Il punto reale sulla vertenza Gkn

Il punto reale sulla vertenza Gkn.

1. Gkn Firenze è una fabbrica sull’orlo del baratro. Uno stabilimento fermo che brucia liquidità. Non siamo arrivati qua per caso. La delocalizzazione, il mancato intervento dello Stato, l’affossamento di una legge antidelocalizzazione, dieci mesi di immobilismo e chiacchiere dell’attuale proprietà: questi sono i responsabili. Si affaccia lo spettro del fallimento. Legittimo chiedersi a questo punto se non lo si stia pilotando. In ogni caso nessuno faccia finta di non sapere. L’immobilismo, ora più che mai, è complice.

2. La nostra prima linea di difesa, da sempre, è questo territorio. E noi lo chiamiamo di nuovo a raccolta, a insorgere, ad abbracciarsi. Non per noi, ma per tutte e tutti. Perché qua non hanno sfondato allora e non devono sfondare adesso. Chiunque abbia speso un solo minuto del suo tempo a difesa della Gkn, oggi si deve sentire derubato del proprio impegno, indignato e raggirato.

Chiamiamo a una grande assemblea popolare di Campi e della piana fiorentina il 9 novembre, quando saranno 16 mesi di assemblea permanente, presso il Circolo Rinascita a Campi Bisenzio, alle h 20.30. Per raccontarvi della nostra vertenza, ma non solo. Per discutere di “noi”: chiedervi come state, parlare di carovita, nocività e privatizzazioni dei nostri beni comuni.

3. Borgomeo era l’advisor di Gkn. Poi è diventato il compratore di Gkn. L’ha fatto con una serie di accordi riservati, sopra le nostre teste. Accordi che hanno probabilmente disallineato la proprietà giuridica dal possesso sostanziale. Se così fosse, la reindustrializzazione è stata minata sin dall’inizio e questi dieci mesi solo una farsa con cui logorarci. E’ lecito ormai ipotizzare che l’intera operazione sia avvenuta in intesa con Melrose e che l’attuale proprietà non sia e non sia stata altro che una “testa di legno” impegnata a concludere “dolcemente” il lavoro sporco del fondo finanziario.

4. Incredibile mettere in fila la quantità di incontri, dichiarazioni, incongruenze di dieci mesi. Il piano industriale non c’è mai stato, ma solo e soltanto un generico abbozzo di progetto di prodotto. Il consorzio era ed è sempre stato solo un diversivo: un consorzio di ricerca non può essere soggetto della reindustrializzazione. Ora, in compenso, Qf è uscita – o è stata esclusa? – pure dal consorzio. Borgomeo ha affermato che l’accordo di sviluppo e i fondi pubblici erano un presupposto della reindustrializzazione. Non ha presentato al Mise i documenti per accedere all’accordo di sviluppo. Ergo, egli stesso mina i presupposti della reindustrializzazione. Se non c’è dolo, c’è incapacità.

5. Dopo le prime settimane di cassa integrazione ordinaria, Qf doveva accedere alla cassa di transizione. Per accedere alla cassa di transizione, ci deve essere una “transizione”. La transizione è dimostrabile solo con un piano industriale, contratti commerciali ecc. Tutto questo non c’è e forse non c’è mai stato. Invece di fare chiarezza, Qf ha prorogato unilateralmente la cassa integrazione ordinaria fino ad ottobre. Ora chiede una cassa integrazione straordinaria in deroga retroattiva. Il Ministero del Lavoro, con evidente pressione di Confindustria, si è reso disponibile a tale meccanismo. Una cassa retroattiva di questo genere sarebbe uno scandalo, sociale e formale. L’attuale proprietà ha perso tempo e oggi usa il tempo perso per ricattarci ed avere la cassa. Chiunque copra tale meccanismo è responsabile di ulteriore tempo perso. Tempo sprecato con soldi pubblici.

6. Siamo quindi ostaggio di questo perverso livello di ambiguità. Noi presidiamo fisicamente la fabbrica da sedici mesi. Ma è l’attuale proprietà a tenerla in ostaggio. Metta a disposizione chiarezza, struttura societaria, a chiunque voglia realmente rilanciare lo stabilimento. Da parte nostra, ci stiamo dotando dello strumento giuridico della Società Operaia Mutuo Soccorso Insorgiamo, oltre che di un comitato tecnico scientifico. Il nostro piano industriale e tutti i legami con le competenze solidali creati dal Collettivo di Fabbrica sono oggi vanificati e umiliati da una proprietà che fa da tappo, invece di mettersi a disposizione.

7. Senza intervento pubblico, il destino di Gkn è segnato. Lo Stato dice di non potere. Ma non può perché non vuole. E non vuole perché non può. La nostra legge antidelocalizzazione giace in Parlamento. Se il Mise, Invitalia, Regione, Cassa Depositi e Prestiti, non trovano le forme per entrare nel capitale di Gkn, il destino è segnato. Contemporaneamente il collettivo di fabbrica non permetterà che un solo euro pubblico sia sprecato per scaricare le colpe del privato sul pubblico. Chiediamo fondi pubblici, controllo pubblico, pubblica utilità. L’assemblea permanente, il collettivo di fabbrica, le competenze operaie e la Soms Insorgiamo sono strumenti a disposizione della fabbrica pubblica.

8. La fabbrica deve essere pubblica e socialmente integrata. Il territorio l’ha difesa e il territorio deve reclamarla. Attraverso forme di azionariato popolare, ma anche pretendendo che gli spazi della fabbrica e i cassaintegrati diventino strumento di sostegno sociale al territorio stesso.

9. Intervento pubblico ora. Entrata del capitale pubblico sotto qualsiasi forma dentro la struttura societaria.

Chiarezza su tutti gli accordi riservati tra Melrose e Borgomeo, trasparenza totale sulla struttura societaria

Mettere a disposizione immediatamente l’intero corpo societario, lo stabilimento fisico e le risorse, a qualsiasi idea e progetto di reindustrializzazione

Mettere a disposizione lo stabilimento e la società al territorio, attraverso la Società Operaia di Mutuo Soccorso Insorgiamo

Lanciare insieme la campagna per la fabbrica pubblica e socialmente integrata

Fare di Gkn un perno dei problemi del territori, della lotta contro il carovita, per i diritti, per il mutuo sostegno reciproco, per una comunità che sia collettività

10. Tutte e tutti a Napoli il 5 novembre. Assemblea popolare di Campi e della piana fiorentina il 9 novembre alle h 20.30

#insorgiamo

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