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Commenti di Mauro Biani

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    Altra Informazione, Blog, Comitati di Lotta, Cronache di Lavoro, Cronache Politiche, Cronache Sindacali, Cronache Sociali, Politiche di Rifondazione — Novembre 30, 2016 7:44 am

    Aumentano infortuni e morti sul lavoro, le malattie professionali non riconosciute sono migliaia, ma anche nel contratto dei metalmeccanii appena firmato il coinvolgimento degli rls alle “politiche aziendali” suona come una resa del sindacato perché piega la sicurezza al profitto. Gli rls non hanno potere decisionale e di veto, per loro il diritto alla informazione e formazione significa ricoprire un ruolo formale dentro quella filiera della sicurezza che vede gli operai in subordine agli interessi padronali, impossibilitati ad opporsi all’intensificazione dei ritmi e dei tempi di lavoro, a processi tecnologici basati su moderne forme di sfruttamento intensivo. Gli Rls sono privi di una reale agibilità sindacale nel senso che hanno solo poche ore di permesso e senza un potere effettivo.

    “Contratto dei metalmeccanici. Una svolta verso il passato”

    Pubblicato da franco.cilenti

    yjmtymk,

    Buongiorno, Sergio. Parliamo di questo contratto dei metalmeccanici siglato tre giorni fa. Un contratto che è destinato ad aprire quella che voi definire una “nuova era nelle relazioni industriali nel nostro paese”. Quali sono gli aspetti più critici del contratto siglato, tra gli altri, dalla Fiom?

    Diciamo innanzitutto che il contratto metalmeccanico ha sempre segnato, nel bene e nel male, dei momenti importanti, anche dei passaggi di svolta, nelle relazioni industriali e anche sul piano sociale del paese. Questa volta li segna in negativo. Più che di perplessità parlerei di punti che sono di totale contrarietà rispetto al giudizio che diamo noi. In particolare viene concesso alle imprese, quindi a Federmeccanica, una cosa che nessun contratto di categoria aveva finora mai concesso; e cioè l’assorbimento degli aumenti dati attraverso il contratto nazionale. In sostanza, i lavoratori che lottano dal 1° gennaio 2017 per avere il salario fisso non potranno chiederlo perché le imprese e i sindacati firmatari Cgil-Cisl-Uil hanno concordato di chiedere solo premi variabili e premi in natura. Ma quando anche i lavoratori riuscissero a spuntare il salario fisso, le aziende potranno assorbirlo e quindi in qualche modo questa lotta per il salario verrà vanificata dal fatto che gli aumenti dal contratto nazionale non arriveranno più. Questo è il vero punto di svolta nelle relazioni. In sostanza Federmeccanica incassa che i due livelli contrattuali non si sommano più, ma c’è un unico livello salariale centralizzato, misero e autoritario. Misero perché legato all’indicatore Ipca, che è ben al di sotto dell’inflazione rilevata dall’Istat, tra l’altro depurato anche dai costi di esterni al sistema. Autoritario perché incentrato sul modello dell’esigibilità degli accordi (le regole stabilite nel contratto diventano rigide e immodificabili fino al rinnovo successivo, ndr), che sostanzialmente vuole impedire che ci sia il conflitto, che ci sia l’organizzazione dei bisogni nei luoghi di lavoro. Centralizzato perché lo scambio che han fatto Cgil-Cisl-Uil è quello di firmare un contratto nazionale che gli consente di incassare cospicue risorse dagli enti bilaterali e dalle quote, ma centralizza il sistema di relazioni e impedisce ai lavoratori di poter migliorare la propria condizione. Nei fatti siamo davanti ad un blocco salariale.

    In effetti le reazioni positive, se non addirittura entusiaste, sono arrivate dal governo e dalle imprese. Dovrebbero essere un segnale chiaro sulla direzione in cui va un accordo di questo tipo… Tu facevi riferimento a tre aspetti nuovi del contratto, mettendo in evidenza quello autoritario che è quello, probabilmente, che più mi ha colpito. Quale è la possibilità, quali son gli strumenti che oggi i lavoratori hanno in mano per difendersi da attacchi che sono ormai all’ordine del giorno?

