A Roma il Riesame libera Di Vetta e gli arrestati romani del 31 ottobre ma a Bologna scatta un’operazione contro altri 12 attivisti dei movimenti

Casa, la repressione si sgonfia a Roma ma impazza a Bologna 

Mentre a Roma l’operazione contro i movimenti per il diritto all’abitare sembra sgretolarsi «come un castello di sabbia», a Bologna dodici attivisti della lotta per la casa sono stati raggiunti da un provvedimento di custodia cautelare. Erano agli arresti dal 13 febbraio i cinque romani per i quali il Riesame ha revocato ieri pomeriggio i domiciliari. Tra loro Paolo Di Vetta dei Blocchi precari metropolitani, e Luca Fagiano che, il 21 febbraio avevano intrapreso uno sciopero della fame per denunciare il senso dell’operazione repressiva. Per altri due i domiciliari erano stati già tramutati in obblighi di firma in sede di interrogatorio di garanzia. Annullato l’obbligo di firma per altre 9 persone. In totale ad oggi, dei 17 attivisti colpiti dai provvedimenti cautelari, rimangono 8 obblighi di firma. La corte, inoltre, fatto di grande rilevanza, ha annullato l’ordinanza emessa dal Gip in riferimento al reato di rapina aggravata. Tutto ciò riferito alle contestazioni avvenute il 31 ottobre scorso quando, nel giorno della conferenza Stato-Regioni con al centro proprio il problema della casa, un corteo, diretto in via della Stamperia e bloccato all’altezza di via del Tritone, si fronteggiò con le forze dell’ordine. La “rapina” si riferisce alla sparizione di uno scudo della celere.

A leggere la reazione dei movimenti, la sentenza del Tribunale del Riesame dimostra che l’operazione architettata dalla digos della capitale e dai Ros «non era altro che un meschino tentativo di mettere a tacere una voce libera ed un’esperienza di lotta che sta dando parecchio filo da torcere ai signori della speculazione, dell’austerità e della precarietà. Non c’è spazio, dunque, per trasformare i temi della casa e dell’emergenza abitativa in questioni giudiziarie e/o di ordine pubblico. La lotta per il diritto alla casa e all’abitare non si è mai fermata e da oggi prosegue ancora più cosciente e più forte».

L’ondata di criminalizzazione che sfrutta le possibilità di distorsione offerte dal codice penale ha investito anche i disoccupati napoletani e gli abitanti della Val Susa anch’essi colpiti da accuse spropositate e gravissime, rispettivamente di associazione a delinquere (caduta in sede di riesame e per l’ennesima volta) e di terrorismo.

«Nell’incontro fra esperienze e lotte diverse, nell’autorganizzazione, continueremo a combattere, metro dopo metro contro le politiche di austerità e precarietà, contro le privatizzazioni e la devastazione dei nostri territori. Continueremo a lavorare e a confliggere, giorno dopo giorno, per riconquistare un presente ed un futuro radicalmente diverso dalla miseria e dallo sfruttamento a cui vogliono costringerci», fanno sapere i movimenti annunciando che il 14 e 15 marzo «ci riuniremo e manifesteremo a Roma per affermare ancora una volta che le lotte sociali non si arrestano». Sarà il prologo della manifestazione nazionale del 12 aprile contro l’Europa dell’austerity e della Troika.

Ma intanto, a Bologna, una serie di provvedimenti cautelari, nello specifico divieti di dimora a Bologna, sono stati consegnati oggi a 12 attivisti dei movimenti sociali bolognesi. I fatti riguardano le manifestazioni di maggio 2013 in zona universitaria. Tra le persone colpite dal provvedimento cautelare c’è Pietro Simbola, per tutti “Giorgio”, dirigente sindacale dell’Asia/Usb impegnato da anni nelle lotte in difesa del diritto alla casa, al reddito, ai diritti dei migranti e richiedenti asilo, al fianco di tutte le lotte per i diritti sociali. Asia/usb è protagonista di tre occupazioni abitative, con decine di famiglie coinvolte, ed è parte attiva della Carovana Bruxelles 2014, insieme ai migranti e richiedenti asilo. Questo pomeriggio, alle ore 17.00 è stato indetto un presidio con conferenza stampa sotto la Prefettura di Bologna, in piazza Roosevelt 1.

Checchino Antonini 

9/3/2014 http://popoff.globalist.it

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