Cinque bugie in cinque frasi: il nuovo record di Giorgia Meloni
Giorgia Meloni ha un talento straordinario: riuscire a infarcire ogni dichiarazione con una quantità di menzogne che basterebbero a riempire un trattato di semiotica sulla manipolazione politica. La sua ultima performance riguarda la vicenda dell’avviso di garanzia ricevuto in merito al rimpatrio del cittadino Almasri.
Una storia che, a sentire la Presidente del Consiglio, sarebbe un complotto degno di un romanzo di John le Carré, con tanto di magistrati deviati, Prodi e forse, se continuiamo su questa strada, pure i rettiliani. Vediamo quindi le cinque perle che Meloni è riuscita a infilare in una manciata di frasi.
Bugia n.1: L’avviso di garanzia come atto persecutorio
Meloni sventola un foglio come se fosse la prova dell’ennesimo attacco giudiziario contro di lei e il suo governo. Peccato che quello che ha ricevuto non sia un avviso di garanzia nel senso che vorrebbe far credere, ma un atto automatico dovuto dalla legge. Quando un ministro viene denunciato, la Procura è obbligata a trasmettere la denuncia al Tribunale dei ministri e informare gli interessati. Non c’è alcuna discrezionalità. Quindi, partire con il tono da vittima sacrificale è già un bel salto mortale all’indietro con atterraggio sul morbido della mistificazione.
Bugia n.2: Il processo a Salvini “fallimentare”
Nel tentativo di accomunarsi all’amico e alleato Matteo Salvini, Meloni definisce “fallimentare” il processo a suo carico per sequestro di persona. Se per “fallimentare” si intende il fatto che si è discusso del diritto di un ministro a chiudere illegalmente i porti senza conseguenze, allora forse il termine può avere un senso. Ma che Salvini sia stato assolto non significa che la magistratura si sia inventata un processo dal nulla, come suggerisce Meloni. Del resto, c’era il piccolo dettaglio di decine di persone bloccate su una nave per giorni senza motivazione giuridica valida.
Bugia n.3: Il grande complotto della magistratura
Secondo la narrativa meloniana, la magistratura sarebbe un monolite anti-destra che si muove all’unisono per sabotare il governo. Tralasciamo il piccolo particolare che l’attuale ministro della Giustizia, Carlo Nordio, è un ex magistrato di lungo corso e non esattamente un pericoloso bolscevico. Tralasciamo anche il fatto che Meloni e i suoi sostengano a fasi alterne la magistratura, esaltandola quando si tratta di arrestare mafiosi e screditandola quando tocca i politici amici. Il punto è che qui non c’è stato alcun complotto: solo un normale iter burocratico.

Bugia n.4: Il coinvolgimento di Romano Prodi
Per completare il quadro non poteva mancare il richiamo a un evergreen della paranoia meloniana: Romano Prodi. Secondo Meloni, la denuncia da cui parte tutta la vicenda sarebbe stata presentata dall’avvocato Luigi Li Gotti, “molto vicino a Romano Prodi”. Ora, a parte che Li Gotti ha un passato nel MSI e ha difeso pentiti di mafia, il tentativo di gettare la colpa su Prodi è un capolavoro di disonestà intellettuale. Prodi è talmente colpevole di tutto che, se piove, probabilmente è colpa sua.
Bugia n.5: “Non sono ricattabile e non mi faccio intimidire”
La chiusura è epica: “Non sono ricattabile e non mi faccio intimidire”. Peccato che nessuno stia tentando di ricattarla. Se c’è qualcuno che tenta di intimidire, è proprio lei, con i suoi continui attacchi alla magistratura e alle istituzioni democratiche.
… le altre bugie
Non è la prima volta che Meloni racconta bugie simili. Disse che non aveva votato il MES in dissenso con l’allora governo Berlusconi. Invece, non solo fu il governo di cui era ministro ad approvare il ddl sul MES nel 2011 (anzi, precisamente: prima ancora al Consiglio Europeo di marzo e poi il 3 agosto in un consiglio dei ministri dove lei era presente.
Indimenticabili le sue dichiarazioni sulla povertà “dimezzata” in un anno (mentre tutti gli indicatori dicevano il contrario), sulla “crescita record” che nessun economista ha mai confermato e sulla riduzione del cuneo fiscale, rivelatasi poi un’operazione di facciata con impatti minimi sugli stipendi reali.
Indimenticabile anche la sua promessa che il governo avrebbe “ferocemente” difeso il Reddito di Cittadinanza, salvo poi smantellarlo pezzo per pezzo. Oppure la farsa del blocco navale, annunciato come soluzione definitiva all’immigrazione clandestina e mai nemmeno tentato.
Il punto non è solo la quantità di bugie, ma la spudoratezza con cui vengono dette. Per un governo che si professa diverso dal passato, le vecchie abitudini della propaganda non sembrano affatto cambiate. E alla fine, la realtà resta quella: non è la magistratura a perseguitare il governo, ma il governo che racconta storie per sfuggire alla realtà.

Gianluca Cicinelli
29/1/2025 https://diogenenotizie.com/
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