Le dimissioni del ministro anomalo

Fraleone (Prc-Se) su dimissioni ministro Fioramonti

Chi ha coraggio non scappa, è questa la risposta della ministra Dadone al compagno di partito Fioramonti dimessosi da Ministro della Pubblica Istruzione. Querelle interna al Mov 5 Stelle (sullo sfondo i soldi che ogni parlamentare deve lasciare al partito) o invece un duplice scontro politico all’ombra di Casaleggio e di Grillo e all’interno della maggioranza di Governo?
L’uscita di scena di Fioramonti fa discutere e le sue critiche al Governo per il mancato rispetto degli impegni in materia di istruzione e di ricerca sono tutt’altro che infondate. Quanto poi al coraggio rivendicato dalla Dadone varrebbe la pena di chiedere ai parlamentari del 5 Stelle di presentarsi a Taranto oppure in qualche città messa in ginocchio dalla crisi di qualche Istituto di credito.
Il Ministro Fioramonti ha rassegnato le dimissioni dopo l’approvazione della manovra di Bilancio con ben poche risorse destinate alla ricerca e all’istruzione, che poi lo abbia fatto anche per altri fini non è dato saperlo (con il tempo lo scopriremo) ma il problema non va sminuito come fa la Dadone.

Lo stato in cui versano scuole e università è da tempo comatoso, da tempo sosteniamo che sarebbe opportuno riservare meno attenzione alla crescita del Pil e maggiore cura ai livelli di occupazione abbattendo le disuguaglianze crescenti. Dal 2008 ad oggi il rapporto tra salari e redditi da lavoro è crollato , rinviata sine die l’annunciata ripresa e crescita, la classe media è stata schiacciata verso il basso e in questa classe media si trovano anche gli insegnanti.

Ironia della sorte si sono creati posti di lavoro ma in molti settori, scuola inclusa, si lavora senza soldi, un concetto non da prendere alla lettera ma che utilizziamo come metafora della riduzione del potere di acquisto e anche del ruolo sociale dell’insegnante nella società italiana.

Nell’inversione di tendenza delle politiche intraprese da 25 anni ad oggi c’era proprio la istruzione , la ricerca e la formazione, istruzione universitaria , scolastica e quella legata anche alle professioni. In Italia si ricercano specializzazioni spesso difficili da trovare in una fascia di età mai soggetta a percorsi di riqualificazione e formazione, risultato anche della distruzione operata dalla Legge Del Rio per le province, un tempo artefici di percorsi formativi e di orientamento lavorativo.

Il Ministro Fioramonti si è dimesso al contrario dei suoi collaboratori, dei sottosegretari che restano invece al loro posto. Chi strillava dall’opposizione contro la cultura del merito e gli Invalsi oggi li accetta acriticamente, di questo ovviamente nessuno intende parlare.

Resta il fatto che Fioramonti aveva già dovuto digerire vari bocconi amari, dagli Invalsi alla alternanza scuola lavoro giudicati, a novembre scorso, indispensabili requisiti per accedere all’esame di maturità, fino alla contrazione dei fondi destinati ai rinnovi contrattuali della scuola (i soldi stanziati per 3,2 milioni di dipendenti pubblici sono ancora pochi e lontani dal resistituire dignità a salari tenuti fermi per 9 anni e al cospetto dell’Europa tra i piu’ bassi in assoluto). Si sono persi per strada i fondi destinati all’edilizia scolastica, anzi molti sindaci sembrano piu’ interessati ai controlli antidroga davanti alle scuole che alla messa in sicurezza degli edifici, non si trovano i soldi per costruire palestre e moderni laboratori.
Altro aspetto dirimente è quello della regionalizzazione della scuola dentro l’ennesima, e forse definitiva riforma che stravolgerà la Costituzione e l’universalità del sistema scolastico.

Si scrive regionalizzazione ma si legge privatizzazione della Scuola statale a discapito del carattere universale della scuola, dell’ unità culturale del nostro paese in palese violazione per altro di quell’articolo 5 della Costituzione che parla di Repubblica una e invidisibile. L’autonomia scolastica determinerà la crisi finale di scuola e sanità nelle regioni del Sud Italia, l’esatto contrario di quello di cui avrebbe invece bisogno il nostro paese. Il nostro paese ha bisogno di scuole moderne ed efficienti, con l’autonomia regionale intere regioni non saranno nelle condizioni di investire in scuole e ospedali allontandosi sempre piu’ dagli standard europei. Analogo discorso vale per gli asili nido che restano servizi a domanda individuale e pressochè inesistenti, se non quelli a gestione privata per lo piu’ confessionale, in tante province meridionali.

L’autonomia differenziata è il vero problema della scuola, e della società nonchè della democrazia, che si andrà ad aggiungere a strutture sempre piu’ vecchie e fatiscenti, ai bassi salari degli insegnanti, ai ricercatori in fuga verso i paesi del Nord Europa, ai fondi insufficienti a supportare ricerca e formazione professionale. Con l’autonomia differenziata non si affronteranno i problemi della scuola, anzi contribuiremo ad acuirli e a rendersi irrisolvibili.

Le dimissioni del Ministro dovrebbero servire a focalizzare l’attenzione ai problemi reali anche se a leggere le dichiarazioni rilasciate da vari esponenti politici tutto sarà buttato in caciara dimenticando i problemi reali: l’assenza di fondi per l’istruzione e la ricerca e la mancanza di coraggio per porre fine a riforme e leggi che negli ultimi anni hanno solo aggravato i problemi di scuola ed università.

L’autonomia scolastica, e non l’incarico di Ministro, dovrebbe indurre a qualche autocritica, è verso quel disegno di disgregazione della scuola e della sanità verso cui focalizzare l’attenzione, non certo alle polemiche di partito o movimento che siano.

Federico Giusti

27/12/2019 www.controlacrisi.org

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