Trieste è bella di notte, il film-denuncia dal confine tra Italia e Slovenia

Trieste è bella di notte, documentario diretto da Matteo Calore, Stefano Collizzolli e Andrea Segre, rivela un fenomeno illegale che ha travolto i migranti lungo un confine interno dell’Unione europea: ecco trailer, trama e recensione del film in programmazione a Varese il 27 giugno

“Trieste è bella di notte” è un documentario sulle “riammissioni informali” dall’Italia verso la Slovenia dei migranti provenienti dalla rotta balcanica. Un’antologia di storie raccontate in prima persona e attraverso le immagini dei cellulari dei suoi protagonisti: giovani uomini provenienti principalmente da Pakistan e Afghanistan, rimasti incastrati nella indefinitezza di una politica migratoria italiana (ed europea) che non accoglie ma respinge.

Trieste è bella di notte, un documentario di frontiera

Il film, diretto da Matteo Calore, Stefano Collizzolli e Andrea Segre, aiuta a ricostruire un fenomeno che si è palesato lungo il confine interno dell’Unione europea, in particolare tra maggio e dicembre del 2020. In piena pandemia da Covid-19, il governo italiano, per ridurre la pressione migratoria, ha messo in atto delle particolari operazioni di polizia lungo la linea di frontiera con la Slovenia.

All’epoca dei fatti il ministro dell’Interno era Luciana Lamorgese e il suo capo di gabinetto il prefetto Matteo Piantedosi, attuale vertice del Viminale.

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Immagine tratta da “Trieste è bella di notte”

Riammissioni informali: cosa succede a chi le subisce

In cosa consistevano queste operazioni? Cosa succedeva a chi le subisce? A spiegarlo sono alcuni dei migranti respinti, intervistati in uno dei centri di accoglienza dove sono alla fine approdati, o in una casa abbandonata al confine tra Bosnia e Croazia.

«La cosa peggiore è stato il respingimento. Ci hanno detto che ci avrebbero portato nel centro d’accoglienza. Non ci hanno ascoltato, ci hanno preso e consegnato agli sloveni e ai croati».

Di nessuno di loro viene riportato il nome, bastano i volti a presentare le loro storie. Nel racconto corale emergono pezzi di vita ormai in brandelli.

Uno dei ragazzi fa un rapido calcolo e si rende conto di essere in viaggio da 6 anni. Un altro ha gli occhi lucidi mentre ricorda di aver dovuto seppellire il cadavere di un compagno di viaggio durante the game, il grande gioco, come ormai lo chiamano le persone che intraprendono il cammino verso l’Europa. Un altro ancora non nasconde di essere impazzito quando ha capito che l’avrebbero respinto dopo tutta la fatica che aveva fatto.

«Il giorno del respingimento è stato terribile per me. L’unica cosa che chiedo all’Italia e all’Europa è di chiudere a questo punto il sistema di asilo», arriva ad affermare, mettendo a nudo tutta l’ipocrisia del sistema di accoglienza dell’Unione europea.

Respingimenti: cosa dice il trattato di Dublino

Secondo il trattato di Dublino, che disciplina il sistema d’asilo nell’Ue, i migranti, una volta arrivati in Italia, dovrebbero essere identificati e, qualora ne abbiano diritto, accolti.

Al contrario, in quel periodo la polizia di frontiera di Trieste e Gorizia ha riportato in Slovenia circa 1.300 persone, respinte poi a catena fino a Bihać, in territorio bosniaco, facendo leva sull’Accordo di riammissione siglato tra Italia e Slovenia nel 1996. Un accordo bilaterale – fece notare all’epoca dei fatti l’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione (Asgi) – concluso in forma semplificata e mai ratificato con legge di autorizzazione alla ratifica ai sensi dell’articolo 80 della Costituzione.

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Immagine tratta da “Trieste è bella di notte”

Riammissioni informali, trama di una pratica illegittima

In Trieste è bella di notte, parallelamente alle storie personali corre la ricostruzione di una dinamica poco chiara messa in atto dal governo italiano durante i mesi della pandemia.

