Energia, l’ecosostenibilità fa bene alla salute, in tutti i sensi: se la tecnologia fa fare grandi risparmi agli ospedali

Una maggiore efficienza energetica comporta non solo la diminuzione dell’inquinamento e dei consumi di elettricità, ma sposandosi con le pratiche ospedaliere consente anche di risparmiare fondi preziosi per investirli in attività più utili: non è fantascienza ma realtà, anche in Italia. Negli ultimi anni infatti nel nostro Paese il 30-40% delle strutture ospedaliere e delle Asl – utilizzando fondi Ue, progetti regionali o risorse provenienti dal Ministero della Salute – hanno adottato tecnologie volte a produrre un abbattimento dei costi che arriva fino al 30% rispetto ai consumi precedenti, come osserva Daniela Pedrali, direttore del Dipartimento tecnico dell’Azienda Ospedaliera universitaria S.Orsola-Malpighi di Bologna e presidente della Società Italiana dell’Architettura e dell’Ingegneria per la Sanità (Siais) all’Adnkronos Salute. “Forse se ne parla poco rispetto a ciò che viene fatto, ma in Italia possiamo stimare che il 30-40% degli ospedali e delle Asl ha avviato progetti sull’efficientamento tecnologico. Siamo a livello di altri Paesi Ue: ci sono esempi molto virtuosi in ogni Regione, anche se non mancano le difficoltà come ad esempio muoversi per trovare i finanziamenti Ue e superare i problemi burocratici e di vincolo per le strutture storiche. Passaggi che portano ad allungare i tempi di realizzazione di progetti anche di 3-4 anni”.

Vediamo quali sono le tecnologie utilizzate.
Gli impianti di cogenerazione sono centrali a metano che consentono la produzione combinata di energia elettrica e calore in uno stesso impianto, incrementando l’efficienza di utilizzo del combustibile fossile fino ad oltre l’80%; a ciò corrispondono minori costi per l’approvvigionamento del combustibile fossile e minori emissioni di inquinanti e di gas ad effetto serra.
Il biogas invece è un combustibile ricavato dallo sfruttamento di residui provenienti da allevamento, produzione alimentare e da acque reflue di depuratori industriali e comunali, fonti rinnovabili che producono in tal modo energia.
A questi in molte realtà italiane si aggiungono “esempi di centrali a biomassa (materiale organico di varia natura, n.d.r.) in ospedali fuori dai centri abitati e il solare, termico o fotovoltaico dove ci sono ampie metrature per i pannelli. Qui (a Bologna, n.d.r.) sarà presto attiva una nuova centrale di trigenerazione energetica (centrale di cogenerazione che, oltre a produrre energia elettrica, consente di utilizzare l’energia termica recuperata dalla trasformazione anche per produrre energia frigorifera, ovvero acqua refrigerata per il condizionamento o per i processi industriali, n.d.r.) che permetterà un risparmio di energia corrispondente al 27% dei consumi energetici attuali della struttura, evitando l’emissione di 1.589 tonnellate di CO2 equivalente ogni 12 mesi di attività”, sottolinea Pedrali.

Alcuni studi sostengono che questo 30% di riduzione dei costi energetici comporterebbe per gli ospedali aventi circa 300 posti letto una riduzione dei costi reali per circa 200 mila euro l’anno, mentre per i grandi ospedali con oltre 500 posti letto i risparmi arriverebbero a circa 400 mila euro l’anno.
L’Europa ha fissato da tempo l’obiettivo del 20% di riduzione delle emissioni entro il 2020, mentre i dati riferiscono che il settore ospedaliero nell’Unione Europea attualmente assorbe il 5% del fabbisogno di energia. Come partner italiano, la Siais ha lanciato nel 2012 il progetto europeo ‘Res-Hospitals’, ospedali verso emissioni zero con l’energia rinnovabile. Spiega Pedrali: “L’obiettivo è ridurre le emissioni di anidride carbonica nei 15 mila ospedali esistenti in Ue. Vi hanno partecipato l’Asl di Asti, come coordinatrice; l’ospedale della Versilia (Usl 12 di Viareggio), uno dei capofila in Italia in questo campo; il policlinico S.Orsola-Malpighi di Bologna, e l’Asl di Rieti”.

Esempi di ecosostenibilità.
Nelle ultime edizioni del dossier di Legambiente: “Comuni Rinnovabili” sono stati censiti alcuni casi di “buone pratiche” in ambiti sanitari.
L’ospedale pediatrico Meyer di Firenze è stata la prima struttura bioclimatica d’Italia, con una serra solare-fotovoltaica. Il nuovo ospedale di Pistoia è stato invece progettato per eliminare gli sprechi: per luce, acqua, riscaldamento e aria condizionata sono state adottate soluzioni ecocompatibili.

Sempre in Toscana, nel comune di Borgo Val di Taro (Prato) è stato installato un impianto a biomassa nell’ospedale Santa Maria. L’impianto permette, con una potenza termica di 700 Kilowatt, di evitare l’emissione in atmosfera di 360 tonnellate di CO2 ogni anno, garantendo al contempo il 50% del calore necessario a riscaldare l’intero presidio ospedaliero, oltre a produrre acqua calda sanitaria. Il truciolato che alimenta la caldaia viene fornito interamente dai boschi locali grazie all’accordo di fornitura con un consorzio. Il ritorno dell’investimento di 500 mila euro – di cui 350 mila dalla Provincia – si stima entro i 5 anni.
Nel comune di Borgo San Lorenzo (Firenze) è stato installato un impianto a biomassa forestale da 220 Kw in grado di soddisfare il fabbisogno energetico termico della sede istituzionale della Comunità Montana Mugello e della Asl locale. Anche in questo caso la biomassa è di origine locale e forestale grazie ad accordi con produttori locali (entro i 70 chilometri), che assicurano la copertura necessaria all’impianto.

In Piemonte, il Comune di Chivasso (Torino) ha installato 68 metri quadrati di pannelli solari termici sul tetto dell’azienda ospedaliera. Grazie ad un investimento di circa 32 mila euro, la struttura sanitaria è in grado di soddisfare circa il 15% del suo fabbisogno energetico termico.

A Perugia l’Asl ha realizzato un impianto solare fotovoltaico in grado di impermeabilizzare i 4.500 metri quadrati di superficie su cui l’impianto posa, senza alcun impatto in termini visivi in quanto i pannelli si integrano totalmente con la copertura dell’edificio. L’impianto, tra i più estesi nella sanità umbra, è in grado di produrre annualmente 205 Megawatt/ora di energia elettrica e di tagliare la produzione di CO2 di 136 tonnellate l’anno. L’impianto fa parte di una serie di interventi di efficientamento e riduzione dei consumi messi in atto grazie alla collaborazione con il settore privato.

Claudia Galati

16/3/2015 www.controlacrisi.org

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