A Jean Paul Sartre

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Che l’ipocrisia svolti dentro queste mura
credo non sia una novità
così com’è possibile che svolti il plagio, la fotocopia.
Recitiamo in teatri diversi
e io sono irraggiungibile
per i comuni mortali che si distinguono
più patetici di un funerale di facciata
più fluttuanti dell’opportunismo, meno intelligenti dei capetti
e dei figli dei capetti.
Pecco, io so di peccare!
infatti quando parla un prete
un questore o un politico ubriaco
un tipo strano mi sento distante
finanche quando mi propongo
di mentire a me stesso.
Sono fanatico
sono un bambino poco curioso, poco sano
e credo di non essere migliore anche quando vinco.
Vincere è stato un vecchio incubo
di cui mi sono privato tanto tempo fa.
Vi leggo di nascosto, per strada e nei bar
amati giganti del buon senso o del senso buono
editorialisti oliati e sgrassati
puritani e saccheggiatori dello stato sociale
tutti membri della logica contro il riarmo disarmato
e la democrazia da esportazione.
Recitiamo in teatri diversi io e te
seppur la tua immagine rifletta corpi e vita
la mia s’immola e trova altri lidi
per poter disfare le valigie.
Sarebbe come stendere un velo pietoso sulla scena
di solito chi ha paura della morte gioca per vivere e mentire.
Chi non ha paura si dissocia
e rivendica le scelte mostrando le ferite sulla pelle.
Io sapevo che non avrei mai domato me stesso
mentre voi ripassavate le note per cantare insieme agli altri.
Io sapevo che mi avrebbero condannato
se mi fossi negato a voi.
Adesso è un po’ diverso, molto diverso.
Vorreste rubare, pretendete di rubare
a chi non ha mai nascosto soldi ai ladri
e il giorno dopo poteva contare su qualche spicciolo in più.
Voi credete di vedermi
ma è solo un’illusione, a volte neanche io mi ritrovo
e non faccio carte false per scovare la tana, la casa, il letto o il pigiama in cui dormo.
Potreste dannarvi l’anima percorrendo certe tratte
potreste prendere la scossa e, sorpresi dallo stupore,
potreste accusare il colpo
e lasciare il pezzo migliore al miglior prezzo,
al miglior offerente che valuterà la vostra fine.
Recitiamo in teatri diversi
e quando piove io dimentico l’ombrello!

Antonio Recanatini

Poeta, scrittore. La sua poesia è atta a risollevare il sentimento della periferia, all’orgoglio di essere proletari e anticonformisti.

Collaboratore redazionale di Lavoro e Salute

25/10/2017

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