«Alla fine del 2020 le organizzazioni italiane e internazionali per i diritti umani riescono a contattare alcuni dei migranti respinti e con uno di loro fanno ricorso contro lo stato italiano. Silvia Albano, giudice del Tribunale Ordinario di Roma dà ragione al ricorrente. Il ministero dell’Interno non reagisce pubblicamente alla sentenza della giudice Albano e nel gennaio 2021 fa ricorso in appello, sostenendo che il cittadino pakistano non avesse provato di aver subito la riammissione. Il ricorso dà ragione al ministero ma non modifica nel merito il giudizio di illegittimità delle “riammissioni informali” che infatti vengono sospese pur senza alcuna dichiarazione pubblica».

Rotta balcanica: un rapporto fa il punto sulla situazione

«L’uso dell’accordo di riammissione italo-sloveno, che non può mai essere applicato ai richiedenti asilo, è divenuto dunque l’abile strumento per eludere gli obblighi dell’Italia a rispettare l’inviolabile diritto dello straniero a presentare la domanda di asilo; un diritto che, alla frontiera, viene in tal modo di fatto soppresso», si legge nel rapporto “La rotta balcanica – I migranti senza diritti nel cuore dell’Europa”, a cura della rete RiVolti ai Balcani.

Lo stesso ministero ha inoltre confermato che «tali riammissioni avvengono senza provvedimenti formali, ovvero senza un atto amministrativo notificato all’interessato, con la conseguente impossibilità per lo straniero di potersi rivolgere a un giudice», sottolinea il rapporto.

Respingimenti a catena: la denuncia di Asgi

Secondo quanto denunciato da Asgi in una lettera inviata il 5 giugno 2020 al ministero dell’Interno e all’Unhcr, l’Alto commissariato Onu per i rifugiati, e rimasta senza risposta, «le autorità italiane non possono prescindere dal fatto che le persone riammesse in Slovenia sono poi soggette ad una successiva riammissione dalla Slovenia alla Croazia e da qui, troppo spesso dopo inaudite violenze perpetrate dalle autorità di polizia croata, sono ulteriormente riammesse in Serbia o in Bosnia, dunque lasciate in condizioni di abbandono morale e materiale».

Ed è proprio uno degli intervistati a ricordare allo spettatore di Trieste è bella di notte la crudeltà, già più volte denunciata e comprovata, della polizia croata nei confronti dei migranti: «Hanno un atteggiamento disumano che non esiste al mondo».

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Immagine tratta da “Trieste è bella di notte”

Trieste è bella di notte, anche per gli occhi dei migranti

Lungo questa moderna via Crucis fatta di posti di blocco e fili spinati, c’è però anche chi riesce a trovare un attimo per lasciarsi andare alla bellezza.

«In quel momento dalla montagna si vedevano le luci della città nell’acqua. Dal confine, dall’alto, di notte Trieste è molto bella. Vederla così, dall’alto, è stato il più bel momento della mia vita».

Riammissioni informali: la posizione di Piantedosi

Da gennaio 2021 a novembre 2022 le procedure di “riammissione informale” sono state interrotte, ma nessun governo italiano ha mai riconosciuto pubblicamente l’illegittimità.

Il 28 novembre il ministro dell’Interno prefetto Piantedosi ha emanato una direttiva per riprendere le riammissioni informali, sebbene siano sancite come pratica illegale per il nostro ordinamento giuridico.

Trieste è bella di notte, programmazione del film a Varese

Il film di Matteo Calore, Stefano Collizzolli e Andrea Segre è in programmazione martedì 27 giugno alle ore 21 ai Giardini Estensi di Varese.

L’evento è stato inserito all’interno della rassegna cinematografica Esterno Notte 2023 ed è appoggiato anche da Osservatorio Diritti.

Laura Filios

19/6/2023 https://www.osservatoriodiritti.it/

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