La pandemia e il lavoro delle donne straniere in Italia

La pandemia non ha avuto un impatto omogeneo tra le varie componenti del mercato del lavoro. I motivi della difformità sono molteplici. Da un lato, vi sono fattori istituzionali come l’introduzione del cosiddetto “blocco dei licenziamenti”, dall’altro, vi è un’asimmetria nelle conseguenze della crisi sui differenti settori economici. I primi studi a livello globale mostrano come la crisi pandemica abbia colpito in maniera sproporzionata i lavoratori migranti (OECD, 2020). Ciò è avvenuto in particolare negli stati dell’Europa Meridionale, in Irlanda, in Norvegia, negli Stati Uniti e in Svezia. Volgendo l’attenzione alla situazione italiana, le diverse ricerche concordano sugli effetti di maggiore penalizzazione occupazionale subìti dai lavoratori stranieri.

L’occupazione durante la pandemia

 Nel corso del 2020 è aumentata la probabilità di perdita dell’occupazione da parte dei migranti, come conseguenza della maggiore incidenza dei contratti a termine nei loro rapporti di lavoro (Quaranta, Trentini, Villosio, 2021). I lavoratori a tempo determinato, infatti, sono rimasti esclusi dalla protezione del “blocco dei licenziamenti” e si sono ritrovati più facilmente senza un impiego. Altri studi hanno evidenziato come la crisi abbia colpito soprattutto le donne straniere che, secondo i dati sulle forze lavoro, erano occupate in oltre un quarto dei lavori persi tra il 2019 e il 2020 (Di Pasquale, Tronchin 2021).L’andamento del tasso di occupazione per genere e per cittadinanza mostra traiettorie diverse nel corso del 2020. Per quanto riguarda i cittadini italiani, sia uomini che donne, l’occupazione si è ridotta nel secondo e terzo trimestre, mentre negli ultimi tre mesi dell’anno ha registrato valori corrispondenti ai livelli precedenti. Non dissimile è quanto si registra per gli uomini stranieri. Anche per loro la diminuzione dell’occupazione, sebbene più marcata, è avvenuta solo nel secondo e terzo trimestre, successivamente vi è stata una ripresa che allinea i tassi su quelli del 2019. Tutt’altro andamento si riscontra invece per le donne straniere. Già dal primo trimestre del 2020 si nota un calo di 3,6 punti rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, nei tre mesi successivi la riduzione del tasso arriva a 6,3 punti e poi nell’ultimo dato trimestrale a 4,8. A differenza delle altre componenti del mercato del lavoro, le donne straniere presentano tre peculiarità. In primo luogo, vi è un notevole calo del tasso di occupazione già dal primo trimestre del 2020, periodo nel quale gli effetti della pandemia si possono considerare ancora parzialmente osservabili. Le misure di lockdown, infatti, vengono attuate solo a partire dall’8 e 9 marzo. In secondo luogo, la diminuzione del secondo trimestre è maggiore rispetto alle altre componenti del mercato del lavoro. In ultimo, persiste un notevole peggioramento dell’occupazione anche nel quarto trimestre, con un divario considerevolmente ampio rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (Fig. 1)

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Disoccupazione e inattività per le donne straniere

La perdita di lavoro nella particolare contingenza della pandemia ha avuto delle conseguenze non ordinarie. Nel corso della prima ondata, da marzo a giugno, quasi tutte le attività economiche sono state forzosamente interrotte. Di conseguenza, era estremamente difficile cercare un lavoro e quasi impossibile trovarne un altro per coloro che non potevano svolgere impieghi a distanza. Osservando gli andamenti del secondo trimestre per le donne straniere si possono notare queste difficoltà. In quei mesi la contrazione dell’occupazione è associata a una maggiore inattività e a una minore disoccupazione. L’inattività delle donne straniere ha raggiunto addirittura il 50%, ossia una su due, dai 15 ai 64 anni, non lavorava né cercava un impiego.

La situazione è cambiata durante la seconda ondata, da ottobre fino a dicembre 2020, quando le restrizioni alla mobilità sono state meno rigide. Sebbene le attività economiche siano rimaste aperte, attenendosi a molte restrizioni, il tasso di inattività è rimasto elevato intorno al 47%, ossia 5,6 punti percentuali in più dell’anno precedente. Nello stesso periodo la disoccupazione è cresciuta fino al 17%, tornando sui livelli del 2019. Vi è dunque una fase di contemporanea alta disoccupazione e notevole inattività. Ciò indica come vi siano delle difficoltà a trovare un’occupazione e il prevalere di una sensazione di scoraggiamento e di conseguente fuoriuscita dal mercato del lavoro.

Infine, anche osservando i tassi di inattività si nota come l’aumento rispetto all’anno precedente avvenga a partire dai primi tre mesi del 2020, e dunque sembrerebbe che tale fenomeno abbia radici più profonde ed in parte sia collocabile al periodo precedente la pandemia (Fig. 2).

