Nel girone dei bestemmiatori

Chiude la trilogia iniziata con “Amianto”, seguita da “108 metri the new working class hero”, “Nel girone dei bestemmiatori”, libro di Alberto Prunetti edito da Laterza, scrittore come pochi capace di risvegliare le coscienze, di dare scosse con le parole quando il linguaggio diventa lotta e resistenza nel torpore dei tempi dormienti.

È un libro di frontiera, quella frontiera che non è semplice da valicare. Quando l’hai attraversata suona malinconica l’armonica di Steve Mc Queen e ti accompagna durante il viaggio. È una linea di confine tra la storia e la memoria, una dogana permanente che controlla e vigila.

Tra la Maremma e il West. Nel girone dei bestemmiatori. Non è uno Spoon River. È una discesa negli inferi e non ci sono Dante e Virgilio a raccontare. È la voce di Renato che si alza all’unisono e narra non attraverso le parole, ma tramite attrezzi di lavoro, ciminiere che sbuffano, impianti che macinano senza tregua.

Tutto per tenere viva la memoria di una condizione sociale, quella operaia.
Renato è il padre di Alberto, deceduto a causa di un lavoro usurante dopo aver respirato l’intera tavola periodica degli elementi, zinco, zolfo, piombo e, peggio ancora, dopo aver inalato l’amianto, la fibra killer che ha provocato decine di morti.

Renato è una delle tante vittime sul lavoro, di lavoro. Uno dei tanti combattenti delle lotte operaie degli anni più duri e forse più belli. E quelle lotte restano vive nella memoria, perché se le fabbriche a forte impatto ambientale sono meno in questi ultimi anni, se hanno smesso di sbuffare le ciminiere, quelle idee sono ancora vive e il libro di Alberto Prunetti le conserva fedelmente.

In queste pagine la classe operaia non va in paradiso. Finisce dritta sparata all’inferno. Nel girone dei bestemmiatori. E qui, se noi crediamo che si smarrisca, stiamo freschi. È pronta più che mai a combattere.

Perché se nella realtà di inferno si tratta, ecco venire fuori la condizione terribile di quel ceto basso che ha contribuito alla costruzione del bel paese con una vita fatta di sacrifici e di rinunce.

E se qualcuno pensa che ai giorni nostri la classe operaia non esista più, eccolo subito smentito. Basta calarsi in queste pagine, nel girone dei bestemmiatori, dove non c’è Dante con l’alloro sul capo e la tunica rossa in compagnia di Virgilio che fa delle parole il suo pane. Qui Dante è in ogni operaio che alle parole sostituisce il tornio, la pressa, la saldatrice. Non indossa una tunica, ma una tuta blu e ha una maschera che copre il volto.

Eppure anche attraverso quella maschera riesce a vedere la realtà e per questo non si tira indietro. È pronto alla lotta, alle rivendicazioni, a ribellarsi per il riconoscimento dei propri diritti.

L’inferno, il girone dei bestemmiatori, è ritrovo dove fermentano idee, dove si parla di condizione sociale, dove c’è un confronto.

Dammi le parole come fossero attrezzi, fai scorrere il filo del discorso in quel passante, metti in squadra il racconto.

Tra vecchi attrezzi e la vita dedicata ad un mestiere durissimo ecco che riprende la storia di Renato. Avventure familiari, giornate in fabbrica, domeniche dedicate al calcio dilettantistico. La storia si infila in un mondo proletario che è simile a un inferno.

E qui i dantisti perdoneranno l’autore se Dante viene messo un pochino in disparte perché considerato uno scansafatiche privilegiato. Per dirla alla Sergio Leone, nel film con Clint Eastwood: cosa succede quando un poeta con l’alloro, nel girone infernale, incontra un saldatore che ha frequentato le scuole con le 150 ore? La risposta la potete immaginare, è la stessa del film.

Allora, se qualcuno si domanda dove si trova il girone dei bestemmiatori, ecco, anche qui la risposta pare scontata. Lo possiamo trovare in un luogo un po’ inconsueto tra la Divina Commedia e il West, accompagnato dal suono di un’armonica in sottofondo.

La lettura di questo libro ci conduce a una profonda riflessione e viene naturale chiedersi: ma come è possibile che la classe operaia non esista più? La risposta ci verrebbe spontanea quando riscontriamo tre morti sul lavoro ogni giorno. Questo basterebbe a farci riflettere.

Ma ancor di più questo libro di Prunetti ci fa toccare con mano la realtà, rivisitando la memoria che mette in luce con una sottile e profonda ironia aneddoti ed episodi di un microcosmo reale.

E allora per essere testimone di una memoria operaia, conoscere i sacrifici, i drammi, le condizioni, ma anche le lotte che hanno portato alle grandi conquiste raggiunte dai lavoratori, bisogna scendere qui, Nel girone dei bestemmiatori.

Maremmacane.

Giorgio Bona

20/7/2020

Alberto Prunetti: Nel girone dei bestemmiatori (Laterza, 2020)

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