Africa, Okereke: “La geoingegneria è estremamente rischiosa per il clima africano”

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Il 19 aprile 2023, un famoso scienziato nigeriano, il professor Chukwumerije Okereke, uno degli autori scientifici del report dell’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change – Gruppo Intergovernativo sui Cambiamenti Climatici), ha pubblicato sul New York Times un articolo dal titolo “My Continent Is Not Your Giant Climate Lab” in cui denuncia come i promotori della geoingegneria fanno pressione sui Paesi africani per avanzare proposte di manipolazione del clima nel loro continente.

L’anno scorso, i rappresentanti dell’organizzazione Carnegie Climate Governance Initiative (C2G) hanno presentato, di fronte ai principali negoziatori climatici dell’Africa, la geoingegneria solare come il modo ideale per proteggere i loro Paesi dai peggiori effetti del cambiamento climatico. Queste tecnologie sarebbero in grado di riprogettare il clima stesso, oscurando i raggi del Sole o riflettendo la luce solare lontano dalla Terra; potrebbero trasformare rapidamente ed economicamente la marea di temperature in pericoloso aumento; e potrebbero essere di enorme vantaggio ai paesi poveri.

“Non è stata la prima volta che gli occidentali hanno cercato di convincere gli africani che i progetti di ingegneria climatica e solare potrebbero essere nel nostro migliore interesse. E non sarà l’ultimo. A maggio, un’altra organizzazione no-profit internazionale, la Climate Overshoot Commission, con sede a Parigi, ospiterà un evento a Nairobi per aiutare a raccogliere fondi per la ricerca sulla geoingegneria solare e altre tecnologie correlate che, secondo lei, potrebbero essere utili per ridurre i rischi quando il mondo supererà il limite globale obiettivi di riscaldamento. Come esperto di clima, considero queste tecniche di manipolazione ambientale estremamente rischiose. E come esperto di clima africano, mi oppongo fermamente all’idea che l’Africa debba essere trasformata in un banco di prova per il loro uso.”

La geoingegneria consiste in una serie di tecnologie preposte per intervenire deliberatamente nella alterazione dei sistemi terrestri su scala planetaria attraverso o la “gestione delle radiazioni solari” (MRS), una serie di tecnologie il cui scopo è di ridurre la quantità di luce solare che entra nell’atmosfera terrestre, cosicché da raffreddare artificialmente il clima tramite il mascheramento delle nubi o della superficie degli oceani per renderli più riflettenti; o la “rimozione dei gas serra” (RGEI), il cui scopo è quello di assorbire il biossido di carbonio (CO2) dall’atmosfera in grande scala e seppellirlo nel sottosuolo, negli oceani o nelle grandi piantagioni di monocolture di alberi.
In generale, la geoingegneria può includere interventi sul terreno, gli oceani o l’atmosfera e comporta grandi rischi ed impatti negativi per le comunità umane, gli ecosistemi ed i processi naturali, nonché per la pace e la sicurezza mondiali. Per gli alti rischi e gli effetti collaterali che comporta, la geoingegneria è sottoposta a moratoria nella Convenzione delle Nazioni Unite sulla Diversità Biologica anche a causa del fatto che vi sono tecniche proposte che includono la copertura dei deserti con la plastica; piante geneticamente modificate per avere foglie più luminose e riflettenti; creare o rendere le nuvole più bianche; e la distribuzione di milioni di specchi nello spazio.

Queste “tecnologie corrono il pericolo di sconvolgere i modelli meteorologici locali e regionali, intensificando la siccità o le inondazioni, ad esempio, o interrompendo i cicli dei monsoni. E l’impatto a lungo termine sul clima e sulle stagioni regionali è ancora in gran parte sconosciuto. Milioni, forse miliardi, dei mezzi di sussistenza delle persone potrebbero essere compromessi” – afferma nell’articolo sul NYT. Inoltre “queste tecnologie dovrebbero anche teoricamente essere implementate essenzialmente per sempre per tenere a bada il riscaldamento. L’arresto scatenerebbe il riscaldamento soppresso dell’anidride carbonica che ancora si accumula nell’atmosfera in un picco di temperatura noto come “shock di terminazione”.

Uno studio ha rilevato che il cambiamento di temperatura dopo la fine della gestione della radiazione solare potrebbe essere fino a quattro volte maggiore di quello causato dal cambiamento climatico stesso”. Okerere ha commentato che potrebbe elencare 100 cose che il mondo potrebbe fare per frenare il cambiamento climatico, e nessuna di queste sarebbe geoingegneria. Per questi motivi, la geoingegneria non può essere una soluzione logica, ecologica e scientifica per l’Africa e il suo clima, che stanno già subendo gli effetti del cambiamento climatico, come la siccità, le inondazioni e il clima irregolare. L’Africa non deve diventare, per l’ennesima volta, il campo di sperimentazione per esigenze della scienza bianca coloniale. Come ha scritto la direttrice dell’ETC Group Silvia Ribeiro, coloro che promuovono la geoingegneria sono sostenuti da miliardari tecnofili come Bill Gates e George Soros, il quale ha recentemente annunciato il suo sostegno alla geoingegneria solare. Altre ONG, come la Degrees Initiative – finanziata dalla fondazione di Dustin Moskovitz, co-fondatore di Facebook – affermano di voler mettere i Paesi in via di sviluppo al centro del dibattito sulla geoingegneria solare. In realtà, dice Ribeiro, “è un modo per entrare dalla porta di servizio allo scopo di generare ricerche che giustifichino la trasformazione dell’Africa in un campo sperimentale di geoingegneria”. A febbraio 2023 molte organizzazioni della società civile di diversi Paesi africani hanno chiesto di non permettere questi esperimenti ingegneristici.

