Uomosfera, o della rivolta dei maschi umiliati

Foto: Unsplash/ Kirill Sharkovski

La narrativa sui maschi come vittime del femminismo ha una lunga storia che risale alla metà dell’800. Compariva anche durante le cosiddette guerre culturali degli anni ’80 e ’90 come uno dei motivi del fenomeno chiamato backlash. Nell’ultimo decennio il discorso della mascolinità umiliata non si è solo intensificato e popolarizzato ma anche politicizzato, diventando uno degli elementi chiave di una nuova formazione politica americana, la cosiddetta alt-right. La misoginia politicizzata si sviluppa nell’intreccio con il discorso razzista e in casi estremi causa attacchi di violenza omicida contro le donne (gli attentati dei cosiddetti incel). Le subculture maschili funzionano soprattutto in rete, prendendo la forma delle comunità che discutono nei forum (i cosiddetti message boards dei siti internet come 4Chan e Reddit) e anche intorno ai blog a tema. I partecipanti di questo spazio virtuale, la cosiddetta manosphere o uomosfera, rimangono anonimi, il che favorisce l’esaltazione dell’aggressività e dell’odio. A promuoverla è anche la logica propria del mondo online: i partecipanti creano gruppi con opinioni omogenee (le cosiddette bolle), invece i post e i commenti più popolari sono quelli più audaci.

Nel gettonato libro Angry white men (2012) Michael Kimmel ha chiamato lo stato emotivo dei maschi frustrati come “la sensazione di essere stati privati di un privilegio” (aggrieved entitlement). Il sentimento di danno e di perdita si mischia con la rabbia e la fonte del tormento è la convinzione che i diritti o i privilegi perduti siano semplicemente dovuti agli uomini bianchi. L’autore ha ipotizzato che se tale risentimento dovesse portare alla mobilitazione politica, questa sarebbe indirizzata al passato piuttosto che al futuro. Due anni dopo la pubblicazione del libro le subculture maschili su internet si sono spostate verso l’alt-right, formazione che ha contribuito in modo importante alla vittoria elettorale di Donald Trump.

L’alt-right è un movimento politico privo di strutture e amorfo, dove a un’ideologia coerente si sostituiscono una forte identità di opposizione e controcultura: l’opposizione al femminismo, all’islam, al movimento Black lives matter, al “politicamente corretto” e anche a un vago concetto chiamato dall’alt-right “globalismo”. I membri dell’alter-destra si credono i nemici della politica dell’establishment sia di destra che di sinistra, si credono gli outsider della cultura occidentale dominata dalla sinistra liberale. Chiamano questa presunta egemonia “la Cattedrale” (the Cathedral), e per distruggerla diffondono meme maligni e fake news e praticano trolling online.

L’alt-right ha avuto inizio con il sito 4Chan, in particolare sul forum di discussione online Politically incorrect creato nel 2011 e quasi subito predominato dai movimenti razzisti, e con il meno radicale Reddit. La misoginia su internet è solo una delle correnti dell’alt-right, ma cercherò di mostrare che si tratta di una corrente importante.

Ho passato qualche centinaio di ore nella uomosfera: ho letto blog pieni di rancore e odio verso le donne, ascoltato innumerevoli podcast, guardato clip su YouTube. Ho navigato su siti web e forum che riuniscono i membri delle subculture misogine[1]. Seguivo i commenti dei rappresentanti dell’alt-right sotto agli articoli sulla mascolinità. Nella ricerca che ho condotto ho presentato i principali presupposti della uomosfera, cercando di fornire un’analisi del discorso attraverso il lessico utilizzato, il tono, i modi di costruire il destinatario, i tropi e le metafore centrali. Infine ho osservato le origini del fenomeno: economiche, morali e culturali.

Il gusto della pillola rossa

La uomosfera è una frazione molto diversificata del circuito internet di destra. Ci troveremo i Difensori dei Diritti dei Maschi (Men’s Rights Activists, MRA, cosiddetti mascolinisti), gli Artisti del Rimorchio (Pickup Artists, PUA), gli Uomini sulla Loro Propria Strada (Men Going Their Own Way, MGTOW), i Ragazzi Fieri (Proud Boys) e gli incel (involuntary celibates, vale a dire i single contro voglia). Tutti gli angoli della uomosfera sono legati dalla credenza che il femminismo distrugga la civiltà occidentale, comune è anche un certo clima di ironia e cinismo, che cercherò di descrivere più avanti. I vari gruppi sono comunque divisi da numerosi antagonismi. I professionisti della difficile arte del rimorchio (PUA) credono i MGTOW codardi e ipocriti, persone che per la loro incapacità hanno creato un’ideologia (la “propria strada” porta più lontano possibile dalle donne). Molti gruppi si distanziano dagli incel, responsabili di alcuni attacchi terrificanti[2].

