Geopolitica dei Mondiali in Qatar, calci alla falsa neutralità del calcio

Qatar, calcio e corruzione

Voci e prove che il voto fosse stato influenzato da corruzione sono stati facili da subito, per poter superare l’agguerrita concorrenza di Stati Uniti, Corea del Sud, Giappone e Australia. Nell’autunno del 2010 alti vertici dell’emirato si mobilitarono in prima persona per assicurare all’allora presidente della Francia Nicolas Sarkozy che avrebbero acquistato a prezzo maggiorato il Paris Saint Germain – club di cui l’imprenditore e suo amico Sébastien Bazin voleva disfarsi – in cambio del supporto garantito da Michel Platini e Sepp Blatter in persona e della maggioranza dei membri del comitato esecutivo della Fifa alla candidatura del Qatar per il 2022. E la denuncia di Nicola Sbetti su Limes è solo un primo assaggio.

Sport strumento (da sempre), ora troppo scopertamente

E scopriamo che nell’ultimo ventennio il governo di Doha ha investito ingenti risorse attraverso la ‘Qatar Sports Investments’ per ospitare grandi eventi sportivi internazionali dal 2004 a oggi. Ma i Mondiali di calcio rappresentano l’evento globale di tutt’altra scala.

Grossa partita e grosso rischio

Nel 2016, sempre sulle pagine di Limes, il giornalista James Dorsey denunciava alcuni ‘limiti strutturali’ del paese: la rissosità interna alla famiglia regnante, le sistematiche violazioni dei diritti umani e soprattutto, come una certa incapacità comunicativa stessero trasformando i Mondiali in un autogol per il Qatar. Queste ipotesi sembrano oggi tutte confermate, anche se la fine la pax arabo-petrolifera raggiunta il gennaio 2021 con Arabia Saudita, Bahrein ed Emirati Arabi Uniti ha quantomeno evitato lo spostamento di sede.

Atleti, spettacolo, soldati e affari

Grazie alle sanzioni alla Russia, le riserve di idrocarburi del Qatar hanno acquisito ulteriore valore e le cancellerie occidentali si sono mostrate disposte al perdono di molti peccati sui diritti umani in cambio di gas. E i Mondiali contribuiscono a facilitare la conclusione di nuovi importanti accordi commerciali e diplomatici, e l’acquisizione di know-how straniero in disparati settori, in particolare in quello della sicurezza. Fra la dozzina di paesi che forniranno a Doha supporto militare e correlato addestramento c’è anche una missione italiana guidata dal Generale Figliuolo (l’alpino delle vaccinazioni Covid), che coinvolgerà 560 soldati.

Report Rai ancora peggio

«Uno dei Mondiali più controversi della storia del calcio». L’investimento di circa 200 miliardi di dollari da parte del piccolo stato del Golfo Persico. L’assegnazione del Mondiale da parte del Comitato Fifa, secondo quanto emerge dalle indagini, si inserirebbe in un disegno dove lo sport e strumento di geopolitica. Ad esempio l’acquisto di armi francesi e il futuro del Paris Saint-Germain. Generoso ‘Fondo Sovrano del Qatar’ che compra il club per il doppio del prezzo di vendita imposto inizialmente dal proprietario Bazin: 64 milioni invece dei 30 richiesti.

Platini e l’allora presidente Fifa, Blatter

Tra i due, denuncia molta stampa, esisteva un tacito accordo sull’assegnazione del Mondiale agli Stati Uniti. Un repentino dietrofront di Platini però, avrebbe rovesciato la corsa tra paesi. Prove concrete sulla corruzione qatariota per ora zero. La sola indagine che parla di pagamenti e favori ai membri del Comitato da parte del Qatar è quella aperta dalla Corte Federale di New York, in cui furono coinvolti 17 dirigenti sportivi tra cui diversi membri dell’esecutivo Fifa. Il ottobre è stato l’emiro Tamīm bin Al Thani in prima persona a denunciare «una campagna senza precedenti […] fatta di calunnie e doppi standard».

Diritti umani e schiavismo

È soprattutto sul piano dei diritti che il prestigio del Qatar è stato messo in discussione. Finita sotto la lente di ingrandimento dei media internazionali la scarsa tutela di una serie di diritti, in particolare quelli dei lavoratori migranti, da sempre bellamente ignorati. La riforma del lavoro, che ha finalmente abolito il sistema semi-schiavistico della kafala (il datore di lavoro che diviene il ‘tutore legale’ del lavoratore immigrato) eha introdotto il salario minimo, è stata tardiva e solo dopo ripetute denunce di Amnesty International e della Organizzazione Internazionale del Lavoro sulle condizioni disumane degli operai, provenienti in particolare dal subcontinente indiano.

Pessimo affare Qatar e Fifa da buttare

Oltre all’immagine del Qatar, questi Mondiali rischiano di compromettere quella della Fifa, la federazione internazionale gioco calcio con l’ex presidente Blatter e il suo il successore Gianni Infantino. L’italo-svizzero, che da qualche mese ha spostato la sua residenza proprio in Qatar, si è rifugiato dietro la retorica del «concentriamoci sul calcio». «Evitare che il calcio venga trascinato in qualsivoglia battaglia ideologica o politica» che è un modo per difendere più la Fifa stessa che il calcio. E sempre funzionale alla strategia politica del paese organizzatore.

Non solo Fifa ma tanta altre codardie

I risvolti politici del Mondiale non riguardano esclusivamente la Fifa o il paese organizzatore, come dimostrano le qualificazioni segnate dall’esclusione della Russia. Molte partite, come Francia-Tunisia o Galles-Inghilterra, offrono spunti geopolitici e identitari. In questo senso però c’è grande attesa soprattutto per la rivincita di Serbia-Svizzera -nazionale quest’ultima dove militano diversi giocatori di origine albanese e kosovara- che si rigioca a quattro anni di distanza da quelle esultanze ‘aquilate’ di Granit Xhaka e Xherdan Shaqiri che tante polemiche sollevarono a Belgrado e a Berna.

Stati Uniti- Iran e l’attivismo politico in campo

Stati Uniti-Iran è invece una sfida che, a seconda della volontà di Washington e Teheran, potrà trasformarsi in un’opportunità di incontro o di scontro diplomatico. Già in un’amichevole contro il Senegal, indossando un giubbotto nero durante l’inno nazionale, i calciatori iraniani avevano solidarizzato con le proteste successive alla morte di Mahsa Amini e, malgrado lo sguardo vigile e la mano repressiva del governo sugli sportivi, non si possono escludere altri gesti analoghi.

L’attivismo politico degli sportivi contribuirà a rendere ancor più complessa e imprevedibile la competizione, uno degli innumerevoli campi in cui si giocano le infinite sfide della politica internazionale dove se non sono armi, sono soldi e spesso corruzione.

21/11/2022 https://www.remocontro.it

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