Covid: basta tifo da stadio

Il reintegro dei lavoratori del comparto sanità con due mesi di anticipo rispetto al provvedimento precedente che faceva decadere l’obbligo vaccinale al 31 dicembre per questi lavoratori (per gli altri comparti l’obbligo era decaduto a giugno), ha riaperto lo scontro assurdo tipo derby, tra chi professa la fede per i vaccini Pfizer e company e chi invece li contesta. Non parlo di provax e novax perché la categoria novax praticamente non esiste, salvo che per la logica deleteria della suddivisione in buoni e cattivi così cara alla propaganda main stream, in quanto chi si oppone a questo vaccino non è contrario nel 90% dei casi ai vaccini in quanto tali, ma tant’è riprendere il tifo da stadio è funzionale, in particolare, a chi politicamente ha fatto una infinità di errori e porcherie e quindi punta giusto sulla fede per coprirne gli effetti delle loro decisioni. Non a caso è proprio il PD a contestarne più convintamente l’anticipazione, come se il problema non si fosse presentato a Gennaio 23, salvo che costoro non pensino che questi lavoratori non debbano più lavorare in modo definitivo, perché rei di aver sfidato il potere.

Ancora una volta si gioca sporco. Si tira in ballo le persone fragili sino ad arrivare a certificare che non è giusto che il personale non vaccinato entri in contatto con pazienti fragili e non solo. (Come se in ambienti ospedalieri l’unico problema sia il covid, mentre in realtà anche prima del covid e il dato è cresciuto anche durante, non ci fossero stati oltre 50 mila morti per aver contratto in ambienti sanitari infezioni di ogni genere non covid). Puntare su questa sensibilità sociale, per mantenere una volontà perversa e punitiva nei confronti di questi lavoratori, non è solo meschino ma ignobile perché si fonda su una logica persecutoria che non ha nessuna fondatezza scientifica. Tanto più che se il vaccino avesse davvero avuto una funzione protettiva e non semplicemente di riduzione del danno, le persone trattate dovevano essere immunizzate, ma non è mai stato così. Dopo averci raccontato balle, oramai da diverso tempo si è tutti convenuti sul fatto che il vaccino non impedisse la diffusione del virus, per cui che sei vaccinato o no puoi trasmettere o infettarti nello stesso modo, vero che per un po’ ci hanno detto che la carica virale era differente, ma poi l’evidenza scientifica ha catalogato questa bufala in cialtroneria e quindi è decaduta questa narrazione. Fino a quando pochi giorni fa, in Commissione davanti al Parlamento Europeo la stessa Pfizer ha candidamente ammesso che il vaccino non fosse stato testato per impedire la diffusione del virus, ma semplicemente per contenerne gli effetti, tradotto significa che non era e non è un vaccino. ( lo sono invece quelli tradizionali, che però a noi sono stati impediti perché l’Europa ha dato il monopolio alle multinazionali del farmaco statunitensi con un accordo segretato e oggi oggetto di attenzione della magistratura europea).

Ora vorrei che qualcuno mi spiegasse la differenza tra il lavoratore vaccinato e quello non vaccinato visto che entrambe possono trasmettere il virus, vorrei capire su quali basi, posto che occorre comunque usare gli strumenti di protezione come le mascherine e indumenti sterili, se a prestare le cure ad una persona fragile sia un vaccinato o non vaccinato visto che potenzialmente il virus può essere trasmesso da entrambe. L’unica cosa che mi viene da dire che contro questi lavoratori c’è solo una logica violenta di rivalsa alla loro ribellione.
Mi dispiace immensamente che poi nella discussione ideologizzata a fede, si arrivi persino a dire di non voler essere curato, in senso più ampio, da personale non vaccinato e che una amenità del genere esca anche dalle bocche o tastiere anche di qualche compagna o compagno.

Purtroppo, quella maledettissima logica da stadio che si instaura non appena si parla di questo argomento, impedisce una discussione seria, fondata sulla critica reale di una gestione politica della pandemia, volta a valutare fino in fondo le responsabilità di una scelta che ha privilegiato la sola strada dei vaccini ( ripeto non tutti ma solo quelli americani). Ad esempio le dichiarazioni della Pfizer in Commissione del Parlamento Europeo, dovrebbero queste si scatenare un putiferio, perché implicano che la logica e quella ricerca non era volta a prevenire la diffusione del virus, ma solo a trasformarlo in cronicizzato per meglio sfruttarne ed ingigantire i margini di profitto sulla speculazione della malattia. Una truffa colossale fatta sulla pelle di miliardi di persone, una truffa enorme che dovrebbe indignare e scatenare la volontà di giustizia e che invece passa, sotto traccia e nell’indifferenza pressochè totale. Una truffa che non solo paghiamo con centinaia di miliardi di euro, ma anche qui in Italia in particolare, con persone che hanno subito conseguenze drammatiche e spesso irreversibili, oggi non riconosciute come vittime di uno Stato che ha imposto, un farmaco sperimentale (ricordo che con percentuali minori di effetti collaterali ci sono diversi farmaci che sono stati ritirati dal mercato) con ricatti sul lavoro e sospensioni dal salario.

Bisognerebbe discutere seriamente del perché è stato fatto un protocollo al ministero della sanità che di fatto ha impedito l’esercizio della professione medica a migliaia di medici (addirittura poi sospesi o radiati) che volevano curare in scienza e coscienza con le loro conoscenze e competenze attraverso i farmaci esistenti, da sempre utilizzati contro il ceppo della sars, o dai processi monoclonali derivati dai guariti al virus. Occorrerebbe discutere del perché abbiamo acquistato in Europa, 4 miliardi di dosi quando ci sono 500 milioni di abitanti, perché dovrebbero dirci che: o sapevano che dovevi inocularti il farmaco ogni 4 mesi e quindi ci hanno mentito sull’efficacia del prodotto oppure erano partecipi di una speculazione enorme.

Poi vorrei discutere di dove sono finiti i maggiori posti letto ordinari e di terapie intensive promessi, dove sono gli acquisti delle attrezzature fatti in emergenza, dov’è il personale aggiuntivo necessario a far funzionare il sistema pubblico, perché si sono chiusi i reparti ordinari durante e dopo il covid per favorire le strutture private e le sostituzioni del personale con equipe private esterne, insomma vorrei discutere seriamente dello smantellamento del sistema pubblico a cui la gestione del covid (studiata a tavolino) ha dato una possente mano, mi piacerebbe cioè discutere di cosa si deve fare per contrastare le derive di destra portate avanti da centrosinistra e centrodestra sulla privatizzazione della sanità e sulla privazione del diritto alla salute. Proviamo a non cadere di nuovo nelle logiche salvifiche del tifo e a progettare e gestire una vera e dura lotta per la sanità pubblica, universale e gratuita.

Marco Nesci

Collaboratore redazionale del mensile Lavoro e Salute

Genova 1/11/22

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