Come non si tutela il patrimonio di una valle

E’ finito da poco il 2023, un anno in cui TELT (la società franco italiana incaricata del progetto TAV) ha eseguito tramite la ditta Akhet, specializzata in indagini archeologiche, una serie di sondaggi nell’area di Cascina Vazone e tra le borgate di S. Petronilla, Coldimosso e Traduerivi (area che corrisponde all’ipotizzata interconnessione con la linea storica).

buche rettangolari per le verifiche archeologiche

Con un piccolo escavatore e anche a mano, sono state scavate delle buche rettangolari per sondare il terreno, almeno una decina per ogni luogo prescelto, inizialmente senza sorveglianza da parte delle forze dell’ordine. Ma si sa che la Valle ha molti occhi, non sono passati inosservati: così la ditta è stata presto affiancata dai celerini durante lo svolgimento dei lavori, che sono stati talvolta fermati o solo attentamente osservati dai NoTav.

La campagna di scavi è tuttora in corso, attualmente a Coldimosso, dove pare siano stati trovati (la notizia è recente) dei cocci o delle tegole, forse romane, oltre a un muro perimetrale, forse di un caseggiato. Mentre a Cascina Vazone gli archeologi sono andati in fibrillazione dinnanzi a qualcosa che potrebbe essere “importante”: forse tracce dell’antica via celtica-cozziana che passava proprio su quel lato della valle, di cui furono gìà rinvenuti resti negli anni ’80… ipotesi messa in dubbio da altri… staremo a vedere… Non c’è comunque dubbio circa la classificazione di Cascina Vazone (cappella S.Giacomo e Cristoforo anno 1065 ed edifici del XIII secolo) come “edificio di interesse storico-architettonico“ già dai tempi di LTF (la società che aveva in mano il TAV-progetto prima di TELT), come certifica una relazione indirizzata al Ministero dei Beni Culturali in data 2010. Come stiano veramente le cose, ce lo dirà la relazione finale…

Ma senz’altro è lecito chiedersi come funziona la tutela del patrimonio storico in Val Susa. Se non fosse per le “grandi opere” come il TAV o infrastrutture in genere, pochissimi euro vengono spesi per lo studio e per gli scavi archeologici. Ma cosa succede una volta che i soldi per queste campagne vengono finalmente elargiti (in questo caso è la stessa TELT a farsene carico, passando da benefattore) e vengono ritrovate tracce del passato? Si cataloga e si ritomba tutto quanto, oppure i reperti vengono trasferiti in qualche museo – magari lontanissimo dal contesto?

Non so quali siano le leggi in vigore negli altri Stati europei, ma riporto brevemente le vicende che riguardano il cantiere TELT di Villarodin/Bourget, sul deposito dello smarino di Tierces. Come riporta lo stesso sito TELT, le indagini archeologiche da parte della ditta Paleotime sono terminate nel 2021 dopo aver portato alla luce suppellettili dell’età del bronzo, testimonianza di occupazioni perenni, e nei successivi scavi del 2022 è stata trovata una cittadina di epoca medievale con una fornace per la calce e una cava di pietra, autorizzando l’ipotesi che si trattasse dell’antico villaggio di Saint-Jacques (cappella rurale ed edifici abitativi) risalenti al XV secolo. Dopo aver aperto il sito a un centinaio di persone interessate a questi ritrovamenti, TELT ha proseguito nel suo progetto di deposito definitivo, riversandovi sopra milioni di tonnellate di smarino proveniente dal cantiere di fronte e seppellendo per sempre quelle (irrilevanti?) vestigia. Da notare: dove ora sorge il cantiere principale sorgeva un antico mulino….

La Valsusa, compreso il comune di Giaglione, dove abito e lavoro, è luogo ricco di storia. Sia chi ci abita, sia chi ci arriva come turista e si ferma solo per un po’, è in grado di sentire quanto sia forte il legame tra le persone e il territorio. Dal canto nostro stiamo imparando a fare accoglienza, a promuovere le produzioni locali che arrivano da aziende agricole e artigianali anche piccolissime.

