Arroganza ed ignoranza, da oggi la scuola somiglia a Renzi

SCUOLA RENZI
Il Pd e il governo Renzi, con l’approvazione della controriforma della scuola, continuano a smantellare la scuola pubblica. In Umbria, nonostante un dissenso diffuso da parte di docenti, studenti e famiglie, nonostante le mobilitazioni, si va dal silenzio monocolore della Giunta Regionale ai comunicati di giubilo di qualche parlamentare Pd.
Il voto alla camera e tutta l’accelerazione sulla questione si sono fondati sull’uso spregiudicato e ricattatorio delle assunzioni dei precari. A parte le incertezze sulle modalità e sui numeri, l’assunzione dei precari, grazie ai quali la scuola italiana è andata avanti negli ultimi anni, è un atto dovuto e obbligato dalle sentenze europee che sarebbe stato possibile comunque con un provvedimento ad hoc.
Detto questo, il risultato è la mercificazione dell’istruzione: vengono confermati il preside “manager” e i finanziamenti alle scuole private. Uno degli aspetti meno sottolineati è il meccanismo dei contributi privati alle singole scuole che, costrette a mettersi sul mercato per avere finanziamenti, andranno giocoforza a creare commistioni con gli interessi delle aziende più forti che nulla hanno a che vedere con la didattica.
Siamo di fronte ad una vera e propria privatizzazione della didattica, ad una delega in bianco su qualunque aspetto dell’organizzazione scolastica e ad una impostazione anglosassone fatta di quiz e test oggettivi che producono nozioni prive di capacità critica e orientamento in un mondo in continua evoluzione e al massimo grado di precarietà come il nostro. Non a caso gli istituti di ricerca anglosassoni richiedono con entusiasmo i nostri laureati prodotti da una diversa impostazione didattica.
La continuità con le riforme Moratti e Gelmini è totale.
Abbiamo un’unica certezza: chi ha scritto questa riforma non ha la minima idea di come funziona e di come si può migliorare il mondo della scuola.
 

Rifondazione comunista dell’Umbria

11/7/2015 http://sinistraunita.org

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L’Associazione “Per la Scuola della Repubblica”  invita a firmare questa lettera indirizzata al Presidente della Repubblica e inviarla all’indirizzo protocollo.centrale@pec.quirinale.it

Al  PRESIDENTE  della REPUBBLICA

On. SERGIO  MATTARELLA

Palazzo del Quirinale
 

Signor Presidente,

             ci rivolgiamo a Lei appellandoci alla Sua alta funzione di garante dei principi costituzionali e dunque della democrazia nel nostro paese.

             Abbiamo seguito con grande partecipazione, come insegnanti, genitori, studenti, associazioni, l’iter del ddl “la buona scuola” nella speranza che i rilievi di incostituzionalità sollevati in più sedi inducessero il Governo a un ripensamento .

             L’aspetto più grave del progetto governativo, che rischia di incidere negativamente sulla coscienza democratica dei cittadini, è la presentazione di aspetti in assoluto contrasto con i fondamenti della scuola della Costituzione, considerati fattori indispensabili per dare “efficacia ed efficienza” all’istituzione scolastica.

            L’aggiramento dell’Art.97/Cost. renderebbe la scuola priva della tutela della legge che ne deve garantire “il buon andamento e l’imparzialità” .

           Nel ddl cit. sono attaccati valori che hanno distinto l’idea di scuola nel disegno dei padri costituenti: una scuola di qualità, accessibile a tutti e a tutte, nel rispetto della libertà di insegnamento da quei condizionamenti che l’avevano soffocata negli anni bui del fascismo.

         Ella ricorderà il percorso degli anni ’70 per rendere la scuola italiana coerente col progetto costituzionale; la famosa legge quadro n. 477 del 1973 istitutiva degli Organi Collegiali della scuola e di uno stato giuridico dei

docenti  restituiva in pieno ai docenti la libertà di insegnamento scevra da qualsiasi forma di pressione.

        Il ddl “la buona scuola” distrugge tutto questo.

        In particolare, la chiamata diretta del dirigente dall’albo territoriale crea discriminazioni inaccettabili tra i docenti e lede l’art.33 sotto il profilo della libertà d’insegnamento palesemente condizionata. Ai docenti verrebbe negato il diritto (Art.98/Cost) di essere “al servizio esclusivo della nazione”, come deve essere per tutti i pubblici dipendenti …; il ridimensionamento degli Organi Collegiali, anziché una loro espansione, colpisce la libera partecipazione democratica delle componenti della scuola;  la “valorizzazione del merito” istituisce un’idea di premialità che contrasta con il supporto a una formazione generalizzata in itinere cui lo Stato è tenuto per garantire a tutte le scolaresche pari opportunità, come previsto negli artt.33,34 della Costituzione;  le deleghe in bianco al Governo su materie che necessiterebbero di un dibattito parlamentare per la natura stessa delle tematiche da affrontarsi, fondamentali per la vita scolastica, rappresentano una palese sottovalutazione e mortificazione del ruolo del Parlamento; riteniamo poi inaccettabili gli sgravi fiscali per le spese di frequenza scolastica riservati solo a chi accede alle scuole private (corrispondenti a 132 milioni di euro) e la detrazione d’imposta del 65 % alle erogazioni liberali a singole Istituzioni scolastiche che non faranno che ampliare la diseguaglianza di offerta fra le singole scuole in base alle capacità economiche dell’utenza.

         Signor Presidente, La invitiamo a considerare il danno irreversibile sulle future generazioni che un simile assetto scolastico, volto ad accarezzare le pulsioni più egoistiche degli individui, sarebbe in grado di provocare.

        A nome dei tanti e tante che sottoscrivono questo appello, come Associazione Nazionale “Per la Scuola della Repubblica” Le chiediamo di ricevere una delegazione di coloro che stanno continuando a manifestare nei pressi del Quirinale, e, con ferma determinazione Le chiediamo di NON  firmare una legge in così aperto contrasto coi principi costituzionali, una legge contro la quale si stanno mobilitando da mesi con proteste fino allo sciopero della fame, comitati e movimenti di cittadini in tante delle nostre città con l’unica aspirazione di salvare le peculiarità costituzionali della scuola dello Stato.

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