Bullismo e Cyber-bullismo quale cura?

E’ un“problema sociale” in continuo aumento fra gli adolescenti e preadolescenti che si concretizza maggiormente nell’ ambiente scolastico. La vittima viene scelta per la sua fragilità ed incapacità di difendersi e può avvenire in maniera palese chiara ed evidente o con aggressioni fisiche e/o verbali, sottrazione o danneggiamento di materiale (richiesta di denaro o altro). Il bullo ha un obiettivo ben preciso: isolare la vittima dal gruppo e farla sentire diversa mettendo in atto forme di diffamazione, ridicolizzarla arrecando alla stessa un danno all’ immagine sociale.

Il bullo che quasi sempre funge anche da leader mette in atto atteggiamenti vessatori nei confronti di genitori e insegnanti servendosi anche di gregari. Il bullo ha scarsa tolleranza alla frustrazione, ha bisogno di affermarsi e dimostrarsi superiore , il rendimento scolastico non è sempre adeguato alle competenze minime richieste. I fattori che facilitano lo sviluppo della “personalità del bullo” sono svariati: carenze affettive significative avvenute nei primi anni di vita, stile di vita familiare con eccessivo permissivismo e tolleranza verso le manifestazioni aggressive, difficoltà a rispettare le regole, quindi con disturbi della condotta che non contrastata può evolversi in età adulta in Disturbo Antisociale della Personalità.

La vittima, facile bersaglio dei bulli appare timida, introversa, estremamente sensibile ed insicura, tende ad auto colpevolizzarsi alimentando, in questo modo, i vissuti depressivi e d’inferiorità; generalmente non ha un buon rendimento scolastico, appare incapace di difendersi e spesso manifesta all’esterno la propria debolezza. In genere hanno difficoltà ad integrarsi nel gruppo dei pari, hanno una scarsa concezione di se stessi, ridotte abilità sociali, scarse capacità assertive che non gli consentono di fronteggiare le avversità. Anche da un punto di vista fisico la vittima vive una condizione di sofferenza, spesso presenta un fisico gracile che stimola la rinuncia a qualsiasi attività sportiva o competitiva peggiorando la valutazione del Sé e scatenando ansie per le insicurezze. A lungo andare la vittima può sviluppare una serie di problematiche psicologiche come depressione, ulteriore riduzione dell’autostima, abbandono scolastico, disturbi d’ansia, isolamento, autolesionismo, somatizzazioni.

Il “cyberbullying” è la forma evoluta del bullismo è un fenomeno emergente che si intreccia al bullismo e sta assumendo tratti allarmanti, si serve della tecnologia per consumare angherie, vessazioni e umiliazioni ai danni della vittima (coetaneo o adulto); con diffusione di video che riprendono le vittime mentre vengono umiliate e/o ridicolizzate dai compagni di scuola. Nel cyberbullyng si fa ampio uso di sms, mms e chat quel mondo digitale che gli adulti credono sia solo virtuale, ma che è del tutto reale per gli adolescenti, che siano vittime, persecutori o osservatori partecipanti. La scuola ha l’obbligo di “curare” questo “fenomeno” con  discussione in gruppo, a partire dalla quinta elementare l’età in cui si può manifestare il bullismo, per parlare di quello che succede a scuola, dei problemi che ci sono e con il metodo maieutico far emergere le soluzioni. La scuola deve sperimentare modalità diverse di didattica: oltre alla lezione frontale, lavori in gruppo, discussioni ma in forma sistematica, e deve sondare tutte queste risorse se vuole contrastare in modo efficace il bullismo.

La scuola dove avere un suo programma in merito alle risposte da dare al fenomeno del bullismo da esporre alle famiglie. Una strategia interessante potrebbe essere di fare stilare il regolamento d’ istituto agli alunni facendo emergere le soluzioni dei problemi da loro stessi. Non ci si può limitare a guardare e a non fare nulla, sono gli adolescenti stessi che se lo aspettano e che vanno salvati dai propri impulsi, perché  sono in crescita, cresce sia il loro corpo sia il loro sistema nervoso. Il cervello è completamente maturo fra i venti e i ventidue anni, a 14 o 15 anni si può capire benissimo tutto!

Marilena Pallareti

Associazione Attac – Forlì

19/2/2015

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