Anche in questo bel contesto però, interferisce TELT, che da un lato riversa denaro sulle amministrazioni valsusine (funzionale al maggior consenso da parte della popolazione) e dall’altro cancella e distrugge ciò che c’è di più caro e sovente dato per scontato: la nostra storia, le nostre radici.

L’ultimo allargamento del cantiere TELT di Chiomonte/Giaglione ha avuto come effetto “collaterale” la demolizione di uno dei mulini di Borgata Clarea. Come documentato dall’Ecomuseo di Salbertrand, quell’edificio coincideva con due pezzi importanti di vita in epoca proto-industriale: una pesta da canapa e un mulino di fattura particolare, con la macina posizionata in orizzontale, utilizzata per ricavare olio di noci. La produzione e l’esportazione di quest’olio si quantificava nel 1750 in ben 101 quintali nel solo paese di Giaglione (cfr B.Molino). Mentre la produzione e prima trasformazione della canapa era comune a molti paesi valsusini fino alla metà del secolo scorso, con fiorente commercio tra produttori e tessitori di Coazze /Giaveno: corredi, vestiti, stoffe per la casa erano di canapa.

Nonostante i mulini siano stati segnalati come patrimonio collettivo già durante le Osservazioni al progetto (intorno al 2016) dai consiglieri di minoranza dell’epoca, e nonostante vi sia stato un forte interessamento da parte di due consiglieri di maggioranza nella nuova amministrazione nel 2019 (ai quali TELT non diede mai risposta ), nulla è stato fatto per evitare questa perdita. Probabile che vi siano stati incontri ad personam tra TELT e il Sindaco e comunque i consiglieri comunali che seguivano la vicenda si sono dimessi alcuni mesi fa per problemi politici e personali.

Quel che sappiamo dopo il sequestro dei mulini Bar, per ordinanza del tribunale di Torino e conseguente allargamento del cantiere previsto, è che nel consiglio comunale di Giaglione del 30 novembre 2023, vi è stata una languida comunicazione da parte del Sindaco, Marco Rey, che  informava circa la richiesta di delucidazioni da parte del comune verso TELT, in merito ai siti di interesse culturale e in particolare per la tutela dei manufatti rinvenuti.

Di concerto è stata avvertita la Soprintendenza: comunicazione fatta quando i buoi eran già scappati dalla stalla, dato che (come in effetti riportato) l‘allargamento era già previsto e inserito nella Variante di Progetto. Il sequestro e l‘allargamento sono stati contemporanei nella giornata del 21 novembre. Quel che è certo è che l’edificio, il mulino e la pesta sono stati cancellati dalle ruspe, con le antiche pietre travolte dai macchinari che vi sono passati sopra.

L’atteggiamento di TELT e anche le azioni messe in campo dal Sindaco di Giaglione, ricalcano l’idea del “vabbé, noi facciamo e poi, se qualcuno si lamenta o ne chiede conto, metteremo una pezza con un’altra compensazione o una donazione al museo del paese“. Se è questo il progresso che ci viene proposto, rimango sinceramente disgustata.

Per come vanno le cose l’unico motore che fa muovere la popolazione e le amministrazioni è il denaro. Denaro che per anni non si è visto in Valle e che a un certo punto si è deciso di far pervenire ai Comuni “grazie a TELT”, società privata di diritto francese. Pessimo segnale davvero.

Le mucche non mangiano cemento, così si intitolava un bel libro scritto anni fa da Chiara Sasso e Luca Mercalli… e non c’è niente di più vero. Così come è vero che una popolazione senza un passato non può avere un futuro, perché non basta tutelare le “grandi vestigia storiche”, è necessario salvaguardare anche la “storia di vita quotidiana” della gente che ci ha preceduto. Mi domando dove siano finite le macine del mulino, e per la pesta della canapa. E cosa intende fare l’Amministrazione di Giaglione… E quelle di Susa e Bussoleno, con i possibili ritrovamenti sui loro territori… E se la Soprintendenza ai Beni Culturali e la stessa TELT agiranno come è già accaduto in Francia.

Monica Gagliardi

16/1/2024 https://www.pressenza.com/

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