Se il lavoro non è un posto sicuro

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I luoghi di lavoro possono fare molto per sostenere le donne nella fuoriuscita dalla violenza domestica, ma di per sé non rappresentano luoghi sicuri. Come spiegano Francesca Bettio ed Elisa Ticci nello studio sui dati raccolti dalla Fundamental Human Rights Agency (FRA) dell’Unione europea, se maggiori livelli di istruzione e di emancipazione economica corrispondono a una più alta probabilità per le donne di uscire da situazioni di violenza domestica, allo stesso tempo questi coincidono con una loro maggiore esposizione a molestie e ricatti sul posto di lavoro.

Quante sono le molestie sul lavoro in Italia. Nel nostro paese è il 9 per cento delle donne ad aver subito molestie fisiche o ricatti sessuali mentre stava lavorando: 1 milione 404mila in tutto, 425 mila solo nei tre anni precedenti alle interviste condotte nel biennio 2015-2016 dall’Istat, che nel 2018 ha diffuso i risultati della prima indagine nazionale sul tema. Più nello specifico: sono 1 milione 173mila le donne che hanno dichiarato di essere state ricattate sessualmente nel corso della propria carriera per essere assunte, per mantenere il posto di lavoro o per ottenere progressioni. 167 mila a subire ricatti di questo tipo nei tre anni precedenti all’indagine: al momento dell’assunzione sono state colpite più frequentemente le impiegate (37,6%) e le lavoratrici nel settore del commercio e dei servizi (30,4%).

Un settore non vale l’altro. Non tutti gli ambienti di lavoro sono uguali, ce ne sono alcuni più tossici. Quelli a prevalente presenza maschile, ad esempio, dove è più difficile per una donna fare carriera, o quelli fortemente schiacciati sui ruoli tradizionali. Non è un caso se nell’indagine Istat la quota maggiore delle vittime lavorava o cercava lavoro nel settore delle attività scientifiche e tecniche (20%) e in quello del lavoro domestico (18,2%).

Rischi e pericoli del lavoro domestico. Nella ricerca promossa dalle Acli Colf Viaggio nel lavoro di cura pubblicata nel 2017 da Ediesse, emergeva del resto un quadro molto chiaro: il lavoro delle assistenti familiari, anche dette badanti, o colf, nato come risposta a basso costo per la crescente richiesta di cura da parte delle famiglie, tende a essere per chi lo svolge un’attività logorante e pericolosa. Tra le lavoratrici intervistate il 14,2% affermava di aver subito da parte del datore di lavoro molestie sessuali, il 10,1% di essere stata insultata frequentemente, il 5% di essere stata soggetta a lanci di oggetti e il 2,1% di essere stata picchiata.

Attrici e studentesse. Nel 2017 la campagna #MeToo partita dalle attrici del cinema di Hollywood che hanno fatto nomi e cognomi di personaggi inclini a utilizzare molestie e ricatti sessuali nei processi di selezione e carriera, e sconfinata oltreoceano, fino a coinvolgere le studentesse nelle università europee, ha contribuito a portare all’attenzione del mainstream un meccanismo molto esteso e capillare. In Italia un gruppo di ricercatrici ha monitorato più di due milioni di tweet per arrivare a una definizione condivisa di molestia sessuale sul lavoro e individuarne i costi in termini di danni economici per le lavoratrici e per le organizzazioni, ne è nata una pubblicazione appena diffusa dalla Foundation for European Progressive Studies (FEPS) che mette in luce come i movimenti dal basso possano contribuire concretamente alla trasformazione sociale.

Molestie che inquinano la scienza e la politica. Intanto, nelle università le donne avanzano a fatica nel regno dei professori e, così come nei parlamenti, sono tante alla base e poche ai vertici delle carriere. Studi recenti, come quello realizzato dal National Academies of Sciences, Engineering, and Medicine e presentato a Washington nel 2018, o le indagini dell’Unione interparlamentare, hanno spiegato come questo sia dovuto soprattutto all’inquinamento culturale della politica e della scienza, che porta anche le più ambiziose ad ammalarsi e rinunciare alla carriera dopo anni di pressioni basate sul sesso. Lo studio di Washington ha sollecitato istituti di ricerca e università a considerare le molestie sessuali in accademia alla stregua del plagio e della falsificazione dei dati. L’Unione interparlamentare, che ha presentato gli ultimi dati a Bruxelles alla vigilia delle elezioni europee ha invitato tutti candidati a firmare un documento per impegnarsi a contrastare attraverso leggi e politiche le molestie e il sessismo all’interno del Parlamento europeo.

Una convenzione internazionale. Quello internazionale continua a essere un mercato fortemente sessista e omofobico. E nonostante la discriminazione in materia di occupazione sulla base dell’orientamento e dell’identità sessuale, come di altre diversità, sia vietata da diverse direttive europee, le donne e le persone Lgbt si trovano di fatto ad affrontare discriminazioni nei processi di reclutamento e nell’occupazione. Come da tempo mostrano i dati di Eurofound, la Fondazione europea per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro. E come di recente ha confermato la prima convenzione internazionale per il contrasto alle molestie sul lavoro.

Claudia Bruno

22/11/2019 www.ingenere.it

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