ACAB, ovvero la forza della lotta di classe vista dall’altra parte della barricata
Pubblichiamo con molto piacere una anticipazione di un articolo, del mensile “Lavoro e Salute” diretto da Franco Cilenti ( invitiamo tutti i nostri iscritti e lettori a seguire e leggere le decine di articoli dell’attualità politica e sociale pubblicati ogni mese) che uscirà tra qualche giorno a firma di Elio Limberti , una ottima recensione acuta e politicamente significativa e condivisibile sulla serie TV di Netflix: ACAB. ( apcinkiesta.it )
“Mi sono ritrovato a dover vedere la serie ACAB (All Cops Are Bastards) di Netflix per estensione dell’interesse verso la vicenda NO TAV. Non è stato un impiego proficuo del tempo. Sicuramente ho avuto modo di apprezzare ottime interpretazioni da parte di Marco Giallini, di Valentina Bellè e di Adriano Giannini per la regia di Michele Alhaique. Tuttavia, questi pezzi di bravura artistica cadono in un vuoto narrativo fosco e incerto. L’impronta di psico-dramma scivola troppo nell’intimismo e vorrebbe vivere di un’autonomia zuccherosa che fa appello all’idea di famiglia come simbolo salvifico. Idea di famiglia votata al fallimento, svuotata della capacità di reggere come pilastro nell’odierna società: nessuno dei nuclei familiari regge nel corso della narrazione, rivelando l’impossibilità a far fronte al mare di angoscia della violenza di questa società, di cui i celerini sono un’espressione ottimale. Il naufragio definitivo e senza appello della famiglia è il vero soggetto di questa serie, il resto sono strumenti necessari all’evidenziazione di questo fallimento. La colonna sonora (di Mokadelic) pretende di marcare la contemporaneità e, nell’interpretazione dell’oggi come caos violento, finisce per essere banale e nauseante. La fotografia di Vittorio Omodei Zorini pare essere della serie non adatta a chi soffra anche del più piccolo difetto della vista: il nero, assieme ai toni di luce scuri, prevale anche laddove servirebbe la chiara luce. Che sia un messaggio per alludere al nero (il nulla, il caos) che ci circonda? La regia pare spesso incerta, forse contando un po’ troppo sulle possibilità del montaggio che, però, fa quel che può nella costante incertezza narrativa.
Veniamo ora al tema No Tav che apre le prime scene del primo episodio per poi aleggiare con le sue ricadute umane sino all’ultima puntata. Perché scegliere proprio lo scontro tra manifestanti No Tav e celerini come tema portante della storia? I celerini non fanno altro nella loro vita professionale che scontrarsi in piazza con chiunque manifesti, lo scontro con i No Tav dovrebbe essere solo un caso fra tanti. Invece, no: per tutta la serie quello scontro in Val Susa segna i personaggi e dà il senso a tutta la serie. Avrebbe potuto essere, nella fantasia dello sceneggiatore, uno scontro con tifosi o con una manifestazione qualsiasi a Roma. E’ stato scelto Chiomonte, simbolo storico della battaglia No Tav. Prima ancora delle intenzioni razionali degli sceneggiatori, il tema No Tav è diventato sinonimo di scontro frontale, non episodico ma sistemico, questo per più ragioni:
a). le ragioni iniziano dal particolare carattere di massa del movimento No Tav che coinvolge progressivamente militanti della sinistra, popolazione della valle, attivisti ecologici, amministratori dei Comuni e della Comunità montana;
b). il secondo motivo di attenzione è dovuto all’importanza che la sinistra di classe ha da sempre rivestito all’interno del movimento, pur con fasi alterne ma costante nel tempo e nel radicamento sociale in Valle;
c). la terza ragione risiede nello straordinario carattere di ordine cronologico, o storico se si preferisce: la prima manifestazione contro il progetto di una linea ferroviaria ad alta velocità in Val Susa risale al 1995, trent’anni fa;
d). un quarto motivo risiede nella continuità dello scontro militare (e, quindi, di evidenza mediatica) con riferimenti impliciti ed espliciti ai movimenti di guerriglia;
e). un quinto e rilevante elemento importante è, infine, che la controparte diretta del movimento è lo Stato.
Assumendo le considerazioni di cui sopra, salta agli occhi come la scelta di porre lo scontro Stato v/s No Tav divenga quasi istintiva se si vuole rappresentare un momento di crisi sociale di particole alto valore simbolico. I due simboli più alti, l’uno per lo Stato (il reparto Celere della Polizia di Stato), l’altro per i movimenti (il No Tav) divengono quindi obbligati in quel tipo di narrazione. Se diamo per scontata la scelta della Celere per la parte-Stato, è evidente che il movimento No Tav è il riferimento obbligato per narrare la parte più significativa dello scontro sociale.
Perché il movimento No Tav è così significativo? Perché, per lo Stato, è la parte dell’antagonismo più indigesta. Ben al di là del valore economico e politico del progetto TAV, la posta è la messa in crisi della capacità dello Stato di imporre le proprie scelte in un vasto territorio (l’intera Val Susa e parte significativa della popolazione torinese) dove una composizione sociale eterogenea assume unitarietà ed esprime disobbedienza ad ogni livello politico e sociale, senza escludere quello militare. Disobbedienza che contamina le amministrazioni locali, che denuncia sistematicamente le bugie statuali, che impone un rapporto di forza diretto e senza altre mediazioni, che costringe lo Stato ad un uso sistemico della violenza come in nessun’altra occasione. In altri termini: la lotta di classe si organizza discutendo, proponendo, organizzandosi, opponendosi, disobbedendo e lascia aperta sempre la porta all’eventualità dello scontro diretto, capace di opporre forza a forza. Opposizione costante nel tempo, radicata nel tessuto sociale della Valle. Una Valle che ha saputo costringere lo Stato alla condizione di guerra se vuole imporre il proprio ordine.
Ecco perché la serie di Netflix ACAB ha scelto quasi obbligatoriamente di ambientare l’origine della storia che regge l’intera serie in Val Susa: la lotta di classe ritorna protagonista, alla faccia di chi la dà per morta, per l’ennesima volta.”
Elio Limberti
Collaboratore redazionale del mensile Lavoro e Salute
6/2/2025 https://www.apcinkiesta.it/
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