Il professor Chukwumerije Okereke spiega inoltre che, sebbene si dica che la geoingegneria solare possa “aiutare a deviare il calore e migliorare le condizioni meteorologiche sul terreno”, in realtà questa non è una prospettiva dimostrata su scala rilevante: “La tecnologia di ingegneria solare che attira maggiormente l’attenzione utilizzerebbe palloncini o aerei per spruzzare grandi quantità di aerosol – minuscole particelle, ad esempio, di anidride solforosa o nanoparticelle ingegnerizzate – nella stratosfera per oscurare la luce solare. Si chiama gestione della radiazione solare ed è altamente speculativo. Senza utilizzare l’intera terra come laboratorio, è impossibile sapere se oscurerebbe qualcosa, per non parlare di come influenzerebbe gli ecosistemi, le persone e il clima globale” – afferma lo scienziato nigeriano.

Lo scopo dei sostenitori (miliardari ed inquinanti) della geoingegneria è contrastare in modo artificiale il cambiamento climatico riducendo la quantità di luce solare che raggiunge il pianeta e riflettendola nella stratosfera, ma questa non può essere una soluzione a lungo termine alla crisi climatica ed ecologica: “Manda un messaggio al mondo che possiamo continuare a consumare e inquinare in modo eccessivo perché saremo in grado di progettare la nostra via d’uscita dal problema” – ha dichiarato Okereke.

Da anni climatologi temono che sia una mossa azzardata intervenire con pratiche ingegneristiche su un sistema complesso e delicato come il clima. Inoltre credono che la geoingegneria perpetui la falsa convinzione che l’attuale modello industriale di produzione e consumo non possa essere modificato e che, pertanto, richieda un “controllo” tecnologico per mitigarne gli effetti. Una sorta di grande escamotage che permette di continuare, grazie alla strategia di mitigazione, a emettere gas serra con nessun cambiamento nei modelli attuali di consumo e

produzione. La crisi climatica ed ecologica ha le sue origini nella società industriale ed è frutto della mentalità estrattiva, separatista, dualista e meccanicista della scienza baconian-cartesiana volta a concepire l’essere umano come diviso dalla Natura. Nasce dalla stessa concezione riduzionista che ha generato la crisi climatica e, assumere quello stesso approccio come soluzione, significa non considerare seriamente ciò che Einstein disse: “non puoi risolvere i problemi usando lo stesso atteggiamento mentale che li ha creati”. Nel 2015, una campagna ambientalista verso la Cop21 di Parigi si intitolava “Cambiamo il sistema, non il clima” proprio per incalzare sul tema. La geoingegneria nasce da una concezione patriarcale di scienza, di dominio illimitato dell’essere umano sulla Natura e, quindi, dall’idea che sia lecito modificare artificialmente il clima per interessi umani.

La geoingegneria è una soluzione tecnocratica finanziata da chi vuole continuare a devastare, inquinare e sponsorizzare il sistema di sviluppo e di produzione e di consumo che ha creato la crisi ecologica. Da molti anni, la geoingegneria e l’ingegneria climatica sono criticate dai movimenti ecologisti, contadini, indigeni, terzomondisti ed impegnati nelle “decolonizzazione della scienza” come la Via Campesina, i Sem Terra del Brasile e gli zapatisti del Chiapas proprio perché vuole “patologizzare” la Natura. Anziché contribuire a diffondere il messaggio che è il modello di sviluppo ad essere ingiusto e a generare il surriscaldamento globale, il problema diventa il Sole che, da base della vita, diventa il problema “a causa dei suoi raggi ultravioletti che surriscaldano il Pianeta”.

Secondo questo ragionamento non è l’impatto antropico sull’ambiente ad essere un problema, ma l’ambiente stesso, che non è accomodante con il modello economicistico-sviluppista prodotto dall’essere umano. Questo legittima il fatto che si possano immettere delle sostanze a base di carbonato di calcio con il fine di creare uno strato nell’atmosfera che impedisca al Sole di splendere al meglio sulla Terra. La geoingegneria dunque, contribuisce a giustificare il modello di sviluppo estrattivista e capitalista, oltre ad essere estremamente rischiosa per le alterazioni inaspettate del clima.

https://chukwumerije.com/my-continent-is-not-your-giant-climate-laboratory/

Lorenzo Poli

Collaboratore redazionale di Lavoro e Salute

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