14 Novembre, la piazza molteplice fa la differenza. Cgil, Fiom, Usb e Cobas continuano la lotta. Le piazze italiane bocciano il Jobs Act, e non solo, senza appello. Paolo Ferrero, segretario del Prc, che è stato al corteo di Milano, ricorda lo sciopero del 5 dicembre e parla di “un Paese unito nella lotta contro le politiche di Renzi: tute blu e precari, giovani e disoccupati, pensionati e migranti”. “Sono scesi in piazza oggi per mandare un messaggio chiaro al governo. Reddito e lavoro per tutti! La lotta, così ampia, partecipata e trasversale, deve continuare”.

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Lavoratori e studenti, migranti, precari e disoccupati sfilano in molte citta uniti e compatti. Lo sciopero sociale ha centrato in pieno il suo obiettivo, quello di incrociare le lotte. La ribellione degli autisti di Genova, la lotta dei lavoratori dell’aeroporto di Pisa, quella degli addetti del restauro al Colosseo. Decine di vertenze e di rivendicazioni che hanno trovato finalmente un punto, seppur parziale, di convergenza.

La molteplicità, come è stata chiamata in questi lunghi giorni di preparazione, si è manifestata per quello che è, una grande metafora utile ad accendere l’unità dei percorsi di lotta. Ora si tratta di andare avanti con l’idea che davanti a noi finalmente c’è un’esperienza da far crescere. C’è un modello organizzativo da inventare contando sul fatto che non si può disperdere nulla della ricchezza che il movimento sta esprimendo.

Se da una parte il leader Fiom, Maurizio Landini, e la numero uno della Cgil, Susanna Camusso, hanno guidato insieme il corteo di Milano, dall’altra nei più di sessanta cortei che hanno animato il 14 novembre quello che si coglieva è il “bisogno di contaminazione”. Non dei soggetti sindacali ma di tutti quei frammenti sociali stanchi e sfibrati dalla crisi e dalla solitudine. Migranti, studenti, disoccupati, semplici cittadini, lavoratori e precari hanno preso coraggio.

A Roma gli studenti hanno davvero invaso la città con intelligenza e determinazione. Non si sono fatti ingabbiare nella trappola della repressione. A Milano una manifestazione così non si vedeva da decine di anni. Mentre dal palco in piazza del Duomo iniziavano i primi interventi, la coda del composto e determinato corteo della Fiom non era ancora partita da Porta Venezia. Oltre alla straordinaria partecipazione al corteo a fare i numeri della giornata anche la grande adesione agli scioperi in tutti i territori coinvolti. Bastava uno sguardo a piazza del Duomo, la piazza milanese metalmeccanica per eccellenza, per avere ancora una volta una conferma: il governo di questo paese non ha il consenso di chi lavora e di chi un lavoro lo sta ancora cercando.

A Renzi, intanto, Fiom, Cgil, Usb e Cobas mandano messaggi molto chiari. “Non ci pare che sia una risposta per mantenere la difesa dei diritti che noi facciamo”, afferma Susanna Camusso dalla testa del corteo Fiom di Milano. “La partita non è assolutamente chiusa – avverte – L’abbiamo già detto e lo ripetiamo non è un voto di fiducia che cambierà il nostro orientamento e le nostre iniziative”. Rincara la dose il segretario Fiom Maurizio Landini, definendo l’intesa come “una presa in giro che serve solo ai parlamentari per conservare il loro posto”.
Usb in un comunicato associa la giornata di ieri allo sciopero generale del 24 ottobre scorso, che “confermano un importante segnale di disponibilità alla lotta di cui Renzi e la politica debbono prendere atto”.
“Noi vogliamo cambiare – sottolinea Piero Bernocchi, portavoce dei Cobas- e continueremo la nostra protesta, perchè le piazze d’Italia dello ‘sciopero’ sono un’alleanza sociale”.
Dalla protesta dei ricercatori sotto la Funzione Pubblica a quella dei migranti, che dopo il corteo e la manifestazione a Montecitorio di ieri daranno vita a due giorni di confronto per l’individuazione di prospettive e campagne di mobilitazione internazionali; dai lavoratori del commercio, saliti sul Colosseo unendo la loro lotta contro un pessimo rinnovo contrattuale con quella degli autisti di Roma Tpl, sospesi dal servizio dopo un intervista tv; i senza casa e gli inquilini delle case popolari, che nella periferia romana stanno dando vita ad un corteo per la difesa dei diritti sociali: tante le iniziative messe in campo, che hanno costretto le controparti a confrontarsi con le varie espressioni presenti nello sciopero sociale, “non sarà certo una mano di vernice sul jobs act, che rimane inalterato nel suo impianto condannando alla precarietà intere generazioni – continua Usb – a bloccare le mobilitazioni in atto. E durante una crisi che non accenna a diminuire, falcidiando migliaia di posti di lavoro, questo governo non avrà vita facile: legge di stabilità, spending rieview e blocco dei contratti e dei salari potranno solo far crescere le proteste e gli scioperi”.

Paolo Ferrero, segretario del Prc, che è stato al corteo di Milano, ricorda lo sciopero del 5 dicembre e parla di “un Paese unito nella lotta contro le politiche di Renzi: tute blu e precari, giovani e disoccupati, pensionati e migranti”. “Sono scesi in piazza oggi – aggiunge – per mandare un messaggio chiaro al governo. Reddito e lavoro per tutti! La lotta, così ampia, partecipata e trasversale, deve continuare”.

Fabio Sesastiani

15/11/2014 www.controlacrisi.org

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