OHCHR: STOP GENOCIDIO PALESTINESE A GAZA

Gaza si sta compiendo un genocidio palestinese”. Ad affermarlo non sono i militanti terroristici palestinesi o i cosiddetti fiancheggiatori di Hamas, come definiti su quasi la totalità dei media occidentali e filo israeliani, ma un comunicato stampa(1) redatto a Ginevra dall’OHCHR il 16 novembre 2023.

Il comunicato a firma degli esperti delle Nazioni Unite (*) del calibro di Francesca Albanese(2), Relatrice Speciale sulla situazione dei diritti umani nei Territori Palestinesi occupati dal 1967; Margaret Satterthwaite, Relatrice speciale sull’indipendenza dei giudici e degli avvocati; Dorothy Estrada Tanck (presidente) e molti altri ancora, è chiaro: chiedono alla comunità internazionale di prevenire il genocidio in atto a Gaza, d’interrompere “l’uso di armi potenti con impatti intrinsecamente indiscriminati, con conseguente colossale numero di vittime e distruzione delle infrastrutture di sostentamento della vita”.

Un comunicato che non si perde nelle righe dello scritto ma punta subito al principio fondamentale che regola questa vendicativa offensiva israeliana. Ovvero che hanno le prove di un crescente incitamento al genocidio, dell’intento palese di distruggere il popolo palestinese sotto occupazione, di forti appelli per una seconda Nakba a Gaza e nel resto del territorio palestinese occupato”.

Molti di noi hanno già lanciato l’allarme sul rischio di genocidio a Gaza – proseguono gli esperti – Siamo profondamente turbati dall’incapacità dei governi di dare ascolto alla nostra richiesta e di raggiungere un cessate il fuoco immediato. Siamo anche profondamente preoccupati per il sostegno di alcuni governi alla strategia di guerra di Israele contro la popolazione assediata di Gaza e per l’incapacità, del sistema internazionale, di mobilitarsi per prevenire il genocidio”.

Secondo quanto riferito, il bombardamento e l’assedio di Gaza hanno ucciso oltre 11.000 persone, ferito più di 27.000 e sfollato 1,6 milioni di persone dal 7 ottobre 2023, mentre migliaia sono ancora sotto le macerie. Delle vittime, circa il 41% sono bambini e il 25% donne. In media, durante la guerra, ogni 10 minuti un bambino viene ucciso e due feriti, trasformando Gaza in un “cimitero per bambini”, secondo il Segretario generale delle Nazioni Unite.
Sono stati uccisi anche quasi 200 medici, 102 membri del personale delle Nazioni Unite, 46 giornalisti, difensori in prima linea e dei diritti umani, mentre dozzine di famiglie di cinque generazioni sono state spazzate via.

Ciò avviene nel contesto dell’inasprimento da parte di Israele del blocco illegale di Gaza che dura da 16 anni, che ha impedito alle persone di fuggire e le ha lasciate senza cibo, acqua, medicine e carburante ormai da settimane, nonostante gli appelli internazionali a garantire l’accesso agli aiuti umanitari fondamentali. Come abbiamo detto in precedenza, provocare la fame in modo intenzionale, equivale a un crimine di guerra”.

L’OHCHR (**) prosegue non nascondendo la realtà di quanto sta accadendo, specificando che la metà delle infrastrutture civili di Gaza sono state distrutte, comprese più di 40.000 unità abitative, così come ospedali, scuole, moschee, panifici, condutture dell’acqua, reti fognarie ed elettriche, in un modo che “minaccia di rendere la vita palestinese a Gaza impossibile”.

La realtà a Gaza, con il suo dolore insopportabile e il trauma che colpisce i sopravvissuti, è una catastrofe di proporzioni enormi. Tali gravi violazioni non possono essere giustificate in nome dell’autodifesa dopo gli attacchi di Hamas del 7 ottobre, che abbiamo condannato con la massima fermezza”

Una posizione di condanna che non esclude da parte degli esperti, la definizione tanto osteggiata dai governi occidentali che:
Israele rimane la potenza occupante nel territorio palestinese occupato, che comprende anche la Striscia di Gaza, e quindi non può intraprendere una guerra contro la popolazione sotto la sua belligerante occupazione. Per essere legittima, la risposta di Israele deve rientrare rigorosamente nel quadro del diritto internazionale umanitario. La presenza di tunnel sotterranei in alcune parti di Gaza, non elimina lo status civile degli individui e delle infrastrutture che non possono essere prese di mira direttamente e in modo sproporzionato”.

