Il dominio violento di pochi, sull’apatia della maggioranza

copertinales5settembre

Non vi pare che nel nostro Paese in frantumi, nelle istituzioni, nei diritti di lavoro e di salute, nella sicurezza di una convivenza civile con gli eredi degli italiani emigrati all’estero nei primi novecento, sia in atto, da due decenni, un vero e proprio colpo di stato senza violenza militare, ma con le stesse vittime e la riduzione drastica delle libertà politiche e civili, del classico colpo di stato messo in opera in pochi giorni? L’unica differenza sta nel sistema d’informazione: nel classico colpo di stato, giornali e televisioni passano sotto il controllo dei golpisti un minuto dopo la presa del potere, in questo golpe tricolore, l’informazione, via via trasformatasi in comunicazione a tavolino, ne è stata propellente e complice, ha distorto la realtà, mistificato le notizie disorientando la gente comune, quella che vede a fatica la strada della sopravvivenza dignitosa.

Per far tacere chi, leggendo questa analisi, abbia l’ardire di bofonchiare stupidaggini e frasi fatte, posso citare due cose: la strage quotidiana sul lavoro (oltre mille morti all’anno) quasi sempre taciuta, strage drammaticamente conteggiata come birilli che cadono, e le condizioni di schiavitù, degli eredi multietnici dei migranti italiani del primo novecento, quando “non riescono” a morire prima di sbarcare. Beh, chi può confutare l’accusa che la strage sul lavoro sia archiviata come naturale sacrificio al dio profitto e la strage di massa sui mari spazzata sotto il tappeto profumato del capitalismo che ruba da centinaia di anni le ricchezze dei Paesi, ora anche produttore di schiavi per le nostre economie, che aiutiamo a devastare con l’esportazione di armi e col sostegno politico ai dittatori?

Nella logica del profitto su ogni cosa, materiale e umana, l’arrivo degli immigrati è utilizzato come un’arma di distrazione di massa dai problemi reali che affliggono la gente comune alle prese con il cappio della disoccupazione, dei salari da fame, degli sfratti, degli ospedali chiusi o ridotti a luoghi di non cura dalle politiche governative. Quindi, accuso gran parte dei miei colleghi giornalisti che, in premessa ai loro lunghi sproloqui sotto dettatura dei poteri (o peggio ancora con le fake news), non scrivono mai un’elementare verità: questo stato di cose, compreso il terrorismo religioso, è la prevista, e programmata sui tavoli occidentali, ricaduta dei nostri crimini di massa perpetrati con le guerre di aggressione a Stati sovrani, in ossequio agli USA i quali ci premiano lasciandoci partecipare al saccheggio di quei Paesi. Con la rassicurazione della “esportazione della democrazia”, sempre pronta e utile anche per “scaldare” gli animi delle masse tenute ignoranti dagli altoparlanti stampati e televisivi e con il magma del web assistiamo allo sdoganamento di falsità virali e di opinioni da bar sport.

Con l’arrivo di internet e l’uso di cortili come facebook, siamo sempre più inondati di notizie, spesso false e costruite ad arte per manipolare l’opinione pubblica, è difficile distinguere le fonti attendibili dalle bufale, fare informazione in Italia è quanto mai complicato poiché si è distrutto un modo etico di vivere e concepirla, oggi le notizie vengono date in modo per lo più funzionale ai giochi dei grossi partiti (di governo e di apparente opposizione come la Lega) e agli interessi delle lobby industriali e finanziarie. I fatti vengono trasformati in paginate intere centrate sulle diatribe interne al centro sinistra e centro destra, ovvero in un teatrino costruito per allontanare la gente comune dalla politica riducendo la stessa informazione in chiacchiera, in gossip da giornali scandalistici.

Certo, sarebbe facile affermare che un popolo che non legge di sua iniziativa, ma introietta il flusso delle notizie senza saper distinguere la bufala dall’inchiesta, è un popolo facilmente manipolabile, però bisogna anche porsi l’obbiettivo di avere un’altro giornale, un’altra televisione, obbiettivo che è conseguente alla scelta di avere un’altro medico che ci cura facendoci partecipi nell’individuare i nostri mali. Ad oggi questa scelta non è ancora stata fatta. Pare quindi inarrestabile il cammino che porta il nostro Paese verso una nuova dittatura, apparentemente non violenta che ingloba, come difesa dai diversi, il terrorismo delle classi dominanti e lo strapotere da Farwest dei tutori dell’ordine, ai quali vengono concessi strapoteri per “sanare” le situazioni, con ampi margini di sopraffazione contro tutti i disgraziati, a dispetto delle regole. Prima contro i “colorati” e in contemporanea contro i “bianchi” colpevoli di tentativi di sopravvivenza, dallo sciopero alla manifestazione, dal rifiuto di essere sfrattati per povertà al parlare fuori dal coro dei sudditi silenti e compiaciuti dalle briciole che ricevono da lorsignori.