La metafora centrale della uomosfera proviene dal film Matrix (del 1999), ovvero la pillola rossa e la narrazione del risveglio e della rivolta. Come possiamo ricordarci, nella pellicola cult dei fratelli Wachowski (ora sorelle Wachowski, ndr) Morpheus offre a Neo due pillole: una rossa e una blu. La pillola blu permette di continuare una vita tranquilla nella illusione di Matrix, la rossa dà la coscienza della schiavitù degli uomini dalle macchine. Neo sceglie la pillola rossa e si unisce alla resistenza. The Red Pill è il nome del subreddit (un forum allargato) del sito Reddit, ma è anche uno dei verbi preferiti dalle subculture maschili (to redpill: rivelare la verità nascosta) e un termine d’identità (redpiller). È inoltre il titolo del documentario del 2017 dell’autrice Cassie Jaye, giovane donna e presunta femminista che esplora il movimento dei difensori dei diritti maschili per (come sostiene lei) sminuirlo, ma poi viene convinta dai suoi interlocutori: sceglie la pillola rossa e abbandona il femminismo.

Morpheus nel film Matrix di Lana e Lilly Wachowski (1999)

L’autore della entusiastica definizione di quel termine nel dizionario virtuale Urban Dictionary ci assicura che la pillola rossa ha forza terapeutica: l’uomo che l’ha ingoiata intraprende una sfida di auto-miglioramento, per poi provare un aumento di successo con le donne. L’ottica dei redpiller stessi è più oscura: si autodefiniscono individualisti che hanno abbandonato la comoda prigione del liberalismo e gradualmente entrano nel pericoloso ma libero mondo della ingiustizia e ribellione maschile. Alcune delle subculture misogine (ad esempio MGTOW e Proud Boys) conferiscono al cammino verso la liberazione la struttura di un’iniziazione graduale. I Proud Boys, che limitano l’uso di pornografia e masturbazione a una volta al mese, in una delle tappe sottopongono gli aspiranti a una prova assurda: si devono nominare cinque tipi di cereali mentre si è picchiati dai confratelli della comunità.

La pillola rossa non esiste senza ‘matrix’, e per i misogini di internet ‘matrix’ sono il politicamente corretto e il potere delle donne. Il femminismo rappresenta soltanto una parte di una più grande entità, chiamata dall’alt-right “postmodernismo neomarxista” e creduta un’egemonia prepotente. La gente che ha scelto la pillola blu vive nella nebbia della falsa teoria del potere dei maschi bianchi e agisce per la propria rovina. Importante è anche dire che il termine red pill è usato parallelamente dai mascolinisti e dai gruppi dell’alt-right principalmente interessati non al sesso ma alla razza. La loro matrix è la multiculturalità. Questi gruppi si sovrappongono in un certo modo, la razza e il sesso sono strettamente intrecciati nell’ideologia dell’alt-right. L’autore del sito web polacco Świadomość Związków (Coscienza dei rapportiprecedentemente redpiller.pl) sostiene addirittura che il femminismo sia in complotto con l’Islam, e che il loro obiettivo comune sia quello di distruggere la razza bianca.