Gli esperti hanno lanciato l’allarme anche per l’escalation di violenza contro i palestinesi nella Cisgiordania occupata, da parte di soldati e coloni armati.

Dal 7 ottobre 2023, almeno 190 palestinesi sono stati uccisi, più di 2.700 feriti e oltre 1.100 persone sono state sfollate nella Cisgiordania occupata. Il 9 novembre, le forze israeliane hanno bombardato, per la seconda volta, anche il campo profughi di Jenin con artiglieria pesante e attacchi aerei, uccidendo almeno 14 palestinesi. L’ambiente sempre più coercitivo ha portato anche allo sfollamento forzato di diverse comunità di pastori e beduini nella Valle del Giordano e a sud delle colline di Hebron.

Siamo profondamente addolorati per il mancato accordo di Israele, la riluttanza della comunità internazionale a fare pressioni in modo più deciso per un cessate il fuoco immediato. La mancata attuazione urgente di un cessate il fuoco rischia di far degenerare la situazione in un genocidio condotto con mezzi e metodi di guerra del 21° secolo”.

Hanno giudicato anche grave ed allarmante la retorica palesemente genocida e disumanizzante proveniente da alti funzionari del governo israeliano, gruppi professionali e personaggi pubblici, che chiedono la “distruzione totale” , la “cancellazione” di Gaza e la necessità di “finirli tutti”. Come il sollecitare le truppe israeliane e il governo affinché si costringa i palestinesi della Cisgiordania e di Gerusalemme est a entrare in Giordania. Un operazione criminale facilmente attuabile, come chiaramente espresso dagli esperti ONU, grazie alle loro capacità militare indiscriminatamente utilizzata sul terreno di Gaza.

Ecco perché il nostro allarme tempestivo non deve essere ignorato e la comunità internazionale ha l’obbligo di prevenire i crimini atroci, compreso il genocidio, inoltre, dovrebbe immediatamente prendere in considerazione tutte le misure diplomatiche, politiche ed economiche a tal fine”.

Nel sollecitare un’azione immediata da parte degli Stati membri delle Nazioni Unite e del sistema delle Nazioni Unite nel suo insieme, gli esperti hanno ribadito il loro appello a Israele e Hamas affinché attuino un cessate il fuoco immediato per:

  • Consentire la consegna senza ostacoli degli aiuti umanitari di cui c’è un disperato bisogno alla popolazione di Gaza;
  • Garantire il rilascio incondizionato, sicuro e protetto degli ostaggi presi da Hamas;
  • Garantire che i palestinesi detenuti arbitrariamente da Israele siano rilasciati immediatamente;
  • Aprire corridoi umanitari verso la Cisgiordania, Gerusalemme est e Israele, soprattutto per coloro che sono stati più colpiti da questa guerra, i malati, le persone con disabilità, gli anziani, le donne incinte e i bambini;

Hanno inoltre consigliato:

  • Il dispiegamento di una presenza protettiva internazionale nei territori palestinesi occupati sotto la supervisione delle Nazioni Unite;
  • Collaborazione di tutte le parti con la Commissione d’inchiesta sul territorio palestinese occupato, compresa Gerusalemme Est, e Israele, e con il procuratore della Corte penale internazionale sull’indagine aperta nel marzo 2021, nonché sui crimini derivanti dai recenti eventi, sottolineando che i crimini commessi oggi sono in parte dovuti alla mancanza di deterrenza e alla continua impunità;
  • Attuare un embargo sulle armi a tutte le parti in guerra;
  • Affrontare le cause alla base del conflitto ponendo fine all’occupazione israeliana del territorio palestinese.

