Francia: la povertà diventa un’emergenza strutturale

La Francia si trova oggi davanti a un quadro sociale preoccupante. Secondo l’ultima indagine dell’INSEE (luglio 2025), il tasso di povertà nel Paese ha raggiunto nel 2023 il suo livello più alto da quando, nel 1996, sono iniziate le rilevazioni ufficiali: il 15,4 % della popolazione vive sotto la soglia di povertà. Si tratta di quasi 9,8 milioni di persone, spinte al di sotto di una soglia fissata a 1.288 euro mensili per una persona sola, ovvero il 60 % del reddito mediano nazionale.

Non è solo la crescita numerica a preoccupare, ma il fatto che questo peggioramento avvenga in un contesto di crescita economica e di mercati finanziari in salute. Mentre il reddito mediano annuo è salito di circa l’1 % in termini reali, trainato dall’aumento dei salari minimi e dalla buona performance dei prodotti finanziari, i redditi dei più poveri sono invece diminuiti. Le cause sono molteplici e intrecciate.

La fine degli aiuti straordinari e la precarietà dei lavoratori autonomi.
Due fattori hanno inciso in modo diretto sull’aumento della povertà. Il primo è la fine delle misure eccezionali che nel 2022 avevano attenuato l’impatto dell’inflazione: l’indennità di inflazione e il bonus straordinario per il ritorno a scuola. Il secondo è l’aumento dei microimprenditori e dei lavoratori autonomi con redditi molto bassi. La crescita del lavoro indipendente, spesso precario e scarsamente retribuito, ha aumentato la quota di popolazione che pur lavorando vive sotto la soglia di povertà.

Chi sono i nuovi poveri?
Il volto della povertà in Francia non è cambiato drasticamente, ma alcuni gruppi risultano sempre più esposti. In particolare le famiglie monogenitoriali, che già rappresentavano una quota fragile della popolazione, hanno visto il proprio tasso di povertà salire di quasi 3 punti in un solo anno, raggiungendo il 34,3 %. I disoccupati restano la categoria più colpita, con un tasso del 36,1 %, in aumento rispetto al 2022. Al contrario, i pensionati sono stati relativamente protetti, grazie alla rivalutazione dei minimi pensionistici prevista dalla recente riforma: tra loro il tasso di povertà è più basso, all’11,1 %, e cresce meno rapidamente.

Colpisce poi l’aumento della povertà infantile: nel 2023, il 21,9 % dei minori di 18 anni viveva in famiglie sotto la soglia di povertà, confermando che la povertà si trasmette per via familiare e colpisce duramente l’infanzia.

La forbice sociale si allarga
Accanto all’aumento della povertà cresce anche la disuguaglianza. I redditi dei più ricchi hanno beneficiato dell’andamento positivo dei mercati finanziari e dei rendimenti dei risparmi regolamentati, mentre il tenore di vita dei più poveri è cresciuto meno dell’inflazione. Così, nel 2023, il 20 % più ricco della popolazione ha percepito quasi quattro volte e mezzo il reddito dei più poveri, una disparità che non si registrava dagli anni Novanta.

L’indice di Gini, che misura il livello complessivo di disuguaglianza, è salito a 0,297, vicino ai massimi storici. La società francese, pur dotata di un sistema di welfare tra i più avanzati in Europa, non è riuscita a proteggere le fasce più vulnerabili da un peggioramento delle condizioni di vita.

Povertà monetaria, ma anche sociale
Questi dati riguardano esclusivamente la povertà monetaria, ossia il reddito disponibile. Se si includessero i senza dimora, le persone in istituto e gli abitanti dei territori d’oltremare, il numero dei poveri supererebbe i 10 milioni. A ciò si aggiungono forme meno visibili di povertà: l’accesso precario ai servizi sanitari, le difficoltà abitative, la solitudine sociale.

Un’emergenza strutturale, non contingente
Il peggioramento del 2023 non è il frutto di un incidente isolato, ma la conseguenza di scelte politiche e dinamiche economiche di lungo periodo. La crescita dei redditi finanziari e l’erosione dei sostegni diretti al reddito dei più fragili hanno spostato l’equilibrio sociale verso i gruppi già avvantaggiati. Il rallentamento della solidarietà pubblica (meno aiuti, meno rivalutazioni sociali) e l’aumento dei redditi da capitale amplificano le disuguaglianze.

Quali risposte?
Per contenere la povertà non bastano interventi occasionali o misure tampone. L’INSEE sottolinea che il ritorno ai livelli di povertà degli anni ’70 richiederebbe politiche strutturali: un sostegno più stabile e indicizzato ai bassi redditi, un accesso più ampio e meno condizionato agli aiuti pubblici, una regolazione del lavoro autonomo che ne riduca la precarietà, e soprattutto un riequilibrio tra il sostegno ai redditi da lavoro e i guadagni da capitale.

Una Francia a due velocità
Nel 2023 la Francia conferma il suo doppio volto: da una parte una società che gode di una crescita dei redditi e di mercati dinamici, dall’altra milioni di persone che, nonostante il lavoro o la pensione, faticano a superare la soglia minima di dignità economica. Le disuguaglianze non sono solo numeri: sono vite diverse che si separano sempre più. La povertà non è un effetto collaterale inevitabile, ma il risultato di scelte redistributive precise.

8/7/2025 https://diogenenotizie.com/

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