    Il modello diventa autoritario innanzitutto per la ragione che bloccando le dinamiche salariali impedisci che ci sia la libera contrattazione, in qualche modo. L’unica contrattazione possibile è quella sulla prestazione lavorativa, perché – diciamoci la verità – oggi siamo davanti allacontrattazione di ricatto: il padrone ti dà un centesimo, ma te lo dà a fronte del fatto che gli produci di più, quindi sgobbi di più; a fronte del fatto che chiudi un occhio sulle condizioni di sicurezza, che tagli il diritto alla malattia, che accetti di lavorare su più turni fino ai 21 turni (settimanali, ndr). Ci sono molte imprese che ormai stanno abbondantemente attingendo al massimo utilizzo degli impianti, che è poi il massimo sfruttamento del lavoro umano. E il modello è poi autoritario anche perché è costruito intorno all’accordo del “10 gennaio” (il 10 gennaio 2014 è stato siglato  l’Accordo Interconfederale tra CGIL CISL UIL e Confindustria in merito al Testo Unico sulla rappresentanza, ndr) che ovviamente per i sindacati firmatari ha un impatto rilevante. Nel momento in cui accettano tutte le clausole contrattuali si impegnano a rispettarle fino in fondo. Quindi i lavoratori oggi non avranno più la possibilità di rivolgersi a queste organizzazioni sindacali per migliorare la propria condizione, perché dovranno soggiacere alle singole clausole contrattuali. Questo è l’aspetto più devastante in assoluto.

    Com’è stata bloccata la contrattazione salarile in miglioramento al contratto?

    Nell’accordo dei metalmeccanici firmato sabato 26 è stata cancellato dal testo la parola “anche” sul capitolo che riguarda il premio di risultato; quindi quando si diceva che il lavoratore può contrattare salario “anche” variabile, quell’”anche” significava che c’era spazio anche per contrattare, conquistare, salario fisso, garantito, strutturale.

    Uno spazio ora non c’è più.

    Aver cancellato la parola “anche” consegna la contrattazione da una parte solo ai buoni benzina e quant’altro, dall’altra alla “contrattazione di ricatto”; quindi tutto è giocato sulla prestazione lavorativa. Ed è evidente che siccome i sindacati firmatari fanno obbligatoriamente rispettare ogni singola clausola del contratto per quello che prevede il Testo unico di gennaio, è chiaro che questo intreccio non può più consentire ai lavoratori di organizzarsi con i sindacati per migliorare la propria condizione.

    Sembra decisamente chiaro e terribile...

    C’è un punto che voglio aggiungere però. Il meccanismo di adeguamento dei salari ex post è stato proposto in realtà dalla Fiom, in particolare, che è stata l’organizzazione decisiva per questo salto indietro dei metalmeccanici; perché non è un’innovazione, ha molto di stantio e di muffa… Decisivo è quello che viene sottratto ai lavoratori: la possibilità di costruire una rivendicazione salariale. Il meccanismo di adeguamento dei salari ex post, è chiamato così perché annualmente tutte le parti si incontrano e dovrebbero allineare i salari sulla base dell’indicatore Ipca. Ciò significa che le piattaforme non potranno più essere costruite sulla base di valutazioni autonome del sindacato. I lavoratori non potranno più sapere quale è la richiesta economica e la piattaforma. Il contratto si riduce ad una scala mobile misera, a perdere, dei salari.

    Quindi salari sempre più ridotti e soprattutto lo spazio per la contrattazione che si fa sempre più stretto. Ringraziamo Sergio Bellavita di Usb lavoro privato. Grazie Sergio per essere stato con noi.

    Grazie a voi, ciao.

    Redazione Radio Città Aperta

    30/11/2016 http://contropiano.org

    Tags: 35 ore di lavoro capitalismo civiltà classe operaia costituzione e lavoro democrazia diritti diritti del lavoro disinformazione donne e lavoro franco cilenti giornalismo indipendente governo infortuni sul lavoro jobs act lavoratori lavoro lavoro precario lavoroesalute libertà lotte sociali metalmeccanici migranti morti sul lavoro. omicidi sul lavoro movimento operaio multinazionali operai e crisi operai fca operai fiat operai licenziati operai pomigliano politica antagonista precarietà prevenzione repressione lotte rifondazione comunista salute sicurezza sul lavoro sindacati stampa di potere stato sociale stress lavoro-correlato suicidi operai tagli economici tutele sociali welfare
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    Autore: franco.cilenti
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