Decreto Sicurezza: un nuovo Porrajmos per madri e bambini Rom e Sinti

Il cosiddetto “Decreto sicurezza” varato dal governo ha deciso di colpire il più duramente possibile i più deboli. E chi, più dei rom, anzi delle donne rom, appartiene a tale categoria? Così, dopo aver loro negato lavoro, casa, diritti e dignità, ora sequestrano i loro figli per ricattarle. Stiamo assistendo a un nuovo Porrajmos

Quando ero bambina d’estate passavo qualche settimana in campagna dai nonni e con mia sorella e i figli dei contadini era uno spasso fare le passeggiate, andare all’osteria a giocare a bocce, cogliere le more. Un anno però tutto questo ci venne proibito perché nel vallone vicino alla fattoria si erano accampati “gli zingari” che, come tutti sanno, “rubano i bambini”. I “grandi” ci minacciavano: guai allontanarsi. E noi bambini la notte con gli incubi e il giorno con la reclusione forzata, senza più more né bocce né passeggiate.

Sono dovuti passare tanti e tanti anni perché finalmente in molti (non in tutti) si insinuasse il dubbio (non la certezza) che la storia dei rapimenti di bambini da parte dei rom fosse una balla. Qualche anno fa la Fondazione Migrantes ha commissionato al Dipartimento di Psicologia e Antropologia culturale dell’Università di Verona, una ricerca sull’argomento (“Adozione di minori rom/sinti e sottrazione di minori gagé”) e un’altra ricerca è stata condotta dall’università di Firenze. Da ambedue è emerso che non esiste nessun caso in cui sia avvenuta una sottrazione del bambino da parte di rom: si è sempre di fronte a un racconto di un tentato rapimento. Mentre, segnalano le ricerche, un ruolo centrale nello stigma è dovuto ai mass media nel generare allarmismo e confusione.

Succede, invece, che il governo di Giorgia Meloni abbia appena votato l’ennesimo “decreto sicurezza” in cui la sottrazione di bambini rom da parte delle istituzioni diventa legge. La misura è rivolta contro le donne rom, incinte, spesso arrestate nelle metropolitane, nelle stazioni o sui mezzi pubblici mentre sottraevano portafogli o telefonini e che, per la gravidanza, o perché mamme di bimbi piccoli riescono a evitare il carcere. Adesso, con l’evidente intento di punire loro e i loro figli, il Consiglio dei ministri ha varato una stretta sui reati minori che consente la detenzione di madri (soprattutto se recidive) con bambini di età inferiore a tre anni. Sarà il giudice a valutare l’opportunità della detenzione che finora era invece assolutamente proibita. E sarà sempre un giudice a decidere se “non sia meglio” per i figli minori della madre detenuta cercare un’altra famiglia, più consona e dignitosa.

E il punto è proprio lì: la misura è particolarmente odiosa proprio perché colpisce al cuore la famiglia che, nella cultura rom, è a fondamento della loro stessa esistenza, è tutto quello che hanno.

Racconto un’altra breve storia, di cui sono stata diretta testimone. Mi telefona una donna madre di una giovane che ha appena partorito, in un ospedale di Roma. Tutto è andato bene tranne un dettaglio: nel momento delle dimissioni, l’ospedale si rifiuta di dare il bambino alla madre perché minorenne e senza documenti o alla nonna perché non c’era modo di verificare la parentela. Parlo con la responsabile del reparto: «il neonato è nato in questo ospedale, da questa giovane donna, l’avete fatta partorire voi. Come potete dubitare della sua maternità?», chiedo. «Occorre un documento, altrimenti chiamiamo l’assistente sociale. È bastata quella minaccia a far impazzire madre e figlia perché – è uso diffuso – spesso le assistenti sociali non ci pensano più di tanto a togliere i figli alle madri e darli in affido o in adozione.

Niente documento niente figlio. Ci trasferiamo all’anagrafe. Il documento non si può fornire senza precise referenze, al massimo possono rilasciare una licenza di caccia e pesca. Prendiamo la licenza e riusciamo a farci consegnare dall’ospedale il neonato. In fondo, è stata una buona pesca, un “rapimento” istituzionale è stato sventato.

Non lo sarà, però, da qui in poi, per una questione di “sicurezza”. E voi, tra un bambino costretto per mesi o anni senza la madre e un telefonino, magari perfino un IPhone 15, chi o cosa scegliereste?

Anna Pizzo

20/11/2023 https://www.dinamopress.it/

Immagine di Eugenio da Flickr (Casilino 900, Roma).

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