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Scuola, neofascismo e revisionismo storico

Dal tam tam h.24 dei media mainstream:‘Il fascismo è un periodo storico concluso…. Oggi parlare di fascismo è anacronistico…’Dio, patria e famiglia’ è un motto da difendere e da applicare. Non passa lo straniero … la scuola deve mortificare chi non fa il proprio dovere…la scuola deve essere meritocratica. ‘Studia, ubbididisci, non pensare con la tua testa. I libri di testo siano la tua scienza, il tuo sapere’.Conclusione: Il fascismo è tornato e neanche sotto mentite spoglie.’ Tommaso Bruno, 17enne, studente del liceo Nomentano (Roma) ha qualcosa da dirci a proposito di alcuni aspetti a scuola dell’emergente nuovo fascismo (A.V.)

In queste righe vorrei raccontare le esperienze di lotta al fascismo che io, la mia scuola e il mio territorio portiamo avanti ogni giorno.

Per capire correttamente la lotta antifascista degli studenti di questi anni bisogna andare oltre le classiche pratiche antifasciste e partire da un livello diverso, primario, fondamentale: l’educazione.

Il ruolo dei pochi studenti politicizzati delle scuole è innanzitutto quello di colmare i vuoti che la scuola ha, o meglio dovrebbe avere. Parlare di antifascismo ai propri studenti è uno di questi e probabilmente è il più profondo.

Questa mancanza della scuola permette la crescita di associazioni neo-fasciste che con il governo attuale godono di totale libertà di azione. Ne sono un esempio i fatti del liceo Michelangiolo di Firenze e quelli del Plinio a Roma. Fatti che fanno chiaramente intuire gli intenti di alcune forze politiche del Paese.
Questi sforzi, fatti dagli studenti e dalle studentesse, sono, come detto precedentemente, causati dal vuoto che la scuola lascia riguardo il tema. Il nostro Paese, a seguito della caduta del fascismo, non ha mai condannato in maniera diretta i dirigenti fascisti, né tantomeno ne ha limitato l’azione sulla scena pubblica.

L’unico deterrente contro la rinascita e la proliferazione dei neo-fascismi era ed è la nostra Costituzione che è di sua natura antifascista. Essa tuttavia è utile solamente nel momento in cui viene insegnata alle nuove generazioni e questo ruolo dovrebbe essere ricoperto dalla scuola, scuola che però si tira indietro e non accetta questo compito.

Con il passare degli anni (in particolare dalla riforma delle autonomie scolastiche) gli organi di democrazia all’interno di ogni scuola hanno subito una crisi della partecipazione, a causa dell’accentramento dei poteri decisionali sulla figura del Dirigente Scolastico.

A questo aspetto è necessario affiancarne un altro: la separazione di cultura e politica che, in un paese democratico, non è tollerabile. Tutto questo sarebbe meno grave se la scuola italiana fosse in grado di insegnare la storia e l’oggettività dei fatti, cosa che tuttavia non fa, lasciando spazio al più sfrenato revisionismo storico. Fenomeno che altera appositamente la verità sostanziale dei fatti storici.

I libri di testo lasciano libera interpretazione a chi li legge, lasciando gli studenti in un limbo e gli insegnanti liberi di manipolare la storia a loro piacimento, cosa che può produrre effetti gravissimi.

Tutto questo serve a dire che la scuola e gli studenti di oggi sono la base del Paese di domani, che su una scuola realmente antifascista oggi poggia la responsabilità di un Paese antifascista domani.

Tommaso Bruno

Roma 9/4/2023

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