Potrei finire queste considerazioni così: nella culla europea il principio della cultura democratica come base della civiltà, è stata sostituita da una sorta di monarchia basata sull’estinzione dei principi di civiltà. La speranza, che si può sempre costruire riscoprendoci soggetti pensanti e coraggiosi nel non soccombere al presente, è sempre in attesa delle nostre azioni, così da riscoprire la forza organizzata dell’insieme dei lavoratori, dei disoccupati, dei pensionati, degli studenti (e anche dei giornalisti in cassa integrazione, dei tanti precari nelle redazioni trasformate in catena di montaggio dello sfruttamento del lavoro gratuito con la promessa di un lavoro fisso che non arriverà), per disdire l’attuale medico, scelto volenti o nolenti, che anziché curare il male lo amplifica, quando non lo produce in prima persona, per tenerci debilitati.

Forse dovremmo iniziare a guardarci dentro e smetterla di considerarci migliori di quello che siamo continuando ad approcciarci alla nostra vita quotidiana da spettatori paganti ma non gaudenti. Molti di noi nutrono la propria autostima utilizzando come unico metro di paragone il possesso e la proprietà o l’appartenenza ad un’etnia piuttosto che ad un’altra, ponendo come controparte gli ultimi con la loro condizione socio-economica precaria. In tutto questo non valutando che i valori che consideriamo fondanti la nostra vita sono inglobati in un sistema basato sulla corruzione, sulla mistificazione, sul consumo sfrenato delle risorse della Terra, sulla realizzazione di armi sempre più sofisticate e potenti, tutto ciò senza renderci conto che a nostra volta ne siamo oppressi e affamati. Siamo certi di essere i migliori in un sistema nel quale le grandi aziende esercitano violenza armata con eserciti pagati dalle tasse di tutti noi per fare guerre in nazioni ove si trovano risorse di interesse di dette aziende? Migliori, vivendo in modo acritico in una società che approva leggi che autorizzano il furto di denaro a danno di molti per il benessere di pochi (ricordiamoci, ad esempio, i decreti salva banche)? Migliori anche quando andiamo allo stadio (o in poltrona davanti alla TV) a vedere gambe strapagate che recitano in una partita, spesso influenzata dalle decisioni esterne alla correttezza perché in ossequio a interessi finanziari? Siamo consapevoli di diventare comparse di un sistema nel quale essere vincenti comporta saper rubare, falsificare, corrompere, minacciare (e se necessario uccidere), opprimere, sfruttare e tutto questo senza provare nessuna emozione nei confronti di nessuno?

E’ paradossale come per sentirti tra i migliori, devi essere peggiore. Da questo stato di sudditanza al peggio non ci salviamo neanche quando ci commuoviamo di fronte a dossier come “Piccoli Schiavi Invisibili 2017” diffuso da Save the Children in vista della Giornata Internazionale contro la tratta di esseri umani. In Italia nel 2016, le vittime di tratta censite (cioè solo quelle individuate, ma si parla di altre migliaia di persone) e inserite in programmi di protezione erano 1.172, di cui 954 donne e 111 bambini e adolescenti, l’84% dei quali bambine. Uno sfruttamento del quale sono natralmente protagonisti i maschi bianchi che magari scrivono su Facebook che gli immigrati ci portano malattie e gli “fanno schifo, vengono da noi a fare la bella vita e a rubarci il lavoro”.

Nonostante ci consideriamo diversi dalla classe politica attuale viviamo da separati dentro una casa comune chiamata Italia, in uno stato di dissociazione, apparentemente dalla politica, ma in realtà da noi stessi, che ci rende simili a coloro che ci inducono nella tentazione al peggio dentro la discarica della disumanità. Non ci rendiamo conto che anche se ci sentiamo assolti, siamo sempre coinvolti. Perché non individuare una via d’uscita che apra le porte a una politica di governo diverso delle nostre vite, basata sulla democrazia e l’uguaglianza per tutti? La speranza, che si può sempre costruire riscoprendoci soggetti pensanti e coraggiosi, nel non soccombere al presente è sempre in attesa delle nostre azioni, per disdire l’attuale medico, che ci siamo scelti, che anziché curare il male lo amplifica, quando non lo produce direttamente, per tenerci debilitati.

Perchè non smettiamo di farci del male facendo rappresentare i nostri interessi materiali da partiti e gruppi politici che da decenni ci distruggono le condizioni più elementari? Chi sono? PD, Forza Italia (e soci al governo) e Lega Nord. Ma anche l’abbaglio 5Stelle, presentatosi con la bacchetta magica del “vaffanculo”, rivelatosi il più crudele degli inganni seduttivi per conto dei poteri, a Roma come a Torino. Cioè, quelli che hanno: massacrato il lavoro; svuotata di saperi la scuola; inariditi i territori con l’abusivismo edilizio; reso più velenoso l’ambiente con scelte di inquinamento; permesso ai ricchi di arricchirsi ancora con la crisi economica; resi sempre più inesigibili gli elementari diritti con le privatizzazioni.

Franco Cilenti

Lavoro e Salute, editoriale del numero di settembre

www.lavoroesalute.org

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