COVID Moonshot, la scienza aperta per farmaci accessibili

COVID Moonshot è una rete mondiale collaborativa senza precedenti, basata sul principio della scienza aperta, che vuole favorire la scoperta e lo sviluppo di farmaci con costi accessibili a livello globale, classificabili come generici e di facile produzione, contro Covid-19 e future pandemie. I primi risultati sono già pubblicati, ma l’esempio del consorzio ha implicazioni profonde per le pandemie che dovessero presentarsi in futuro.

Nel marzo del 2020, un gruppo di scienziati di vari paesi del mondo ha fondato COVID Moonshot, un consorzio non profit e basato sul principio della scienza aperta, con l’obiettivo di favorire la scoperta e lo sviluppo di farmaci contro Covid-19 e le future pandemie che posseggano tre caratteristiche: costi accessibili a livello globale, classificabili come generici e di facile produzione.

Il progetto è sostenuto dalla Drugs for Neglected Diseases initiative (DNDi), un’iniziativa nata dall’attivismo di Médecins Sans Frontières per favorire lo sviluppo di farmaci mirati a malattie o in generale bisogni sanitari trascurati.Si tratta di una rete mondiale collaborativa senza precedenti, che ha messo insieme scienziati, studenti e gruppi di ricerca, in una corsa contro il tempo per trovare nuove molecole che potessero bloccare l’infezione. Il risultato è stato, in tempi rapidi, l’identificazione di composti dotati di una soddisfacente attività contro la principale proteasi del virus (Mpro), che è ora nella fase preclinica, con la prospettiva di avere un composto per i test sull’essere umano per il 2024.  Il composto ha superato i test di tossicità, ha una elevata attività cellulare ed è molto selettivo per il bersaglio, proprietà comparabili con l’inibitore Nirmatrelvir, approvato dai servizi sanitari.

Antivirali senza brevetto

Nonostante vari antivirali contro Covid-19 siano in fase di sviluppo da parte di molte aziende ed enti, resta alta la necessità di fornire opzioni accessibili come costo, specificità e possibilità di distribuzione globale. Tutti i dati sono di pubblico dominio, messi online per permettere ad altri di sviluppare liberamente la ricerca, e già a inizio 2022 una azienda farmaceutica giapponese ha pubblicato i risultati positivi di un prodotto basato sui composti Moonshot, ora in fase di approvazione. Moonshot non ha brevettato nessuna molecola, ed eventuali future concessioni di diritti saranno sempre subordinate alla garanzia che il farmaco sia economicamente accessibile a livello globale, in particolare nelle aree con risorse limitate.

Recentemente, un articolo che riporta i risultati del lavoro del consorzio è stato pubblicato su Science. Come osserva un articolo apparso su MIT Technology Review, dietro a questa pubblicazione c’è una mole di lavoro enorme: l’impegno volontario di 200 ricercatori di 25 paesi, l’identificazione di 18.000 composti di potenziale efficacia e la sintesi di 2.400 di essi. Risultato: la scelta di uno di questi, l’attuale candidato.

Un modello più equo per affrontare nuove pandemie

Come fa notare l’articolo, al di là dello specifico risultato, la vicenda ha delle implicazioni profonde. Come dobbiamo prepararci per affrontare l’epidemia prossima ventura? Ci sono già molti virus in giro, di cui sappiamo poco o niente, che non hanno per ora una diffusione allarmante, ma chi sa cosa può succedere? Il consorzio COVID Moonshot, che ha ricevuto un finanziamento dagli US National Institutes of Health, sta lavorando ad altri antivirali (contro i virus West Nile, Dengue, Zika, e altri).

E poi, c’è il problema – ben noto – dei costi. Nel 2021, gli USA hanno comprato 20 milioni di cicli di trattamenti con Paxlovid, al prezzo di 529 dollari ciascuno, e li hanno distribuiti gratuitamente, ma nel 2024 la Pfizer lo metterà sul mercato a 1.390 dollari per ciclo. Ovviamente, non si tratta di prodotti facilmente accessibili. Con l’approccio COVID Moonshot, non ci sarà protezione da brevetto e i farmaci andranno direttamente sul mercato dei generici: qualunque azienda potrà produrli, e i prezzi saranno sicuramente molto, molto più bassi. Nessun farmaco è mai arrivato al mercato attraverso un percorso completamente open source, ma questo non vuol dire che questo approccio non possa cambiare profondamente lo sviluppo di nuovi farmaci. E questa apertura vuole anche dire creare una base di dati e conoscenze condivise e liberamente accessibili, che può essere cruciale nel prepararsi ad affrontare con maggiore rapidità ed efficienza le prossime crisi.

Davide Lovisolo

6/12/2023 https://www.scienzainrete.it/

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