Autismo e inquinamento ambientale. Studio su famiglie con bambini tra i 2 e 5 anni autistici o ritardo dello sviluppo. > Pesticidi, la strage silenziosa che nessuno vuole vedere: dimostrato lo stretto legame con l’autismo

Oltre ad avere effetti diretti anche su organismi ”non target”, come le api e l’uomo, il rischio ambientale associato all’uso di insetticidi neonicotinoidi e del fipronil è legato alla perdita di biodiversità, di funzionalità e ruolo degli ecosistemi contaminati. A lanciare l’allarme, in occasione della conferenza tenuta nei giorni scorsi a Bruxelles, è la Task Force on Systemic Pesticides che ha presentato uno approfondimento bibliografico sull’argomento: il Worldwide Integrated Assessment (Wia, 8 articoli, che costituiranno un numero speciale della rivista Environmental Science and Pollution Research).

La Task Force on Systemic Pesticides è un gruppo di lavoro internazionale e multidisciplinare costituito da circa 50 studiosi appartenenti ad agenzie o enti di ricerca pubblici (principalmente Università) o ad associazioni che si dedicano esclusivamente alla conservazione e protezione delle risorse ambientali.

Si tratta del primo tentativo di sintetizzare lo stato delle conoscenze sui rischi associati a tali insetticidi attraverso l’esame critico di oltre 800 pubblicazioni scientifiche. Il quadro che emerge dalla Wia è senza precedenti. Indica con chiarezza che l’attuale impiego su larga scala di tali insetticidi non è ecologicamente compatibile e non può costituire una strategia sostenibile di lotta ai parassiti delle coltivazioni. In altre parole, è evidente che le correnti pratiche agricole di supersfruttamento della terra, sempre più vincolate all’uso esteso di tali prodotti, pongono seri rischi a un gran numero di organismi, uomo compreso, e alle funzioni ecologiche che essi svolgono.

Lo studio sottolinea anche che l’attuale uso di neonicotinoidi e fipronil risulta incompatibile con i principi alla base della lotta integrata (integrated pest management, Ipm): essi sono infatti spesso routinariamente applicati (come nel caso delle sementi conciate, che un classico uso profilattico) anche in assenza di specifici parassiti. Più moderne, sostenibili ed efficaci strategie di gestione dovrebbero invece essere valutate e introdotte, alternative che si richiamano ai principi delle produzioni biologiche e della lotta integrata. Un’azione venefica che interessa tutto l’ambiente circostante.

Questi insetticidi possiedono proprietà fisiche, chimiche e biochimiche che ne allargano il raggio d’azione ben oltre la specie coltivata e il luogo di somministrazione. Agiscono a livello sistemico (penetrano e si distribuiscono all’interno della pianta), mostrano una discreta persistenza ambientale (mesi o anni) e una elevata solubilità in acqua, fattori che contribuiscono ad estendere la contaminazione a suolo, acque sotterranee e superficiali e vegetazione. E’ così che le api possono venire direttamente contaminate in volo dalle polveri emesse dalle seminatrici pneumatiche durante la semina delle sementi conciate.

Lo sterminio delle api

La pellicola di insetticida che ricopre il seme si erode nel corso delle operazioni di semina producendo (è il caso della semina del mais) un particolato letale per le api. Più in generale si può osservare che, in relazione alla modalità di utilizzo e alle proprietà dell’insetticida, gli organismi sia terrestri che acquatici sono spesso ripetutamente esposti a concentrazioni tutt’altro che trascurabili. “L’attuale attività agricola – sottolineano i ricercatori – disperde nell’ambiente grandi quantità di questi insetticidi che, essendo sistemici, solubili in acqua e mobili nell’ambiente, estendono la contaminazione ben oltre l’area coltivata o la coltura trattata. Concentrazioni tossicologicamente rilevanti sono spesso riscontrate nei suoli, nelle acque sotterranee e superficiali e nella vegetazione (anche quella non direttamente trattata con l’insetticida). Molteplici sono pertanto gli organismi (sia acquatici che terresti) cronicamente esposti a dosi non trascurabili di questi insetticidi, con possibili ripercussioni negative per gli ecosistemi contaminati”.

Il legame con l’autismo

Il legame tra autismo e inquinamento ambientale, soprattutto quando si tratta dell’uso della chimica in agricoltura, sembra uscire rafforzato. Dalla California arriva un nuovo allarme: e’ infatti aumentato del 60% (di 2/3) il rischio delle donne incinte che vivono entro un miglio di distanza dalle aziende e dai settori in cui vengono impiegati pesticidi di avere un bambino con disturbo dello spettro autistico o altro ritardo dello sviluppo. Un pericolo che si duplica se l’esposizione a queste sostanze si verifica nel secondo e terzo trimestre di gravidanza.

La ricerca è stata pubblica pochi giorni fa sulla rivista scientifica Environmental Health Perspectives. Si tratta di uno studio condotto da una equipe di ricercatori della Uc Davis Mind Institute di Sacramento, che ha esaminato le associazioni di specifiche classi di pesticidi, tra cui organofosfati, piretroidi e carbammati, applicati alle donne durante la gravidanza, analizzando poi le successive diagnosi di autismo e ritardo dello sviluppo nella loro prole. L’autismo e’ una malattia dello sviluppo la cui incidenza e’ aumentata notevolmente negli ultimi decenni negli Stati Uniti, e colpisce un bambino su 68 nel 2010, e uno su 150 bambini nel 2000″, fanno sapere i ricercatori.

Lo studio comprende le famiglie con bambini tra i 2 e 5 anni con diagnosi di autismo o ritardo dello sviluppo o con sviluppo tipico. Ha guidato il gruppo di lavoro Irva Hertz-Picciotto, un ricercatore del Mind Institute, professore e vicepresidente del dipartimento di Scienze della Sanita’ Pubblica presso la Uc Davis. La maggioranza dei partecipanti vivono nella valle del Sacramento. I ricercatori hanno collegato i dati di un report sui pesticidi utilizzati in California con gli indirizzi di residenza di 970 bambini partecipanti a una indagine epidemiologica dei fattori genetici e ambientali che contribuiscono all’emergere dell’autismo (Charge). Questo procedimento ha consentito agli scienziati di collegare i vari ritardi dello sviluppo alle diverse tipologie di sostanze chimiche a cui le mamme possono essere state esposte prima del concepimento e durante la gravidanza. Per evitare interferenze con possibili fattori confondenti, sono stati poi presi in considerazione anche l’assunzione di vitamine nel periodo prenatale, lo status socio-economico e gli eventuali disturbi metabolici durante la gravidanza.

Fiumi e laghi di tutta Europa sono minacciati dai pesticidi

Dei 4000 siti analizzati dai ricercatori nel 14% dei casi il livello di tossicita’ risulta letale per gli organismi che popolano le acque. I risultati,

raccolti da un gruppo di ricerca tedesco del Centro per la Ricerca Ambientale Helmholtz e pubblicati sulla rivista dell’Accademia delle Scienze degli Stati Uniti (Pnas), suggeriscono che questo tipo di inquinamento e’ stato finora sottostimato.

Fabio Sebastiani

26/6/2014 www.controlacrisi.org

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