Furti sistematici come tattica di guerra dell’esercito israeliano

Gaza-Quds News Network. Asil Abu Zayda, una diciannovenne palestinese studentessa di farmacia residente nel quartiere Faluja di Jabalya, nel nord di Gaza, non è interessata alla retorica infuocata del prossimo discorso del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. La sua unica preoccupazione è la sopravvivenza di ciò che resta della sua famiglia dopo il bombardamento della casa di suo zio nel campo di Jabalya.

Il tragico fatto ha provocato la morte di suo fratello, Mohammed, 16 anni, di suo cugino Shams Salem, 13 anni, e della moglie di suo nonno, Mariam Salem, 55 anni. Asil, insieme ai suoi fratelli minori Abdullah, 14 anni, e Osama, 7 anni, sono sopravvissuti con ferite alla testa dopo essere stati estratti dalle macerie.

Nel disperato tentativo di sfuggire agli imminenti attacchi aerei israeliani via aria, mare e terra, Asil, sua sorella Meis, 9 anni, e la madre Khulah, 46 anni, hanno seguito le istruzioni distribuite dagli aerei israeliani. La famiglia ha intrapreso un viaggio in direzione sud il 22 novembre, insieme a decine di altre famiglie palestinesi, sperando di raggiungere Khan Yunis o Rafah attraverso la via Salah al-Din.

Dopo aver raggiunto un checkpoint dell’esercito israeliano vicino alla città di Gaza, conosciuto localmente come “Al-Halaba”, Asil e la sua famiglia hanno dovuto affrontare la dura realtà. Le due sorelle sono state separate e la richiesta disperata di pietà di Asil per sua sorella Meis, che soffre di talassemia, è caduta nel vuoto.

I soldati israeliani hanno rilasciato Meis e hanno proceduto ad ammanettare Asil dopo averla picchiata. L’hanno poi portata con la forza su una jeep militare insieme ad una borsa depositata da sua madre, contenente dell’oro, due braccialetti e una somma di denaro.

Asil ha raccontato il calvario, affermando: “I soldati mi hanno ammanettato, mi hanno bendato gli occhi con un panno bianco e poi hanno cercato di prendermi la borsa”. Dopo essere stata portata in una tenda di detenzione temporanea non dichiarata e aver sopportato un pesante interrogatorio, Asil è stata trasferita, insieme a centinaia di altre donne, nella prigione di Damon a Haifa. In suo possesso c’erano braccialetti d’oro e denaro, ma la borsa di sua madre non si trovava da nessuna parte.

Asil ha trascorso 62 giorni nella prigione di Damon, durante i quali l’amministrazione carceraria le ha sequestrato i braccialetti, mettendoli in una cassetta di sicurezza dopo aver firmato una ricevuta scritta in ebraico. Dopo il suo rilascio, ha chiesto informazioni sulla borsa che era stata presa dai soldati al checkpoint di Gaza. La risposta che ha ricevuto è stata che non era entrata in carcere, lasciandola senza i risparmi che sua madre le aveva affidato.

La storia di Asil Abu Zayda non è isolata; fatti simili si sono verificati il 22 novembre 2023, colpendo altre donne palestinesi come Nahal Al-Ghandur, una quarantenne residente a Beit Lahya, nel nord di Gaza. Le soldatesse israeliane le hanno confiscato circa 550 dollari durante il suo arresto a un checkpoint di Gaza.

Al-Ghandur ha affermato che le forze di occupazione israeliane l’hanno arrestata al checkpoint a sud della città di  Gaza, confiscando la somma di denaro che aveva con sé. Ha spiegato: “Sono stata trasferita nella prigione di Damon, dove hanno preso cinque braccialetti d’oro che erano in mio possesso, registrandoli su un foglio con le autorità della prigione.

“Dopo il mio rilascio mi hanno restituito i braccialetti, ma non ho ricevuto la somma in denaro. Ho chiesto informazioni riguardo al denaro all’amministrazione penitenziaria e loro hanno affermato che non è mai entrata nella prigione, affermando che non avevo soldi con me”, ha aggiunto.

Il giorno successivo all’arresto di Asil e Nahal e alla confisca di parte del loro denaro, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha pronunciato un appassionato discorso in ebraico, affrontando l’etica del suo esercito.

Ha proclamato:

“Coloro che osano accusare i nostri soldati di commettere crimini di guerra traboccano di ipocrisia e di menzogne e non possiedono un briciolo di etica. Il nostro esercito è il più etico del mondo. L’esercito israeliano fa tutto ciò che è in suo potere per evitare di danneggiare coloro che non sono coinvolti nella guerra, e invito ancora una volta i civili a dirigersi verso la zona sicura nel sud della Striscia di Gaza”.

Nella città di Khan Yunis, nel sud di Gaza, che continua a subire attacchi di terra da parte delle forze di occupazione israeliana, Jaber Abu Sabha ha confermato che i soldati israeliani hanno invaso la sua casa, l’hanno saccheggiata e hanno rubato alcuni dei suoi effetti personali.

Abu Sabha ha detto ad Al Jazeera: “Dopo il ritiro delle forze di occupazione dal campo di Khan Yunis nel sud di Gaza, sono tornato a casa e ho trovato alcune parole ebraiche nella mia camera da letto. Ho scoperto che mancavano profumi costosi e rasoi di marche internazionali che avevo portato dall’Arabia Saudita durante il mio pellegrinaggio”.

Tra il saccheggio delle case dei cittadini e la confisca dei gioielli e del denaro delle donne, i soldati israeliani hanno anche condiviso un video sui social media, che li mostrava mentre rubavano le arnie dalla fattoria di un contadino palestinese a Khan Yunis, nel sud di Gaza.

(Foto: Palestinesi si spostano dal campo di Khan Yunis a Rafah il 24 gennaio, sulla base delle istruzioni dell’esercito israeliano).

Traduzione per InfoPal di Edy Meroli

19/2/2024 https://www.infopal.it/

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