Alcuni ricercatori dell’alt-right tralasciano l’argomento ‘gender’, ritenendolo marginale e di poca rilevanza. L’alt-right è per loro la mutazione contemporanea delle forme precedenti della destra radicale e razzista, che per attirare maggior sostegno si crea attorno un’aura di controcultura. Gli abbigliamenti e i tagli chic (il cosiddetto fashy-style, che assomiglia alla moda degli hipster) hanno sostituito le croci celtiche e i cappucci bianchi ma la continuità viene assicurata dalla presenza dagli anni ‘90 di leader della scena della destra radicale come Richard Spencer o Jared Taylor. L’asse del loro pensiero politico è il presupposto che la razza bianca sia a rischio d’estinzione e che abbia perso il suo difensore tradizionale, cioè la destra mainstream. Angela Nagle e Mike Wendling (due tra gli autori che hanno scritto articoli e saggi sul fenomeno dell’alt-right, ndr) credono che una delle ossessioni centrali dell’alt-right sia il sesso e che quella sessuale sia al contempo la causa dei suoi successi politici. Primo, la razza bianca si trova a rischio proprio perché è stata indebolita dal femminismo. Secondo, non si può raccontare la storia dell’alt-right ommettendo lo scandalo Gamergate, quando l’uomosfera è risultata il cuore e non più una parte marginale dell’alt-right. Per farla breve, Gamergate è un conflitto che ha avuto luogo nel 2014 nell’ambiente dei creatori e critici dei videogiochi e riguardava un presupposto controllo di quel mondo da parte delle femministe. La faccenda è iniziata con un gossip ed è finita in una gigantesca persecuzione delle donne autrici di videogiochi. Sull’ondata d’interesse che la vicenda ha suscitato si è fatto avanti anche Milo Yiannopoulos, uno dei personaggi chiave del movimento. Gamergate è stato il primo campo di battaglia dove l’emergente alt-right si è mobilitata contro il nemico comune – l’ossessione del “politicamente corretto” e il presunto potere delle donne nei media e nella (pop)cultura si sono rivelati il collante del movimento.

Nell’ideologia dell’uomosfera non esiste misoginia degna di essere stigmatizzata, ci sono soltanto uomini ingiustamente accusati. La loro rabbia, così come la violenza sulle donne, è il segno di una disperata reazione all’onnipresente misandria. Gli elementi ricorrenti di questa narrazione sono le statistiche sugli stupri presumibilmente sovrastimate dalle femministe, i dati sulla violenza (anche domestica) sugli uomini censurati e silenziati, la dominazione delle donne nei tribunali familiari, il potere delle femministe nei media liberali. Un altro motivo chiave è l’inaccessibilità sessuale delle giovani donne e la conseguente solitudine dei giovani maschi ‘beta’. Varie subculture propongono diverse soluzioni per questo problema: dall’arte del rimorchio aggressivo (PUA) fino al totale abbandono di qualsiasi tipo di rapporto con le donne (MGTOW). Un’altra corrente della uomosfera si concentra sulla difesa dei diritti dei maschi: dei padri oppressi dai tribunali familiari e dalle ex mogli, ma anche dei ragazzi presumibilmente discriminati nel sistema di educazione dominato dalle donne. La uomosfera è anche il mondo dei consigli dove la mascolinità è vista come una sfida. Le consulenze riguardano autodisciplina, cura del corpo e modi di affrontare le donne.

L’affare Gamergate ha consolidato la belligeranza della uomosfera, ma solo la candidatura elettorale di Donald Trump l’ha politicizzata. Gli autori dello studio di subreddit RedPill basato sull’analisi di 1762 post hanno evidenziato che negli anni 2013-2015 vi è stata coltivata coscienza antifemminista, con il contemporaneo isolamento da qualsiasi tipo di simpatie politiche. I membri erano d’accordo che qualsiasi tentativo di modificare le leggi in favore degli uomini sarebbe rimasto inefficace, invece la strategia sessuale era ritenuta il modo migliore per sconfiggere il femminismo (rimorchio aggressivo, stupri o ignorare le donne).

Nell’estate 2016 è accaduto un cambio violento. I moderatori e i membri con le valutazioni più alte hanno iniziato a esprimere sostegno per Trump: il maschio ‘alfa’ trionfante da favorire come un’opportunità per indebolire il femminismo. L’alt-right ha dato il benvenuto alla candidatura di Trump con la sua caratteristica esagerazione, chiamandolo “The Donald”, “Dio Imperatore” e “Salvatore”. Il redattore del blog Return of Kings a tal proposito scrisse: “Sono in uno stato di esuberanza perché ora abbiamo un presidente che giudica le donne con una scaletta da 1 a 10 come lo facciamo noi e le valuta a seconda del loro aspetto e della loro femminilità. […] Forse potremmo iniziare una nuova collana intitolata Trump le darebbe una botta?”.[3]

