte blu del suolo patrio, e che la Storia insegna cosa succede prima o poi alle nazioni confinanti con loro, che si tratta del terzo e quarto esercito piu’ potente al mondo, e chissà perché investono tante risorse nei loro armamenti, che l’Albania, che da noi viene considerata alla stregua di una dependance del nostro Paese, non lo è affatto, e si è fatta convincere da Ankara a far addestrare i suoi militari da istruttori turchi: la Libia, l’Albania, solo un secolo fa la Turchia era lì, e la Storia è come l’acqua, prima o poi ritorna dove un tempo scorreva. Ed anche i fantasmi del 1914 sembrano voler ritornare. Qualcuno avverta  quelli che “ho difeso i confini del mio Paese”, ed anche ” i patrioti” loro alleati, che la frase potrebbe in futuro essere meno ridicola di quanto non appaia oggi. E li avverta anche che negli ultimi giorni i turchi ci accusano di  lasciar morire i migranti in mare, il che ci avvicina al giorno in cui Erdogan eserciterà lo stesso ricatto utilizzato con successo con i tre milioni di profughi siriani al confine con la Grecia e nell’Egeo. L’ on. Giorgia Meloni ha invocato a lungo il blocco navale al largo della Libia, ignorando, o facendo finta di ignorare che si tratterebbe di un vero atto di guerra, che la Costituzione non ammette, e che comunque non potresti non concordare con gli alleati Nato: propaganda pura o dilettantismo? Vediamo se lo riproporrebbe oggi. Esagero? ” Per prima cosa portate la vostra democrazia fuori dal Mediterraneo” è l’avvertimento del capo del partito filogovernativo di Ankara all’Italia in questi giorni di rapporti tesi. Come è sempre stato, ci penserà il vecchio zio Sam , per un’Italia che nella prima Repubblica schierava nel Mediterraneo, alla Farnesina ,Nenni, Moro ed Andreotti, e nella seconda Angelino Alfano, Gentiloni e Di Maio. In ultimo: la politica estera cinese  individua nei tre porti di Taranto, Trieste e Genova i terminali ideali per concludere la rotta via mare della via della seta, e sei anni fa, nel momento più drammatico della storia moderna della Grecia, si è assicurata la gestione del Pireo ,il porto sul piano strategico più importante nel Mediterraneo. Chi controlla i porti, controlla i mari, e chi controlla i mari controlla il mondo. I “governatori” reclamano potestà su porti ed aeroporti. Ma ci pensate, Toti ,o Fedriga seduti davanti a Xi Jinping, a trattare con pari peso politico?

L’autonomia differenziata è un veleno iniettato nel corpo della Nazione. La indebolisce, la avvelena. E’ un progetto potenzialmente devastante, perché per la prima volta divide  non con una linea verticale, secondo una visione della società di destra e di sinistra, il che rientra nella fisiologia, ma orizzontale, nord-sud, e non secondo le idee, ma sulla base dell’interesse egoistico. Determina la saldatura tra poteri potenti e diversi che guardano a sé e non alla Nazione. Un debito pubblico che cresce fuori controllo, e che nessuno si azzarda a ricordare  anche soltanto che c’è ( come lo si dovrebbe ripagare? dividendo in parti eguali tra diseguali? e chi ha ricevuto per due decenni 61 mld in meno del dovuto, ogni anno, come dicono Viesti, Napoletano, Del Monaco, Esposito ,Giannola, Lino Patruno, De Tomaso, deve contribuire in base al 34% ?). E prima o poi ,tra patto di stabilità e fiscal compact, i ” frugali ” torneranno ad attaccarci, e forse non manca molto : stanno aspettando l’uscita di scena della Merkel. Agiscono di sponda, a loro in fondo dell’Italia non importa granchè, è la Germania  la loro ossessione, ma con motivazioni  diametralmente opposte a quelle degli “statisti” separatisti nostrani, e che non possono certo dichiarare apertamente: vi siete chiesti cosa hanno in comune, ad eccezione della Svezia,  questi Paesi considerati nell’orbita della Germania?

Il contesto internazionale, che mostra  all’orizzonte nubi scure, è decisamente preoccupante, e non possiamo permetterci di farci cogliere in un momento di debolezza della nostra storia nazionale.

La petizione. Io ne farei una propedeutica, al governo, perché emetta un Dpcm con il quale obblighi i presidenti delle Regioni ad iscriversi, e con frequenza obbligatoria, ai seminari  che la rivista Limes sta iniziando in questi giorni. Lucio Caracciolo nel ruolo che fu del mitico maestro  Alberto Manzi. Non è mai troppo tardi.

P.S.

Per chi potrebbe ritrovarsi a rimpiangere il governo precedente, il meno a destra che l’Italia di oggi si poteva permettere, ed anche il meno a nord che egualmente  ci potevamo permettere, qualche dato sui fondi del recovery:

l’Italia,60 milioni di abitanti ha ottenuto 209 mld di euro, distribuiti come sapete tra prestito e fondo perduto

La stessa somma è andata a Francia e Spagna messe insieme, esattamente la stessa, ma questi due Paesi ,messi insieme ,hanno il doppio della popolazione italiana: oltre 68 mln la Francia, 46 mln e 750 mila la Spagna

Egualmente, Portogallo, Grecia, Romania, Polonia e Francia sommano 145 mln di abitanti, più del doppio dell’Italia, ebbene hanno ricevuto tutti insieme 210 mld dei fondi europei.

L’Italia ha ricevuto molto di più perché ha l’area arretrata più vasta d’Europa , con il maggiore divario di ricchezza e servizi con il resto del Paese: la soluzione della sua crisi ultra ventennale, ultima per crescita  tra i Paesi europei , è affrontare “la questione meridionale”.

E’ lì che va cercata la caduta del governo Conte 2 : Draghi è l’unico che potrà far accettare a Bruxelles una destinazione diversa dei fondi da quella voluta dalla Commissione europea. La ministra Gelmini a Bari ha ringraziato la ministra Carfagna che è riuscita ad assicurare al Sud il 40% delle risorse del Pnrr : magari era sincera, e forse non si voleva andare oltre il 34%, o magari anche meno . La domanda è: ma chi ha rappresentato ,e difeso, gli interessi del Mezzogiorno al tavolo del governo? Il prof. Villone afferma che vasti settori della classe dirigente  di estrazione bocconiana o anche della Cattolica sostengono da sempre che investire nel Mezzogiorno significa buttare i soldi dalla finestra, perchè quaggiù non c’è una classe dirigente all’altezza: magari ci potrebbero prestare Formigoni, Maroni ,Galan ,Coda ed i vertici di Veneto Banca, o magari Zonin e tutto lo staff apicale della Popolare di Vicenza .Vedremo se lassù ,a Bruxelles, qualcuno ci ama. Vedremo se in Europa ci diranno :” Allora non ci siamo proprio capiti : l’assalto alla diligenza, questa cerimonia vostra di fine anno, che è nella tradizione del vostro Paese, la andate a fare con i soldi vostri, e non con quelli dell’Europa!”

Ninni Verardi

Comitato contro ogni Autonomia Differenziata Puglia

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