L’occupazione straniera femminile nelle ripartizioni territoriali

La struttura occupazionale italiana è storicamente attraversata da notevoli differenze territoriali, come è noto la principale è quella Nord- Sud, ma anche tra le regioni settentrionali vi sono significative differenze. L’occupazione straniera femminile – lo stesso avviene per gli uomini – si concentra soprattutto nelle regioni settentrionali dove risiede il 60% delle occupate, mentre al Sud e nelle Isole si registra una proporzione più bassa. Risulta utile, dunque, considerare l’andamento dei tassi di occupazione nelle varie ripartizioni macro-regionali per comprendere al meglio i cambiamenti avvenuti nell’ultimo anno.

Nel complesso, la diminuzione del tasso di occupazione femminile tra il 2019 e 2020 avviene in tutte le ripartizioni, tuttavia si presenta con caratteristiche diverse. Il primo elemento che emerge è la situazione delle regioni del Nord-Est, dove si può notare come il tasso diminuisca costantemente dal primo trimestre del 2019 fino al quarto del 2020. In due anni si riduce di 11,3 punti dal 54,2 al 42,9%. Si tratta di un segno evidente di come il problema occupazionale per le donne migranti fosse già presente prima della crisi economica causata dal Covid, e questa abbia aggravato un processo già in corso sul quale probabilmente pesano anche i ricongiungimenti familiari di donne non entrate nel mercato del lavoro

Osservando i dati si nota come le diminuzioni del tasso di occupazione nel secondo trimestre accomuni tutte le ripartizioni territoriali. Del resto, in quei mesi sono state applicate le maggiori restrizioni alla mobilità su tutto il territorio nazionale. Le differenze tra le aree, invece, si evidenziano soprattutto nel quarto trimestre, quando lo scarto con l’anno precedente nel Centro-Sud si riduce, mentre nelle regioni del Nord si amplia. Per fornire un’osservazione più completa sarà necessario attendere i dati del 2021, quando si avranno maggiori informazioni per capire se si tratti di un fenomeno passeggero o di una riduzione di lungo periodo dell’occupazione femminile straniera in Italia (fig. 3).

Conclusioni

Per una prima valutazione delle tendenze attualmente in corso può essere utile paragonarle con ciò che avvenne nel periodo successivo al 2008, a seguito della crisi economico-finanziaria. Allora i tassi di occupazione dei migranti in Italia peggiorarono in maniera inferiore che in altri paesi europei, ma la segregazione occupazionale si aggravò e rese gli immigrati più vulnerabili rispetto agli italiani (Reyneri, 2010, Fullin e Reyneri 2013). Negli anni seguenti al 2008 la crisi colpì principalmente gli uomini e in particolare gli stranieri residenti nelle regioni settentrionali (Bonifazi, Marini 2014). Il quadro attuale sembra alquanto differente, i cittadini italiani, almeno nell’immediato, non sembrano aver sofferto un peggioramento della condizione occupazionale. Gli uomini stranieri hanno avuto una contrazione dell’occupazione soprattutto nel secondo trimestre e una ripresa nei mesi successivi. Ben diversa è la situazione delle donne straniere, che soprattutto nelle regioni settentrionali, hanno subito una diminuzione dell’occupazione e un aumento dell’inattività. Una tendenza che si poteva intravedere già nel 2019, ciò fa ipotizzare che il peggioramento occupazionale delle donne straniere non sia causato solo dagli effetti della crisi economica dovuti dalla pandemia, ma che questa si sia innestata su una difficoltà già presente e ne abbia ampliato gli effetti. Tuttavia per comprendere se si tratti di un fenomeno passeggero o strutturale sarà necessario osservare i dati dei prossimi mesi e anni.

Note

1Lavoro effettuato nell’ambito del Prin “Immigration, integration, settlement. Italian-Style”.

per saperne di più

Bonifazi, C., Marini, C. (2014). The impact of the economic crisis on foreigners in the Italian labour market. Journal of Ethnic and Migration Studies, 40(3), 493-511.

Di Pasquale E., Tronchin C., (2021) Donna e straniera: ecco chi paga la crisi da pandemia. Lavoce.info

Fullin, G., Reyneri, E. (2013). Introduzione. Gli immigrati in un mercato del lavoro in crisi: il caso italiano in prospettiva comparata. Mondi Migranti, (1), pp. 21-34

Oecd (2020) What is the impact of the COVID-19 pandemic on immigrants and their children?

Reyneri, E. (2010). L’impatto della crisi sull’inserimento degli immigrati nel mercato del lavoro dell’Italia e degli altri paesi dell’Europa meridionale. PRISMA Economia-Società-Lavoro.

Quaranta, R., Villosio, C., Trentini, F. (2021). Gli effetti del COVID-19 sulla popolazione in età da lavoro straniera in Italia. Mondi Migranti, (1), pp 61-83

Antonio Sanguinetti

29/10/2021 https://www.neodemos.info

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