La lingua della uomosfera: provocazione, confessione, post-ironia

L’alt-right è una formazione sorprendentemente povera di soft power: non esistono né romanzi né film di alter-destra, non c’è né arte né scena musicale che le appartengano. La creatività dell’alt-right ha luogo quasi al cento percento su internet (meme, pagine web, blog, forum di discussione, podcast e filmini su YouTube) ed è molto allusiva (il film richiamato più spesso è Fight Club di David Fincher del 1999; l’oggetto di cult ironico è Taylor Swift). Al posto di creazioni originali l’alt-right possiede uno stile molto esplicito. Il linguaggio dell’uomosfera è pieno di idiosincrasie, di riferimenti culturali più o meno ermetici, di sigle e neologismi difficili da decifrare, infine è pieno di battute, sul cui carattere scherzoso spesso sorgono dubbi – soprattutto nei casi di frasi che incoraggiano allo stupro e alla violenza. L’annullamento dei contenuti particolarmente oltraggiosi tramite l’affermazione che sia stato “solo uno scherzo” è un intervento convenzionale dell’alt-right. Molte dichiarazioni devono soltanto attirare attenzione, creare indignazione e confusione – nel lessico dell’alt-right: triggering.

Un fotogramma dal film Fight club di David Fincher (1999) ispirato all’omonimo romanzo di Chuck Palaniuk.

Segue un campione di citazioni dall’uomosfera. Non ho scelto i testi dei blogger più gettonati ma tipiche dichiarazioni dei maschilisti ordinari che rientrano nel filo comune delle varie subculture: il danno maschile, il potere del femminismo e la rabbia giustificata. Ho scelto testi scritti con un linguaggio (abbastanza) castigato:

Le femministe preferiscono accusare gli uomini e usare la violenza sociale contro di loro, anziché risolvere i veri problemi del gender. “La mascolinità tossica”? […] Gli autori di 26 sulle 27 sparatorie nelle scuole che hanno causato più vittime sono giovani maschi cresciuti da madri single. Possiamo quindi benissimo parlare di una femminilità tossica, ma non sentirete mai statistiche del genere nei media corporativi controllati dalle femministe. [CharlieShogun]

Com’è che la società mostra sempre le donne come innocenti e gli uomini come sfigati e pervertiti? […] O forse dovrei smetterla e “fare il maschio”? Ma come devo fare il maschio se gli uomini non si rispettano ma vengono umiliati? Sarà mai possibile cambiare? [Fowler]

Temo che le femministe siano riuscite nei loro sforzi per farci diventare cagnolini sottomessi […] (Quando) sentirai l’arrivo del vigore e dell’autostima maschile, vai e tira questa merda direttamente nelle loro stupide boccacce femministe. [Wiseman]

Il soggetto di ognuno di questi discorsi è un duro umiliato, che si confronta con il potere del femminismo e la propria debolezza. In quelle voci si percepisce tristezza, ma anche una beffarda distanza dalla propria espressione. Robert Siewiorek ha descritto accuratamente quello stile come la “sganasciata continua”, che include “reticenze, ambiguità, un miscuglio di assurdità, goffaggine e bizzarria, una parodia non sempre consapevole e una buffonata intenzionata a destare un forte imbarazzo”. Nel mondo di internet governa la post-ironia, cioè uno stile distaccato e borioso dove “si somma il divertente e l’imbarazzante con il serio – e le cuciture sono invisibili”.

Una delle forme di comunicazione preferite dell’alt-right è l’uso di nomi irriverenti per i rappresentanti dei movimenti sociali di sinistra. Il fiocco di neve (snowflake) è uno di sinistra sovrasensibile e narcisista, il guerriero per l’onestà sociale (SJW, social justice warrior) è un aggressivo difensore del politicamente corretto; la tumblrina è una femminista sovrasensibile e brutta, utente del sito Tumblr, nido presupposto della cultura di sinistra; infine i normali (normies) – noiosi conformisti che non vogliono accettare la verità dell’alt-right sul mondo. Wendling richiama i casi di spoofing degli SJW, di assurde dichiarazioni identitarie e di lamentele sulla marginalizzazione.