Il comunicato conclude affermando che:

La comunità internazionale, che includa non solo gli Stati ma anche gli attori non statali come le imprese, deve fare tutto il possibile per porre fine immediatamente al rischio di genocidio contro il popolo palestinese e, in ultima analisi, porre fine all’apartheid israeliano e all’occupazione del territorio palestinese. (…) ciò che è in gioco non è solo il destino di israeliani e palestinesi, ma una grave conflagrazione del conflitto nella regione, che porterà a ulteriori violazioni dei diritti umani e alla sofferenza di civili innocenti”.

* Gli esperti: Francesca Albanese, Relatrice Speciale sulla situazione dei diritti umani nei Territori Palestinesi occupati dal 1967 ; Margaret Satterthwaite , Relatrice speciale sull’indipendenza dei giudici e degli avvocati ; Dorothy Estrada Tanck (presidente), Claudia Flores, Ivana Krstić, Haina Lu e Laura Nyirinkindi , Gruppo di lavoro sulla discriminazione contro donne e ragazze ; Surya Deva, Relatore Speciale sul diritto allo sviluppo ; Ravindran Daniel (presidente-relatore), Sorcha MacLeod, Chris Kwaja, Jovana Jezdimirovic Ranito , Carlos Salazar Couto , gruppo di lavoro sull’uso dei mercenari ; Barbara G. Reynolds (presidente), Bina D’Costa , Dominique Day , Catherine Namakula , gruppo di lavoro di esperti sulle persone di origine africana ; Pedro Arrojo-Agudo, Relatore Speciale sui diritti umani all’acqua potabile e ai servizi igienico-sanitari ; Olivier De Schutter, Relatore Speciale sulla povertà estrema e i diritti umani ; Farida Shaheed , Relatrice Speciale sul diritto all’istruzione ; Damilola Olawuyi (presidente), Robert McCorquodale (vicepresidente), Elżbieta Karska , Fernanda Hopenhaym e ​​Pichamon Yeophantong , gruppo di lavoro sulla questione dei diritti umani e delle società transnazionali e altre imprese commerciali ; Siobhán Mullally , Relatore Speciale sulla tratta di persone, in particolare donne e bambini ; Livingstone Sewanyana , esperto indipendente sulla promozione di un ordine internazionale democratico ed equo ; Balakrishnan Rajagopal, Relatore Speciale sul diritto ad un alloggio adeguato ; Ashwini KP Relatore speciale sulle forme contemporanee di razzismo, discriminazione razziale, xenofobia e relativa intolleranza ; Paula Gaviria Betancur , Relatrice Speciale sui diritti umani degli sfollati interni ; Mary Lawlor , Relatrice Speciale sulla situazione dei difensori dei diritti umani ; Claudia Mahler , Esperta Indipendente sul godimento di tutti i diritti umani da parte delle persone anziane ; Ben Saulo , Relatore speciale sulla promozione e protezione dei diritti umani e delle libertà fondamentali nella lotta al terrorismo ; Irene Khan Relatrice speciale per la libertà di opinione e di espressione ; Reem Alsalem, Relatrice speciale sulla violenza contro le donne e le ragazze, le sue cause e conseguenze ; Tomoya Obokata , Relatore speciale sulle forme contemporanee di schiavitù, comprese le sue cause e conseguenze .

** I relatori speciali, gli esperti indipendenti e i gruppi di lavoro fanno parte delle cosiddette Procedure speciali del Consiglio per i diritti umani. Procedure Speciali, il più grande organismo di esperti indipendenti nel sistema dei diritti umani delle Nazioni Unite, è il nome generale dei meccanismi indipendenti di accertamento e monitoraggio dei fatti del Consiglio. I titolari del mandato delle Procedure Speciali sono esperti indipendenti in materia di diritti umani nominati dal Consiglio per i diritti umani per affrontare situazioni specifiche di paesi o questioni tematiche in tutte le parti del mondo. Gli esperti in Procedure Speciali operano su base volontaria; non fanno parte del personale delle Nazioni Unite e non ricevono uno stipendio per il loro lavoro. Sono indipendenti da qualsiasi governo o organizzazione e prestano servizio a titolo individuale.

1 – https://www.ohchr.org/en/press-releases/2023/11/gaza-un-experts-call-international-community-prevent-genocide-against

2 – http://alkemianews.it/index.php/2023/04/10/premio-stefano-chiarini-2023-motivazione/

Flavio Novara

19/11/2023 http://alkemianews.it/

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