Il destinatario della maggior parte dei messaggi nella uomosfera è un altro uomo che, come il mittente, ha ingoiato la pillola rossa – conosce la verità e si sente da solo con questa verità. La solitudine è prova di coraggio e indipendenza, i partecipanti delle subculture maschili spesso sottolineano la propria individualità, molti si credono anarchici. L’autore della raccolta di racconti Red pill tales from the alt-right, l’unico esempio di creatività letteraria dell’alt-right che sono riuscita a trovare, scrive nell’introduzione del suo libro: “Dedico queste storie ai maschi che sono soli, persi, respinti, e che cercano di trovare il loro posto nel sempre più femminizzato mondo dell’Occidente del 2016” [4]. L’eroe centrale dell’uomosfera è un maschio beta – l’uomo sconfitto, sminuito, che in alcuni casi pianifica una crudele ribellione e vendetta (gli atti terroristi degli incel vengono chiamati beta rebellion). Il beta sembra accettare la propria inferiorità verso i maschi alfa, è il destinatario dei loro consigli e del loro vanto. Come comunità i beta sono un popolo maschile la cui salvezza arriva con l’avvento di Trump.

Un tentativo di comprensione

Da dove viene la forza del racconto sulla mascolinità degradata e umiliata? Come mai l’auto narrazione del maschio frustrato e aggressivo è così gettonata? L’uomosfera si è sviluppata durante l’ultimo decennio, i suoi inizi risalgono ai tempi della recessione dopo la crisi bancaria del 2008. Ci sono molti indizi che alla base della “crisi della mascolinità” ci sia proprio la crisi economica. Diamo un’occhiata ai dati. La recessione degli anni 2008-2010 riguardava principalmente i settori dell’industria e dell’edilizia e molto meno il settore pubblico e dei servizi, perciò la crisi ha colpito più fortemente gli uomini che le donne. Nel 2009 si stimava che il 78% dei posti di lavoro cambiati per causa della crisi apparteneva agli uomini. Non solo perdevano il posto di lavoro più spesso delle donne, ma ci mettevano anche più tempo a trovarne un altro negli anni successivi. Vale la pena ricordare anche la contemporanea crescita del numero delle donne che vivevano per conto loro. Un enorme numero di maschi ha perso l’impiego, mentre le donne – anche nell’ambiente circostante – non solo hanno mantenuto il lavoro, ma spesso sceglievano l’autonomia.

Il risentimento maschile verso le donne e il discorso dell’alt-right sulla dominazione femminile non sono soltanto il trasferimento delle pretese dal campo economico al campo dei rapporti tra i sessi. Rappresentano anche il riflesso deformato delle vere tendenze culturali e demografiche. La logica del pensiero di molti partecipanti della uomosfera è il seguente: a causa del femminismo è diminuita la quantità di donne accessibili ai maschi beta; loro intanto, in quanto maschi, hanno bisogno del sesso e ne hanno diritto; dunque i maschi beta sono le vittime del femminismo. Angela Nagle, l’autrice del noto libro sulle guerre online Kill All Normies, dimostra che questo bizzarro ragionamento non è così lontano dalla verità:

La rivoluzione sessuale […] ha liberato sia le donne sia gli uomini dall’obbligo di persistere nei matrimoni sbagliati soltanto per il bene della famiglia. I risultati sono però […] più persone senza figli e una impietosa gerarchia sessuale. I modelli nati con la scomparsa della durevole monogamia hanno portato agli uomini più attraenti una scelta più vasta di potenziali partner, invece a quelli in fondo alla gerarchia – maggiore probabilità di celibato.

In altre parole, il discorso del rifiuto da parte delle donne è la conseguenza del… rifiuto da parte delle donne. La sensazione di perdita e di frustrazione sono non solo oneste ma anche fondate. Ridicola in quel discorso è soltanto l’ipotesi che gli uomini abbiano diritto al sesso, e la speranza che la società priverà le donne della loro autonomia per permettere loro di realizzare quel diritto.

Donald Trump, presidente degli Stati Uniti, con il vicepresidente Mike Pence

Il linguaggio misogino riprende molto dal linguaggio dei diritti delle minoranze e la gran parte dei ricercatori riconduce il fenomeno alla categoria dell’appropriazione (per esempio: l’appropriazione della categoria della discriminazione). Il fenomeno può però essere anche interpretato come una manifestazione di un trend culturale più vasto: il rinforzo della posizione della vittima come soggetto politico e la legittimazione dell’identità come una ragione delle pretese. La narrazione maschile reazionaria, in cui il centro è danneggiato dalle donne maschio beta sarebbe a questo punto non tanto un esempio di manipolazione o di appropriazione da parte della destra del discorso dei diritti animato dai movimenti per l’emancipazione e l’uguaglianza, quanto un’altra manifestazione della politica dell’identità, la cui logica ha dominato la cultura politica degli ultimi decenni.

Il discorso del torto ai maschi può anche essere interpretato come un sintomo dell’enorme impatto che negli ultimi decenni ha avuto sulle società occidentali e soprattutto americane il discorso terapeutico. La cultura della terapia non solo ha introdotto nel mainstream categorie come trauma, stress, dipendenza, ferite psichiche e bambini interiori ma l’ha anche privato dell’ethos della dignità personale, intesa come il “non lamentarsi”, conferendo all’accusa pubblica lo status di rituale sociale.

L’uomosfera è il mondo delle confidenze e delle lagne maschili e dei corrispondenti consigli. A questo rito partecipano anche gli incel-attentatori: ognuno di loro prima di premere il grilletto o spingere sull’acceleratore, si sentiva costretto a condividere tutti i propri traumi e umiliazioni (uno di questi testi, il manifesto di Elliott Rodger My twisted world, ha le dimensioni di un libro abbastanza ampio). Paradossalmente l’alt-right e la uomosfera sono quindi gli sfortunati residui delle idee che hanno dato inizio alla rivolta culturale degli anni ’60. Qualche decennio di attivismo per l’uguaglianza razziale e la parità di genere insieme all’impatto culturale della psicoterapia sono risultati in una cultura, in cui le uniche pretese legittime e culturalmente comprensibili sono quelle che hanno alla base l’appartenenza al gruppo identitario discriminato. Nell’uomosfera questo gruppo è costituito dagli uomini bianchi.

Nagle afferma che la fonte della forza dei discorsi dell’alt-right è l’uso abile nella pratica politica del concetto di egemonia di Gramsci: impostare il nemico politico come egemone e se stessi nel ruolo della controcultura opposta all’establishment, per poi “infettare” con quella “controcultura” il filone principale del dibattito pubblico.

Se, come sosteneva Gramsci, il cambiamento politico segue il cambiamento culturale, la condizione del successo è prendere il controllo dell’immaginario umano. Proprio questo riesce a fare l’alt-right. Il fatto che l’uomo bianco sia riuscito ad accaparrarsi, nell’immaginario collettivo, il ruolo di vittima di discriminazioni rappresenta probabilmente il successo più grande di tale fenomeno.

Questo saggio è comparso in lingua polacca sulla rivista Czaskultury, la redazione di inGenere ringrazia Iga Gujska per il prezioso contributo nella traduzione.

 

Riferimenti

Amann, Susanne. A Very Male Recession. Spiegel International, 1 May 2009

Hawley, George. Making Sense of the Alt-Right. Columbia University Press, 2017.

Kimmel, Michael. Angry White Men. American Masculinity at the End of an Era. Nation Books, 2013.

Nagle, Angela. Kill All Normies. Online Culture Wars from 4Chan and Tumblr to Trump and the Alt-Right. Zero Books, 2017.

Siewiorek, Robert. Powaga: beka z beki. Dwutygodnik, no. 148, 2014

Valizadeh, Roosh. What Donald Trump’s victory means for men. Return of Kings, 11 Nov. 2016

Wendling, Mike. Alt-Right. From 4Chan to the White House. Pluto Press, 2018.

Wiseman, Ernest. Become the Self-Sufficient and Self-Assured Man Who Feminists Love to Hate. Return of Kings, 18 May 2018,

Note 

[1] Tra gli altri: avoiceformen.com, incels.me, mgtow.com, officialproudboys.com, reddit.com, (subforum: MensRights, TheRedPill, IncelTears, MGTOW), returnofkings.com.

[2] Nel 2014 il più famoso incel, Elliot Rodger, ha ucciso sei persone e ne ha ferite quattordici a Isla Vista in California; nel 2015 Chris Harper Mercer ha sparato a nove persone nel campus del college dell’Oregon; nel 2018 a Toronto Alek Minassian è entrato con un camion sul marciapiede uccidendo dieci persone.

[3] Valizadeh, Roosh. What Donald Trump’s victory means for men. Return of Kings, 11 Nov. 2016

[4] Pritchard, Mark Anthony. Red Pill Tales from the Alt-Right. Independently Published, 2017

Agnieszka Graff

30/1/2020 www.ingenere.it

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